È ufficiale: le modifiche proposte per il nuovo PNRR italiano sono state valutate positivamente anche dal Consiglio europeo, lo scorso 8 dicembre 2023. Dopo il placet della Commissione il 24 novembre 2023. I 27 Ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati membri (il gruppo Ecofin) hanno infatti adottato le decisioni di esecuzione. Hanno approvato le variazioni di ben 13 Piani Nazionali nell’ambito di NextGenerationEU, tra cui quello italiano.
Si può quindi formalmente partire per raggiungere nuovi e vecchi obiettivi, anche perché ora le risorse da investire sono aumentate. E il capitolo REPowerEu va messo a frutto, velocemente. Tuttavia, tra target e milestone, l’interesse della comunità imprenditoriale è tutto focalizzato sulla new entry più allettante. Si tratta della Missione 7, Investimento 13 (M7I13), più comunemente nota come Transizione 5.0. Ma procediamo per gradi.
Le novità, tra investimenti e riforme
Con la nuova Council Implementing Decision (CID), il Consiglio UE ha riavviato la macchina operativa italiana. Il MIMIT, più di tutti, sarà impegnato nel potenziamento del sistema produttivo. Sarà coinvolto nell’attuazione di 16 Misure, con una movimentazione totale di quasi 29 miliardi (28,941). A questi si sommano le risorse previste dal PNC (Piano nazionale degli investimenti complementari). Sono però quattro le principali novità a Palazzo Piacentini.
Partiamo dai tre investimenti, che assieme assorbiranno un terzo delle risorse.
- 2,5 miliardi a supporto del sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e resilienza delle filiere strategiche (M1C2I6).
- 320 milioni di euro a sostegno delle pmi, nei progetti di autoproduzione energetica da fonti rinnovabili (M7I14).
- 6,363 miliardi di euro per Transizione 5.0 (M7I13).
La quarta new entry è la già nota Riforma degli Incentivi, ricondotta all’interno della Missione 1, Componente 2 (Riforma 3, per l’appunto), attraverso l’attuazione della Legge 160/2023, entrata in vigore il 30 novembre 2023. La normativa ha l’obiettivo di revisionare il sistema, in maniera semplice e funzionale, anche grazie all’emanazione di un futuro Codice che possa armonizzare la materia.
Missione 7 Investimento 13, la sigla del futuro: Transizione 5.0
Mentre il MIMIT lavora per emanare le normative che regoleranno il nuovo Piano Transizione 5.0, con la pubblicazione di un Decreto a stretto giro (e successivi atti complementari), cosa possiamo anticipare, con certezza? Già sappiamo che le risorse ammontano a 6,3 miliardi di euro, inferiori (praticamente la metà) rispetto a quanto auspicato inizialmente dal Ministro Urso, ma superiori a quanto poi ci si aspettava.
La somma sarà destinata alle aziende, attraverso lo strumento del credito di imposta per favorire una transizione green (per lo più) e digitale (un po’ meno), restando fedeli ai principi di Transizione 4.0. Il nuovo Piano agevolerà quindi le spese, documentate e ammissibili – come puntualmente elencate nel prossimo Decreto – sostenute dal 1° gennaio 2024 fino al 31 dicembre 2025.
Saranno tre le attività che dovranno risultate connesse alle spese. Le prime due sono rappresentate dagli investimenti in beni strumentali (materiali o immateriali 4.0, con accezione green) e da quelli che favoriranno la realizzazione di autoproduzione e autoconsumo di energia, prodotta da fonti rinnovabili (ad esclusione delle biomasse).
C’è poi la formazione, per la quale il credito di imposta coprirà un ambito applicativo diverso da quello già noto (ex Legge di Bilancio 2022). Saranno infatti agevolate le spese per l’acquisizione (tramite istruzione ad hoc) di nuove competenze in ambito ambientale. Destinatario dell’investimento “intellettuale” sarà il personale dell’impresa beneficiaria.
Cosa cambia da Transizione 4.0 a Transizione 5.0?
Nella confusione generale, qualcuno parla di una passaggio da Transizione 4.0 a 5.0. Questa asserzione rischia di confondere le idee e, soprattutto, di limitarne l’efficacia. Transizione 4.0 ha favorito l’adozione di tecnologie avanzate. Pensiamo al veloce sviluppo, negli ultimi anni, di diversi comparti come quelli dell’AI, IoT, robotica, Cloud Computing e blockchain. E riflettiamo su come sono migliorate l’efficienza e la qualità dei processi, ma anche la stessa competitività delle aziende italiane, a livello europeo.
Con Transizione 5.0 tutto questo non cambierà, perché non ci sarà una sostituzione, bensì una integrazione. Quanto già previsto (e quanto rimane delle “vecchie misure”) non scompare, ma resta. Fino al 2025, infatti, è ancora richiedibile il credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali 4.0, con aliquota al 20% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Va al 10 per quelli oltre i 2,5 milioni di euro e al 5 per la fascia 10-20 milioni di euro.
A queste misure agevolative se ne aggiungono altre, previste da Transizione 5.0. Si punta sugli aspetti green, per passare da un modello di sviluppo lineare – con l’utilizzo dei combustibili fossili – a uno che si basa su fonti rinnovabili, con le 3R in prima linea (riciclo, riuso e rigenerazione delle risorse). Si tende quindi a perfezionare il modello circolare per la sostenibilità produttiva, con il rispetto dell’ambiente.
Qualche dubbio, e una sola certezza
In attesa di conoscere ulteriori dettagli, ci sono ancora diversi nodi da sciogliere e domande alle quali solo il Decreto saprà rispondere. Pensiamo, ad esempio, agli investimenti in autoproduzione e autoconsumo di energia, per i quali è necessario che i progetti rendano risultati certi, in termini di efficienza energetica. Come si documenta tutto ciò?
È infatti prevista una premialità connessa al miglioramento conseguito, con aliquote – al momento di numero imprecisato – funzionali al risparmio energetico e alla riduzione del consumo finale di energia (fattispecie, entrambe, in fase di definizione). Anche in questo caso servono “prove”. Si parla di certificazioni, che potrebbero essere due (ex ante ed ex post), per attestare e quantificare effettivamente la modifica. Vedremo.
Tra i vari dubbi, una cosa però è chiara. Se l’Europa ha intrapreso un percorso delineato per realizzare le transizioni gemelle, e se il Piano 4.0 ha offerto importanti stimoli alla crescita digitale, Transizione 5.0 è evidentemente destinata a velocizzare il percorso green-oriented delle aziende. Questa nuova direzione può piacere o meno, ma è probabilmente necessaria, perché si sta procedendo a diverse velocità. È forse giunto il momento di spingere forte sull’acceleratore della sostenibilità ambientale.