Aprile è stato un mese movimentato, per il PNRR, e maggio non sarà da meno. L’approvazione della terza rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pari a 19 miliardi di euro, ha lasciato l’Italia con il fiato sospeso, perché la Commissione ha più volte prorogato l’iter valutativo, in considerazione di alcune criticità emerse.
Il termine per la risposta di Bruxelles era il 30 aprile 2023 ma, ancora oggi, c’è poca chiarezza sull’effettivo placet, sebbene non ci siano dubbi sull’approvazione, come a più riprese comunicato dall’alto. In questi giorni, poi, è in atto anche un confronto con la Commissione, per rimodulare alcuni investimenti del II semestre 2023.
Pertanto, mentre le Parti discutono sui dettagli, con l’intervento di possibili correzioni, l’Italia dovrebbe iniziare a concentrarsi seriamente sulla nuova scadenza del 30 giugno 2023, data entro la quale andranno centrati i prossimi 27 (al netto di correzioni) obiettivi.
Le risorse del PNRR e i dubbi sulla terza rata
L’approvazione della terza rata ha assunto un significato molto importante per il Paese, considerando le vicende politiche del II semestre 2022. Il nuovo Governo si è insediato trovando 29 risultati già avviati, di cui 25 conseguiti. In meno di tre mesi, quindi, avrebbe dovuto realizzarne ulteriori 30.
Il 28 dicembre 2022, il Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR ha annunciato, tra lo stupore di alcuni, il raggiungimento dei 55 risultati, ammettendo comunque una serie di criticità.
Il 30 dicembre 2022 è partita la richiesta per la terza tranche di pagamento, mentre veniva messo in dubbio (dai più critici) il raggiungimento di 14 scadenze su 55: non erano state infatti pubblicate le documentazioni ufficiali e i decreti attuativi connessi. Alcune assegnazioni di bandi e graduatorie, poi, non risultavano ancora ufficializzate.
L’approvazione delle risorse relative al II semestre 2022 sarebbe dovuta arrivare entro i successivi due mesi, ma non è stato così. L’accertamento di Bruxelles ha infatti subìto ben due proroghe (30 giorni più ulteriori 30), a causa delle valutazioni congiunte delle due Parti, considerando alcune complessità sopravvenute.
PNRR, criticità passate e nuovi obiettivi
In relazione ai target del II semestre 2022, Bruxelles ha opposto al Governo italiano tre fattispecie, ritenute non accettabili: i piani urbani integrati con gli stadi di Firenze e Venezia, le concessioni portuali e il teleriscaldamento. Tuttavia, con una risposta concreta dell’Esecutivo (tra documentazioni, decreti ministeriali e promesse di bandi ad hoc), la Commissione avrebbe concesso fiducia all’Italia. O, per lo meno, così sembra, perché manca l’ufficialità.
Non è comunque la prima volta che un pagamento subisce il valzer delle contrattazioni: è avvenuto anche in altri Stati Membri e, questa volta, è toccato all’Italia. Probabilmente nel caso del Bel Paese le tensioni erano maggiormente tangibili in considerazione di tempi molto stretti, per le scadenze; forse, per questo, non tutto sarebbe stato fatto alla perfezione? Ma, tant’è: la terza tranche dovrebbe arrivare.
Il problema, ora, è rispettare i tempi per l’appuntamento del 30 giugno. Nel 2023 sono quasi 100 i risultati da raggiungere e, per la fine del I semestre in corso, bisognerà centrare 27 obiettivi, da cui dipenderà l’erogazione della quarta tranche, pari a 16 miliardi, al netto del prefinanziamento (ovvero, 18,4 complessivi).
Le proposte di modifica al PNRR
In realtà, il problema principale che dovrà affrontare il Governo, in questi prossimi due mesi, non è tanto relativo al quantum ma al qualis: sono cambiate le esigenze del Paese, dal 2020 ad oggi, e andrebbero modificati anche gli obiettivi intermedi, senza logicamente stravolgere quelli finali.
L’esempio più lampante riguarda i bandi sulla sperimentazione dell’idrogeno nei mezzi di trasporto pubblico, con domande inferiori alla disponibilità finanziaria. In casi come questi si rischia di non raggiungere il target per motivazioni certamente indipendenti dalla capacità governativa bensì connesse alle esigenze (e caratteristiche) del sistema imprenditoriale. Un ulteriore obiettivo in fase di rimodulazione è quello relativo agli asili nido e scuole dell’infanzia, così come il progetto Cinecittà.
Bruxelles non dovrebbe opporre alcuna resistenza ad una richiesta di modifica, considerando che l’Italia non sarebbe il primo Paese a cambiare la struttura del Piano, ma seguirebbe l’esempio di Germania, Lussemburgo e Finlandia.
Lo scenario futuro e i possibili incentivi Industria 4.0
Intanto si va delineando sempre più dettagliatamente il quadro degli investimenti afferenti al capitolo REPowerEU, da inserire nel PNRR, per finanziare investimenti e riforme chiave che dovrebbero contribuire al conseguimento degli obiettivi energetici e green.
Considerando quindi il nuovo scenario energetico, e appurata la già annunciata impossibilità di realizzare specifiche opere, si potrebbe decidere di rivedere le cifre e anche i target del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E, soprattutto, potrebbero essere introdotte nuove agevolazioni a sostegno delle imprese e degli investimenti green. Dunque, potrebbe essere l’occasione giusta per un ritorno degli incentivi 4.0.
Intanto, nel fermento generale, le istituzioni sembrano ottimiste, attendendosi grandi cose dalla Legge di conversione del D.L. PNRR, con la nuova governance e le politiche sulla semplificazione.
Per fine maggio, invece, dovrà essere presentata la relazione semestrale per la valutazione complessiva e documentata del PNRR, riportante lo stato di avanzamento. E, in estate, poi, si penserà al resto, considerando che il II semestre 2023 risulterà ancora più impegnativo del primo, con 69 obiettivi per la quarta tranche da 20,7 miliardi (18 netti).