L’innovazione tecnologica si evolve su linee di sviluppo a volte indipendenti, laddove vi è una specificità molto spinta, ma più spesso su percorsi che presentano delle forti interazioni tra loro dando vita ad aggregazioni in cui, pur mantenendosi le singole identità native, si crea un valore aggiunto ben superiore alla somma delle parti. In questi casi non è concettualmente corretto parlare di mix tecnologico, termine più adatto a individuare un insieme di soluzioni diverse rese cooperanti per il raggiungimento di un dato obiettivo applicativo, quanto di integrazione tecnologica dove le singole parti non solo ricevono valore dalle altre ma anche ne danno, con trasformazioni funzionali che il componente o il sistema nativo non manifestava se non potenzialmente. Questo comporta un cambiamento culturale soprattutto nell’accostarsi ai sistemi complessi, passando dall’approccio analitico, che prevede la suvvisione di un sistema nei suoi componenti costituenti per poi studiarli separatamente, a quello olistico che vede un sistema nella sua totalità, comprensibile solo con metodi fortemente multidisciplinari. In tempi recenti si sono manifestati per la produzione industriale dei nuovi paradigmi che richiedono proprio questa multidisciplinarietà. Ovviamente il riferimento primo è a Industria 4.0, di cui sono ben più noti i vantaggi che si ritiene possa dare che non le modalità pratiche di implementazione dei principi alla base del modello di riferimento. Per affrontare la sfida posta da questo cambiamento culturale è ovviamente indispensabile un impegno personale di studio e indagine, ma a questa base vanno aggiunti anche momenti e occasioni di confronto che possano confermare sia la solidità della propria percezione del cambiamento in atto che la comprensione delle nuove “regole del gioco” e del loro reale livello di applicabilità al proprio contesto aziendale, cercando di superare le rigidità conseguenti gli approcci metodologici che si sono sempre seguiti e che probabilmente occorre rivisitare per cogliere nuove opportunità. Occasioni di confronto e approfondimento non mancano certo, ma vanno scelti con attenzione, e questo non certo per evitare il rischio di “sprecare” il proprio tempo in un impegno che alla fine poco contribuisce ad arricchire la propria esperienza: il vero rischio è quello di una visione parziale e incompleta del cambiamento, quindi sostanzialmente fuorviante e probabilmente causa di un ritardo nell’entrare a pieno titolo nel nuovo che si sta imponendo. La manifestazione MECSPE 2016, che si tiene a marzo a Parma, è nata proprio come evento di confronto e verifica non tanto di singole novità in quanto tali, quanto del complesso del continuo cambiamento nel modo di intendere progettazione e produzione su molteplici fronti. Le occasioni di aggiornamento e approfondimento, e le possibili esperienze di apprendimento, sono evidenziate dai diversi saloni in cui il visitatore potrà confrontarsi con la realtà tecnologica in divenire: Macchine e Utensili, macchine utensili, utensili e attrezzature; Fabbrica Digitale, tecnologie informatiche per la gestione di una fabbrica intelligente; Motek Italy, automazione di fabbrica; Trasmissioni di Potenza, organi di trasmissione meccanica, oleodinamica, pneumatica, controllo del movimento, meccatronica; Logistica, sistemi per la gestione della logistica, macchine e attrezzature; Control Italy, metrologia e controllo qualità; Subfornitura, lavorazioni in conto terzi: lavorazioni materie plastiche, lavorazioni meccaniche, lavorazioni della lamiera; Eurostampi, stampi e stampaggio; 3DPrint Hub, tecnologie additive dalla prototipazione alla produzione. Tra le molte novità da sottolineare in modo particolare spicca il Robot Forum “Assemblaggio”, in anteprima a MECSPE 2016 con esperti del mondo della ricerca applicata, delle associazioni della robotica e dell’assemblaggio, utilizzatori e integratori di sistemi robotizzati.