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Transizione 4.0: addio al credito d’imposta per i beni immateriali?

Con due forti modifiche significative che destabilizzano i progetti aziendali, il Piano Transizione 4.0 potrebbe uscire particolarmente penalizzato dall’approvazione della Legge di Bilancio 2025.

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Marianna Capasso

Quando pensavamo che tutto il nostro interesse sulla nuova Legge di Bilancio ruotasse attorno a Transizione 5.0, ci sbagliavamo. Le novità non erano finite. Potrebbero (il condizionale è sempre d’uopo) arrivare sorprese anche dal precedente Piano. Come confermato da un emendamento al disegno di Legge di bilancio, approvato dalla Commissione Bilancio.

Eppure, meno di un mese fa, sembrava che fossero in arrivo semplificazioni e importanti novità per il Piano Transizione 4.0. E un interessante incremento delle risorse, pari a 4.690 milioni, direttamente dal Decreto fiscale. L’aumento sarebbe stato destinato al credito d’imposta riconosciuto sugli investimenti in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali. E poi cos’è successo?

Il Piano Transizione 4.0 nel 2024: un successo inaspettato

Nel 2023 gli investimenti in Transizione 4.0 si erano contratti. Le imprese attendevano le novità del nuovo Piano in arrivo (quello 5.0). Ma le lungaggini temporali avevano riportato l’interesse verso la “vecchia” misura agevolativa. Forse anche troppo, tanto da far registrare un utilizzo superiore rispetto allo stanziamento previsto.

Ma poi qualcosa è andato storto. O per il verso giusto, dipende dai punti di vista. Con il placet della Commissione europea, il Governo ha potuto (ri)mettere mano al Piano Transizione 5.0. E ha presentato il suo emendamento al disegno di Legge di Bilancio. Una modifica effettivamente interessante che potrebbe finalmente ridare slancio all’agevolazione green oriented.

Le modifiche che disequilibrano il Piano Transizione 4.0

Di contro, è stato sacrificato fortemente il Piano Transizione 4.0. Con due gravi modifiche che disequilibrano tutti i progetti delle imprese. La prima riguarda gli “intengibles”, gli investimenti in beni immateriali. La attuale normativa (perché, di fatto, fino alla pubblicazione della Legge di Bilancio resta quella la vigente) prevede percentuali ben definite.

Ovvero: per le spese effettuate dal primo gennaio 2025, l’aliquota sarebbe pari al 10% (in calo rispetto al precedente 15). Con il limite massimo di costi ammissibili pari a un milione di euro. Da gennaio, invece, potrebbe cambiare radicalmente tutto. L’incentivo sui beni immateriali potrebbe essere eliminato. In toto.

Un’altra novità riguarda i beni strumentali materiali. Fino all’approvazione della Legge di Bilancio la disciplina stabilisce un credito d’imposta riconosciuto nella misura del 20% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Che scende al 10%, per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni. E ancora, giù al 5% per gli investimenti non superiori a 20 milioni di euro.

Il nuovo possibile scenario per Transizione 4.0

Cosa potrebbe cambiare da gennaio 2025? La copertura delle risorse per gli investimenti in beni materiali. Non sono toccate aliquote, tempistiche e coda temporale al 30 giugno 2026. Ma viene imposto un limite di spesa complessivo di 2,2 miliardi di euro. Un budget che, sicuramente, non coprirà le richieste dell’intero anno.

Da questo “strozzamento” sono però esentate le imprese per le quali l’ordine risulti già accettato dal venditore (al 31 dicembre 2024), con il contestuale versamento dell’acconto, pari ad almeno il 20% del costo. Per le altre, invece, quali rischi ci sono? Ebbene, tutto potrebbe somigliare a un click day. Considerando il budget limitato, ci saranno tempi stretti di azione.

Le imprese, ricordiamolo, sono tenute ad inviare al MIMIT una comunicazione riportante l’ammontare delle spese sostenute e il credito maturato. Con la novità dei 2,2 miliardi, il Ministero terrà conto dell’ordine cronologico di ricezione delle comunicazioni. Una volta arrivati al limite delle risorse, la misura verrà sospesa.

L’epilogo del Piano Transizione 4.0: un giusto sacrificio?

Un epilogo così triste che, forse, di peggio non si poteva fare. Più che altro perché, proprio negli ultimi mesi, il Piano Transizione 4.0 aveva riacquistato vigore, con un crescente interesse da parte delle aziende. E aveva fatto sperare che, tutto sommato, l’Italia potesse ancora puntare all’innovazione.

L’eliminazione degli incentivi su software & Co. rallenterà indubbiamente l’adozione di tecnologie digitali. Con un danno diretto soprattutto per le micro e pmi, colonna portante del sistema economico italiano. Ma forse questo sacrificio potrebbe rivelarsi essenziale per il conseguimento dei target green? Ora non resta altro da fare che puntare (seriamente) tutto sull’efficientamento energetico.

Le risorse dovranno convergere verso un unico obiettivo. Speriamo solo che, dopo questa ennesima delusione per le imprese, il “nuovo” Piano Transizione 5.0 del 2025 decolli. E in alto. Le premesse ci sono e il restyling sembra positivo. Staremo a vedere.

Transizione 4.0: addio al credito d’imposta per i beni immateriali? - Ultima modifica: 2024-12-19T15:51:39+01:00 da Marianna Capasso