Solo il 17% delle aziende italiane, ad oggi, ha completato la trasformazione data driven, vedendo i dati ricoprire un ruolo centrale nelle dinamiche di decision-making.
È quanto emerge da una recente ricerca condotta da Denodo, in collaborazione con IKN Italy. La buona notizia è che più di 8 aziende su 10 (83%) hanno comunque confermato che tale percorso rientra nei loro piani di sviluppo.
Dalla ricerca emerge un quadro che mostra una chiara propensione all’adozione di un approccio data driven, ma una generale disomogeneità nei livelli di implementazione.
I driver che spingono le aziende verso la trasformazione sono: un miglioramento complessivo dell’efficienza operativa (41%) e della customer experience (10%). Si aggiunge il rispetto delle norme e dei regolamenti, la riduzione dei rischi e degli errori oltre all’acquisizione di un vantaggio competitivo e al miglioramento del processo di vendita (tutti al 7%).
Tra i principali ostacoli spiccano la dispersione dei dati (35%) e la carenza di una struttura dedicata alla gestione dei dati (21%). Segue l’eccessiva dipendenza dall’IT, che limita la possibilità di un uso Self-Service dei dati (17%). Si segnala inoltre la mancanza di un modello semantico unico, che permetta di attribuire un significato ai dati stessi rendendolo esplicito e consultabile (14%). Da non dimenticare, anche se meno diffuse, le difficoltà riconducibili a una cultura del dato ancora poco orientata alla condivisione (10%).
“La missione di Denodo”, commenta Andrea Zinno, Sales Director & Data Evangelist, raccontando il contributo della sua azienda, “è proprio quella di far sì che gli utenti e le applicazioni siano in grado di accedere immediatamente e facilmente a tutti i dati di cui hanno bisogno, indipendentemente dalla loro localizzazione, dal formato e dalla loro complessità tecnologica, sintattica e semantica per un approccio sempre più basato sui dati.”