Il mondo va veloce e bisogna tenere il passo, per non restare indietro. Sono necessari investimenti in tecnologia e produzioni sostenibili, per operare in modo vincente, sia in ambito nazionale che, soprattutto, internazionale. Un ennesimo supporto, alle imprese italiane, arriva da Simest con la misura “Transizione Digitale ed Ecologica”. La misura finanzia le spese in investimenti digitali e quelle per aumentare la sostenibilità e la competitività sui mercati internazionali.
Le risorse del PNRR per Transizione Digitale ed Ecologica
Nell’ambito del PNRR, alla Missione 1, Componente 2 “Digitalizzazione, Innovazione e competitività del sistema produttivo”, l’Investimento 5 (Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione) prevede la Sub-Misura “Rifinanziamento e Ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da Simest, di titolarità del Maeci, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
La misura “Transizione Digitale ed Ecologica”, che punta sul rafforzamento delle due fondamentali direttrici per una nuova crescita aziendale, era già operativa dal 28 ottobre 2021. Prevedeva un importo massimo finanziabile fino a 300 mila euro. Con il potenziamento dell'inizio di aprile, l’ammontare complessivo richiedibile è salito fino a 1 milione di euro. La condizione è però che non superi il 25% dei ricavi medi degli ultimi due bilanci dell’impresa richiedente.
Se l’impresa ha già presentato una domanda per la misura Transizione Digitale ed Ecologica, potrà comunque partecipare nuovamente alla richiesta di beneficio. Potrà farlo fino al raggiungimento massimo del tetto di un milione di euro (o del 25% dei ricavi).
I beneficiari della misura Transizione Digitale ed Ecologica
Possono fare richiesta di finanziamento le pmi italiane, costituite in forma di società di capitali, attive da almeno due anni - requisito corrispondente al deposito di almeno due bilanci d’esercizio presso il Registro Imprese.
Con le modifiche apportate recentemente, la platea dei beneficiari è stata ampliata anche alle Mid Cap (imprese a media capitalizzazione, come definite dalla BEI), realtà aziendali diverse dalla pmi, con un numero di dipendenti non superiore alle 1.500 unità.
Un altro requisito importante che deve presentare il soggetto beneficiario è una quota di fatturato estero pari almeno al 20% del proprio totale, oppure pari ad almeno il 10% del fatturato aziendale dell’ultimo bilancio depositato. Inoltre, come per ogni misura agevolativa statale (ma non solo) è fondamentale la “buona salute” aziendale. Deve cioè sussistere la mancanza di procedure concorsuali o lo stato di liquidazione.
Ci sono poi alcuni settori (attività specifiche) ai quali è preclusa la possibilità di partecipare. Ci riferiamo alle imprese attive nella produzione ittica e agricola, imprese del manifatturiero afferente alla produzione di carni et similia, e imprese attive nel settore bancario e finanziario.
Finanziamento agevolato e quota a fondo perduto
Il beneficio offerto da Simest prevede un finanziamento con una quota a tasso agevolato, pari allo 0,051%, ovvero il 10% del tasso di riferimento UE (0,51%), in regime “de minimis”.
È poi previsto un co-finanziamento a fondo perduto, dunque una quota gratuita, non restituibile. Questa parte varia in considerazione della sede operativa. Per le imprese del Sud, ovvero quelle che almeno da 6 mesi siano localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, la quota massima del fondo perduto può arrivare fino al 40%. Per le altre imprese, invece, la percentuale non può superare il 25%.
Con riferimento al finanziamento agevolato, invece, la durata massima è pari a 6 anni, di cui 2 di pre-ammortamento (formula 4+2). Il rimborso è previsto in 8 rate semestrali posticipate, a capitale costante, a partire dal termine del periodo di preammortamento.
Le spese ammissibili
Il finanziamento rimborserà le spese per la transizione digitale e quelle per sostenibilità e internazionalizzazione. Nel primo caso dovranno rappresentare almeno il 50% di quelle ammissibili finanziate, nel secondo non più del 50%.
Ma, nel dettaglio, quali sono queste spese? Le prime riguardano:
- l’integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali;
- la realizzazione o l’ammodernamento di modelli organizzativi e gestionali in ottica digitale;
- gli investimenti in attrezzature tecnologiche, programmi informatici e contenuti digitali;
- le consulenze in ambito digitale (i.e. digital manager);
- disaster recovery e business continuity;
- blockchain;
- le spese per investimenti e formazione legate all’industria 4.0.
Le spese per sostenibilità e internazionalizzazione dovranno invece essere destinate:
- ad investimenti sostenibili in Italia;
- all’internazionalizzazione;
- a valutazioni e certificazioni ambientali.
Le garanzie e il rating
Come sappiamo, ogni finanziamento solitamente richiede anche una garanzia. In questo caso specifico, invece, l’impresa richiedente potrà domandare l’esenzione totale dalla prestazione garantistica, sebbene non è detto che le sia concesso, anche in considerazione del plafond disponibile.
In caso di non accoglimento, la garanzia da prestare può assumere la forma autonoma (bancaria o assicurativa), può essere un pegno o di altra tipologia.
C’è poi anche un altro dettaglio da tenere in considerazione, ovvero la classe di rating che Simest assegna al richiedente, ex ante. In base a questa, varia la percentuale di garanzia richiesta, anche funzionalmente alla forma del richiedente. Ad esempio, una pmi, in classe A1, dovrà offrire una garanzia del 20%, mentre per una Mid Cap, sempre in classe A1, la percentuale salirà al 25%.
Transizione Digitale ed Ecologica: quali obblighi?
Tutte le spese dovranno essere sostenute dal momento in cui è reso noto l’esito positivo dell’accoglimento della domanda. Dovranno essere logicamente tracciabili e con tutti i riferimenti alla misura agevolativa. Come per ogni spesa in ambito PNRR, dovranno essere conformi al principio DNSH.
Dopo le verifiche e i controlli, Simest erogherà il beneficio in due successive tranche. La prima, pari al 50% dell’intervento, verrà erogata anticipatamente, mentre la seconda sarà concessa a saldo delle spese ammissibili rendicontate e documentate.
Ci sono poi tutta una serie di spese vietate, di obblighi e di condizioni che potrebbero portare alla revoca del beneficio: i dettagli sono riportati nella normativa specifica.
I termini temporali della misura
Con la recente riforma è cambiato il calendario del timing. Per presentare la domanda bisognerà sempre procedere tramite portale, attivo solo dalle 9:00 alle 19:00, dal lunedì al venerdì. Per operare sarà necessario acquisire il turno, tramite una sorta di “coda”.
Sono invece stati modificati i termini temporali. Fino al 26 aprile 2022 sarà possibile inviare richieste di finanziamento fino a 300 milioni di euro, e tutte le bozze già pendenti, e non inviate, verranno eliminate.
Nella fascia temporale 27 aprile - 2 maggio 2022 si potranno pre-compilare nuove richieste di finanziamento. Dal 3 maggio 2022, poi, sarà possibile inviare le domande di finanziamento, ma non oltre il termine del 10 maggio 2022.