Per modernizzare il settore produttivo italiano, supportando le realtà imprenditoriali, il Ministero delle imprese del Made in Italy promuove, da anni, un intervento agevolativo per l’acquisto e il leasing di macchinari e strumentazione tecniche. Si tratta della Legge Sabatini, caposaldo dello scenario italiano in tema di benefici alle aziende.
Nel corso del tempo la normativa ha subito una serie di modifiche, adeguandosi anche alla nuova produttività italiana, sempre più orientata verso un percorso di transizione digitale e ambientale. Proprio a tal proposito, dal 1° gennaio 2023 ci sono interessanti novità.
Le aziende che acquisteranno (o che hanno acquistato) strumenti e tecnologie di ultima generazione – quindi meno inquinanti e rispettosi dell’ambiente – potranno richiedere un contributo maggiorato del 30% rispetto alla percentuale base, a condizione che presentino specifici requisiti e idonee certificazioni.
Questa maggiorazione, fino a fine 2022, era prevista solo per i Beni 4.0. Dal 1° gennaio 2023, invece, ci sono interessanti novità per gli investimenti green, ma non solo. Vediamo quali.
La Nuova Sabatini (o misura Beni Strumentali): cos’è e a chi si rivolge
Partiamo dall’inizio: cos’è la Nuova Sabatini? Si tratta di una agevolazione, gestita finanziariamente e tecnicamente dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che facilita l’accesso al credito delle imprese, accrescendo la competitività del sistema produttivo italiano.
È una misura a sostegno degli investimenti e, più precisamente, un supporto per poter acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, ma anche hardware, software e tecnologie digitali.
I destinatari dell’agevolazione sono le micro, piccole e medie imprese (mPmi), che presentano specifici requisiti, tra cui la regolarità costitutiva e l’iscrizione nel Registro delle Imprese, il pieno e libero esercizio dei propri diritti, l’assenza di procedure concorsuali e uno “status” sano (senza liquidazioni et similia, o anche problematiche in fieri con altri soggetti pubblici).
Dunque, i destinatari non dovranno risultare “imprese in difficoltà”, secondo la normativa europea, e dovranno avere una sede legale (oppure operativa, nel caso di imprese estere) su territorio nazionale. Infine, le imprese potranno appartenere a tutti i settori produttivi, ad eccezione di quello inerente alle attività finanziarie e assicurative.
La misura agevolativa del contributo in conto interessi
L’agevolazione consiste nella concessione, da parte di specifiche banche e intermediari di finanziamenti ad hoc (fino al 100%) per gli investimenti previsti dalla Legge.
Il finanziamento potrà a sua volta essere assistito, per un massimo dell’80%, dalla garanzia del “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” (istituito dall’art. 2, comma 100, lettera a, della Legge n. 662/96): non potrà superare i 5 anni, e dovrà avere un importo compreso tra i 20mila euro e i 4 milioni, totalmente utilizzati per coprire gli investimenti de quibus.
L’agevolazione del Ministero consiste, quindi, in un contributo in conto interessi che varia a seconda dei beni, con percentuali così strutturate:
- 2,75% per gli investimenti ordinari;
- 3,575% per gli investimenti 4.0.
La riforma in atto riguarda proprio questa ultima percentuale, che sarà applicata non solamente ai Beni 4.0 ma anche a tutti gli investimenti green, per le domande presentate a partire dal 1° gennaio 2023.
Gli interventi normativi: la Circolare Direttoriale n. 410823...
In ordine temporale, le novità relative alla riforma della Nuova Sabatini Green arrivano, in prima battuta, dalla Circolare Direttoriale MIMIT, del 6 dicembre 2022, n. 410823. Questa, oltre a modificare alcuni specifici dettagli, chiarisce termini e modalità per presentare le domande, riportando le istruzioni necessarie per una corretta attuazione dell’intervento.
La Circolare introduce un beneficio per gli investimenti green, ovvero quelli connessi a macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, a basso impatto ambientale, nell’ambito di “programmi finalizzati a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi”. I beni green sono quindi strumenti di ultima generazione, con classe energetica (minima) A, a basse emissioni di CO2: l’utilizzo di questi migliorerà gli standard in tema di sostenibilità.
L’agevolazione consisterà in un contributo agli interessi del 3,575%, a condizione che il beneficiario sia in possesso di una idonea certificazione ambientale di processo o di prodotto, riconosciuta a livello europeo – o anche di una idonea autodichiarazione ambientale, rilasciata da produttori, importatori o distributori dei beni.
Un’altra novità riguarda il plafond dei 4 milioni di euro, considerato tetto massimo dei finanziamenti richiedibili da ciascuna impresa: con le nuove disposizioni, le domande di agevolazione presentate successivamente, dalla stessa impresa, potranno anche complessivamente superare il tetto (conteggiando dall’inizio) perché, dal totale, verrà decurtato un importo pari al quantum già scaduto (e restituito).
… e la Legge di Bilancio 2023
La vera svolta arriva però dalla Legge di Bilancio 2023: qualsiasi riforma, anche la migliore, non sarebbe applicabile qualora mancassero i fondi. Era quindi fondamentale che la misura fosse rifinanziata, considerando che a fine dicembre 2022 risultava disponibile circa il 10% dell’intero iniziale ammontare (4,2 miliardi), ovvero una quota inferiore a 500 milioni di euro.
A questi, quindi, si aggiungono ulteriori 150 milioni, di cui 30 per il 2023 e 40 per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026. Sempre nella Legge di Bilancio, è prevista una proroga del termine, per la conclusione degli investimenti, finanziati nell’arco temporale 1° gennaio 2022 - 30 giugno 2023. Sono quindi concessi ulteriori 180 giorni, per un totale di 18 mesi.
Qui, un approfondimento sulla Legge di Bilancio 2023, con le principali misure per le imprese.