Nelle ultime settimane l’attenzione è stata concentrata prettamente sulla Legge di Bilancio, fondamentale per la ripartenza del Paese, nel 2023, e promotrice di investimenti e sostegno diretto alle imprese. Si temeva che la manovra di fine anno non fosse approvata e che quindi il ritardo potesse far scattare un esercizio provvisorio.
Allo stesso tempo, però, c’era anche un’altra scadenza da rispettare, forse addirittura più importante, perché dal rispetto dei termini sarebbe dipeso il finanziamento proveniente da Bruxelles. Entro il 31 dicembre 2022, infatti, l’Italia doveva raggiungere i 55 risultati in ambito PNRR, per il II semestre dell’anno.
Nel dettaglio, si trattava di 39 traguardi e 16 obiettivi, ovvero 32 risultati relativi a investimenti e 23 a riforme. Dal raggiungimento di questi dipendeva la rata, erogata dall’UE, pari a 21,8 miliardi di euro, di cui 19 al netto del prefinanziamento di agosto 2021.
A conti fatti, rispetto a quanto richiesto entro il 30 giugno 2022, il numero dei risultati era decisamente aumentato. Ciò conferma il fatto che si sta entrando sempre più nel pieno avanzamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Cosa è successo, allora?
PNRR: i 55 risultati del secondo semestre 2022
A settembre 2022, in piena realizzazione dei 55 risultati, le elezioni e il nuovo Governo hanno destato particolare preoccupazione. Riprendere un discorso di continuità con quanto già fatto dal precedente Esecutivo, in ambito PNRR, non era impossibile. Eppure, di fatto, avrebbe comportato un allungamento dei tempi, con il timore di non riuscire a rispettare le scadenze.
Il Governo uscente ha concluso i progetti in fieri, disbrigando una serie di affari “nell’attuazione legislativa, regolamentare e amministrativa” del PNRR, attraverso il varo di diversi Decreti, con uno spazio di manovra extra, per realizzare gli impegni presi con Bruxelles.
In particolare, a metà settembre risultavano già conseguiti e confermati 9 obiettivi - tra cui l’Istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza (M1C1-5). Per fine ottobre si attendevano altri 20 risultati, tra cui l’ecosistema cybersecurity (M1C1-6), l’aggiudicazione degli appalti Green community (M2, C1-20) e i cinque interventi per migliorare le strutture di sicurezza cibernetica (M1, C1-9).
Il nuovo Governo, quindi, si è trovato con 29 risultati già avviati, di cui 25 conseguiti: ne restavano dunque 30, in meno di tre mesi.
Il raggiungimento di target e milestone, e la richiesta di pagamento
Il 28 dicembre 2022, il Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR ha annunciato il raggiungimento dei 55 risultati per il II semestre 2022. Il merito, secondo le fonti istituzionali, va anche al dialogo costruttivo attivato con Bruxelles, alla luce del delicato momento politico italiano. E questo è sicuramente un dettaglio importante.
Sono state comunque ammesse alcune criticità per il raggiungimento di specifici obiettivi. Di fatto, l’Italia ha inviato all’Unione Europea la terza richiesta di pagamento. Nel dettaglio, il nuovo Governo ha adottato 2 decreti legislativi, 12 decreti ministeriali, 3 interventi normativi in Legge di Bilancio.
In particolare si attendeva la famosa riforma del processo civile e penale e della disciplina in materia di insolvenza. Inoltre, entro dicembre 2022 andava adottata anche la Legge annuale sulla concorrenza per l’anno 2021, con una serie di Decreti legislativi attuativi del PNRR.
C’erano poi tutti i risultati da raggiungere in tema di infrastrutture (porti, ferrovie, investimenti urbani), ma anche le questioni di inclusione sociale, energia, ambiente e transizione digitale.
Gli obiettivi per la transizione digitale
Anche per la transizione digitale risultano ufficialmente raggiunti i risultati per il 2022. Sono stati realizzati progetti importanti, tra cui la creazione del Polo Strategico Nazionale (PSN), l’istituzione della società pubblica 3I - per la gestione di software e servizi informatici a supporto di Inps, Inail e Istat - e della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND.
