I dati presentati da Anitec, l’Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo e Invitalia confermano che gli investimenti in R&S, i brevetti, i fondi per le start up e le infrastrutture digitali sono ancora insufficienti: in Italia si investe poco più dell’1% del Pil in R&S, contro quasi il 3% della Germania.
Nel 2015 l’Italia con l’1,33% del Pil si collocava al 4° posto in Europa dopo Germania (quasi 3%), Francia (poco oltre il 2%) e Regno Unito (poco oltre l’1,5%) per spesa in Ricerca e Sviluppo. Quanto ai brevetti, in Italia nel 2016 sono stati 4.166 (registrando il secondo maggiore incremento in Europa, con il 4,5%), contro 5.142 del Regno Unito, 6.889 dei Paesi Bassi, 7.293 della Svizzera, 10.486 della Francia e ben 25.086 della Germania. Nel 2016 il settore Digital Communications in Italia ha comunque visto un incremento nell’attività brevettuale di oltre il 17%. Guardando più in generale la situazione sulla digitalizzazione del nostro Paese, l’indice Desi ((Digital Economy and Society Index) testimonia di un processo ancora in fase arretrata (Italia al 25° posto della classifica europea); il posizionamento dell’indice in Dtei ci pone tuttavia al 16° posto a testimonianza del riconoscimento comunque della presenza dei fattori abilitanti alla trasformazione digitale.
In parallelo l’Italia dà all’Europa più di quanto riceve in finanziamenti: il nostro Paese contribuisce al bilancio Ue per oltre 14,23 miliardi di euro, ma ne riceve in finanziamenti 12,34 miliardi (dei quali solo l’8,59% per R&S, contro il 21,31% del Regno Unito, il 17,37% della Germania e una media Ue del 10%).
Quindi è di tutta evidenza la necessità di migliorare le condizioni per garantire gli investimenti nella trasformazione digitale e nelle attività di ricerca e sviluppo.