La manifattura italiana non si ferma. Anzi torna a incontrarsi in occasione della 20ª edizione di MECSPE e per la nuova edizione di METEF, organizzate da Senaf.
Durante il convegno inaugurale Stefano Cattorini, Direttore generale del Competence Center BI-REX, ha presentato i dati elaborati dall'Osservatorio MECSPE. Oggetto della ricerca il primo quadrimestre 2022 dell’industria manifatturiera italiana.
Nei primi mesi del 2022, l’aumento dei costi dell’energia e dei prezzi delle materie prime ha avuto un impatto da medio ad alto per l’88% delle pmi manifatturiere.
Finora questa situazione sembra non aver influito in modo importante sul fatturato del I quadrimestre, stabile o in crescita per quasi otto imprenditori su dieci rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Luci e ombre
Il portafoglio ordini risulta addirittura migliore dello scorso quadrimestre (il 78% lo ritiene adeguato). Lo stesso vale per il livello di soddisfazione relativo dell'attuale andamento dell’azienda, positivo per il 63%.
Al contrario, i principali effetti riguardano l’aumento dei prezzi del prodotto finito e i ritardi nelle consegne. Oltre ad aver minato in parte il livello di fiducia sul mercato in generale (39% vs 48% di inizio anno). Soprattutto sullo scenario economico internazionale, crollato dal 35% al 17%.
Prospettive (tendenzialmente) rosee
Le prospettive per il futuro nei mesi scorsi erano più rosee. Tuttavia sono ancora tendenzialmente positive. Il fatturato previsto a fine anno è stabile o in crescita per l’80% delle imprese. Anche se in calo rispetto alle previsioni di inizio anno (-9 p.p.).
Stesso discorso per l’andamento generale del mercato nei prossimi tre anni. Solo un quinto prevede un calo. Si tratta di imprenditori che continuano a puntare sulla crescita già nei prossimi due anni (71%).
In genere programmano un aumento dimensionale oppure un ampliamento della produzione in nuovi settori o l’internazionalizzazione. Quasi un quarto sta anche valutando entro i prossimi due anni operazioni di M&A (acquisizioni e/o fusioni).
La sfida delle competenze
Per fare tutto questo sono necessarie determinate competenze e capacità al fine di avviare un importante percorso di trasformazione digitale. Anche in vista della spinta che il PNRR potrebbe dare all’economia del Paese.
Oltre la metà degli imprenditori ritiene che il bagaglio di competenze del personale sia in linea con le esigenze di crescita dell’azienda. In particolare il 59% ha già formato o assunto personale con formazione adeguata a fare fronte alla trasformazione 4.0 in azienda.
Un dato tendenzialmente positivo ma con ampi margini di miglioramento. Ed è proprio sulla formazione che i Competence Center possono fornire un supporto prezioso per la crescita del comparto. Anche se ad oggi sono ancora poco sfruttati dalle imprese (solo dal 5%).
I prossimi investimenti in programma
Sempre con uno sguardo alla crescita digitale, trainata specialmente dal 42% delle pmi, quali sono i principali investimenti in ambito tecnologico previsti per il 2022?
Si registrano soprattutto quelli in sicurezza informatica (43%), nonostante solo il 18% dichiari di avere effettivamente già subito un cyber attacco ai propri sistemi, la robotica collaborativa (26%) e il cloud computing.
Toccando il tema del momento, ovvero l’impatto dell’industria sull’ambiente, quattro aziende su dieci si dichiarano sostenibili.
In generale le pmi prestano grande attenzione all’uso di dispositivi a basso consumo energetico (58%), all’uso di macchinari efficienti e di nuova generazione (43%) e al riutilizzo di materiali di scarto in un’ottica di economia circolare (28%).