Con la PDND, attraverso un sistema che abilita e alimenta lo scambio di informazioni tra le diverse PA, sarà possibile lo scambio di dati e l’interoperabilità dei sistemi informativi. In questo modo, in un futuro prossimo, sarà più semplice attuare la procedura “once only”, per inserire una sola volta i dati, fruibili da tutte le amministrazioni pubbliche.
Uno dei più importanti risultati in ambito digitale è la messa in funzione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), dopo l’istituzione nel I semestre del 2022. Sono infatti partiti i primi laboratori di screening e certificazione, con i fondi del PNRR. Interessanti novità sono previste anche nella nuova Legge di Bilancio.
Anno 2023: quasi 100 i risultati da raggiungere
Al momento, quindi, si parte con i nuovi traguardi e obiettivi per il 2023. In attesa della Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, è al varo (entro fine gennaio) un Decreto finalizzato alla modifica della governance in ambito PNRR, per rendere i procedimenti più veloci, accelerando la spesa dei fondi.
Inoltre, nelle prossime settimane (o mesi), potrebbe rendersi necessario un aggiornamento del Piano, in considerazione del rincaro energetico. Al momento è tutto in fieri. La Cabina di Regia continua a lavorare incessantemente, puntando ora alla nuova scadenza, prevista per il 30 giugno 2023.
Entro questa data sono da raggiungere 27 risultati. In particolare, per ricevere la quarta rata del finanziamento, pari a 18,4 miliardi (16 al netto del prefinanziamento), entro fine marzo l’Italia dovrà centrare 12 target ed entro fine giugno ulteriori 15. Nel II semestre 2023, invece, il numero salirà a 69, a fronte di 20,7 miliardi (18, netti). Un impegno non da poco.
Tutti i rumors sul PNRR: dallo switch di risorse…
In tutto ciò, tra scadenze e allineamenti, l’Italia deve affrontare anche il finanziamento del capitolo REPowerEU, il Piano presentato dalla Commissione Europea – di seguito alla crisi causata dalla guerra in Ucraina – per il risparmio energetico, la produzione di energia pulita e la diversificazione dell’approvvigionamento.
Potrebbero quindi servire ulteriori risorse, oltre ai quasi 9 miliardi già destinati. Si parla, allora, di un possibile “switch” tra alcune risorse per “opere irrealizzabili” nel PNRR e i fondi per la questione energetica. Alcuni target e milestone, infatti, a due anni di distanza, appaiono irraggiungibili o anche superati rispetto alle passate esigenze. Si pensi, ad esempio, alla sperimentazione dell’idrogeno verde nei trasporti.
È in corso una trattativa tra il Ministro competente, Raffaele Fitto, e l’UE, per una ridefinizione dell’assetto del Piano, con una possibile modifica di alcuni contenuti e un riallineamento temporale dei target. Al momento, però, non c’è ancora nulla di ufficiale.
…agli altri “pericolosi” dubbi
C’è poi un altro aspetto valutativo, sulle sorti del PNRR. Sebbene la notizia del raggiungimento dei risultati, per il II semestre del 2022, arrivi da fonti governative e ministeriali, e a Bruxelles sia stata presentata la domanda per il finanziamento, in attesa della risposta ufficiale da parte della Commissione si teme un diniego delle risorse. Perché?
Si parla, infatti, di un mancato raggiungimento di ben 14 scadenze (su 55). Più precisamente, non sono, al momento, rese note alcune documentazioni ufficiali sui target. Non sono stati pubblicati specifici decreti attuativi in relazione ad atti normativi realizzati. Inoltre, risultano incomplete alcune assegnazioni di bandi e graduatorie non ancora ufficializzate.
Potrebbe essere una svista o un semplice rinvio operativo? In attesa che la Commissione verifichi la posizione dell’Italia – e che magari, in ritardo, vengano pubblicati i documenti al momento “incriminati”, quelli che cioè mancano e che fanno temere il peggio – a livello internazionale il Bel Paese è sicuramente riuscito nel suo intento.
Questo vuol dire che, con i risultati 2022 per il PNRR e con la Legge di Bilancio 2023, l’immagine nazionale non è stata compromessa. E questo è un dettaglio non solo fine a se stesso – per una vanagloria che lascia il tempo che trova – ma che influisce sulla reputazione globale e sul rating Paese, orientando gli equilibri commerciali ed economici.