La crescente necessità di robot nelle attività sociali, in ambienti non strutturati, a contatto con gli esseri umani, sta aprendo nuovi scenari che puntano a superare la struttura rigida dei robot, a favore dell’introduzione di parti robotiche “morbide”, facilmente malleabili, capaci di adattarsi a vari contesti.
Da qui si sviluppa la Soft Robotics che, stando a una definizione dell’Istituto di Biorobotica della Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna, è un campo interdisciplinare che si occupa di robot costruiti con materiali morbidi e deformabili, in grado di interagire con gli esseri umani e l’ambiente circostante.
La Soft Robotics non è solo una nuova frontiera dello sviluppo tecnologico, ma un nuovo modo di avvicinarsi alla robotica scardinando le convenzioni e sfruttando un potenziale tutto nuovo per la produzione di una nuova generazione di robot capaci di sostenere l’uomo in ambienti naturali. Il riferimento alla biorobotica non è casuale in quanto i Soft Robot sono spesso, anche se non necessariamente, bio-inspired.
Più precisamente la biorobotica è da considerarsi come quella branca della robotica il cui obiettivo è sviluppare macchine e dispositivi intelligenti ispirati alla natura e ai principi che la regolano, quindi replicare il meccanismo biologico di funzionamento di alcuni esseri viventi, uomo compreso, per sfruttarne le caratteristiche a fini pratici che per ora sono particolarmente significativi nel settore ambientale e in quello medico-riabilitativo, con protesi robotiche ed esoscheletri. Leggi di più su Automazione Integrata
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