Nelle cinque giornate di Milano dedicate al "digitale" in tutte le sue declinazioni, è stata presentata ufficialmente a Palazzo Giureconsulti la diciottesima edizione di Mecspe, la manifestazione della manifattura 4.0 promossa da Senaf, in programma dal 28 al 30 marzo prossimi, a Parma.
All'evento, nel corso del quale non sono mancati gli approfondimenti su formazione, tecnologie e impresa del futuro - negli interventi di Ivo Nardella, AD di Gruppo Tecniche Nuove, Maruska Sabato, Project Manager fiera Mecspe e Michele Rossi, direttore tecnico delle iniziative speciali della fiera - sono stati presentati anche i dati sul recepimento delle nuove tecnologie digitali da parte delle pmi lombarde, contenuti nell'Osservatorio Mecspe sulle pmi lombarde, illustrato da Claudia Norscini, PhD, AI researcher dell'Università Politecnica delle Marche.
A portare poi la testimonianza concreta del loro digital journey sono intervenuti alla conferenza anche i responsabili dei quattro lighthouse plant di Abb Italia, Ansaldo Energia, Hitachi Rail Italy e Tenova/Ori Martin, che saranno presenti in Mecspe nell'area "Tunnel dell'Innovazione", introdotti da Flavio Tonelli del Cluster Fabbrica Intelligente, e affiancati dal prof. Giuseppe Padula, Expert progetti di Digital Manufacturing per la Commissione Europea.
Pmi lombarde e digitalizzazione: a che punto siamo
Intelligenza artificiale, realtà aumentata e realtà virtuale sono ritenute dal 43% delle pmi manifatturiere della Lombardia, le tecnologie che potranno cambiare il modo di lavorare in futuro, portando addirittura alla nascita di team di lavoro misti, composti da uomini, donne e tecnologie intelligenti.
Questo 43% di pmi è anche quello che già ha adottato o intende introdurre entro il 2019 tecnologie e processi innovativi tra cui rientrano anche la sicurezza informatica, il Cloud Computing, la robotica collaborativa e l’Internet of Things.
Secondo l’ultimo Osservatorio Mecspe focus Lombardia, relativo al secondo semestre del 2018, otto aziende su 10 credono nella propria trasformazione digitale avvenuta in questi anni e quasi la totalità (nove su 10) ritiene di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali sul mercato.
Anche nel 2019 si punterà sulle nuove tecnologie abilitanti, continuando nella direzione che vede perlopiù già introdotte la sicurezza informatica (77%), la connettività (50%), il cloud computing (37%) e la robotica collaborativa (23%), e su ricerca e innovazione.
Il 68% investirà fino al 10% del proprio fatturato e il 23% dedicherà tra il 10% e il 20% di questo, mentre si considerano in generale come strumenti utili al processo di sviluppo, la consulenza mirata (46%), il trasferimento di conoscenza (37%), il confronto con aziende competitor (36%), ma anche i workshop (20%) e la tutorship di un’università (11%).
Il ruolo della formazione nella digitalizzazione
E proprio l’università, le scuole professionali e gli istituti tecnici sono dei riferimenti importanti per la ricerca di nuove professionalità che facciano fronte alle sfide dell’Industria 4.0, preferiti rispettivamente dal 18% e dal 24% degli imprenditori, secondo i quali la tecnologia ha sì un ruolo di primo piano, ma solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un cambiamento culturale (46%).
Le persone giocano sempre un ruolo fondamentale, sono al centro dei processi ed è la percezione umana il vero driver del cambiamento (40%): è questo il sentiment dominante, che però lascia spazio all’incognita su come avvicinare i giovani a questo mondo, alla luce del fatto che il 47% pensa che l’impatto della digitalizzazione nella vita quotidiana imporrà necessariamente la nascita di nuove figure professionali, con forti competenze in ambito IT.
Anche nell'edizione 2019 di Mecspe la formazione avrà un ruolo centrale: diverse saranno le iniziative volte ad avvicinare cultura e conoscenza applicata per soddisfare il fabbisogno di competenze tecniche espresso con urgenza dalle aziende.
Un esempio è il nuovo spazio Mecspe Young & Career, interamente riservato alle aziende espositrici, impegnate nella ricerca e selezione di giovani specializzati, diplomati/laureati, provenienti da scuole professionali, istituti tecnici, Università, master post universitari, con l’obiettivo di essere un ponte tra industria e mondo giovanile, e stimolare così l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Manifatturiero, tra digitalizzazione e sostenibilità
A Palazzo Giureconsulti è intervenuta anche Laura Rolle, co-fondatrice della società Blueeggs specializzata nei cosiddetti "Deep Trend" di consumo emergenti e nelle strategie di branding, soffermandosi in particolare sulla considerazione che i giovani hanno oggi della fabbrica e sul ruolo della sostenibilità nelle strategie aziendali del manifatturiero lombardo.
Tra gli elementi che potrebbero rendere poco attraente per i giovani il lavoro in un’azienda manifatturiera, al primo posto c’è l’idea che si richieda lavoro faticoso e manuale (61%), seguita da quella secondo cui il lavoro in fabbrica sia poco riconosciuto socialmente (46%), oppure ripetitivo, poco creativo, con poco spazio da destinare alla realizzazione personale (41%).
Il 30% degli imprenditori intervistati, inoltre, pensa che a influire possa essere anche l’immaginario dell’azienda manifatturiera come luogo “tecnologicamente arretrato”, mentre il 26% riconduce ai fattori poco appealing l’idea che gli spazi e i tempi di lavoro siano a “orari fissi e vincolanti”, lontani quindi dall’attuale stile di vita più orientato alla flessibilità e allo smart working.
Eppure, se si immagina quale potrà essere il modo di lavorare futuro, in vista dell’introduzione di tecnologie come l’AI, VR e AR, gli imprenditori lombardi si esprimono così: il 43% ipotizza la nascita di team di lavoro misti, composti da uomini, donne e tecnologie intelligenti; il 13% prospetta ambienti di lavoro virtuali in cui testare prodotti, scambiare informazioni, dialogare con il committente o cliente finale. Il 4% azzarda che il lavoro diventerà quasi un “gioco”, dove il personale avrà un’esperienza più coinvolgente e gratificante, con interfacce molto simili a quelle dei giochi virtuali. Più cauto il 26%, secondo cui cambieranno gli strumenti, ma la vita lavorativa rimarrà la stessa.
In quanto alla sostenibilità, Laura Rolle ha messo in evidenza il suo ruolo strategico nelle scelte aziendali: il 31% dichiara di avere incrementato il proprio impegno in questa direzione negli ultimi anni, il 29% è consapevole dell’importanza e ha intenzione di curare questo aspetto in futuro. Il 14% lo ritiene un fattore strategico competitivo per distinguersi sul mercato, soprattutto nel rapporto con l’estero, e si impegna anche a comunicarlo, ma è considerevole ancora la percentuale di chi crede sia un fattore marginale e si limiti solo a fare quanto richiesto dalle norme di legge (26%).
Tra gli investimenti in ottica "sostenibilità", ci sono, al primo posto, riduzione dei consumi (68%), attenzione all’inquinamento e all’impatto ambientale (54%), attenzione all’etica nel rapporto con fornitori e clienti (41%). Seguono l’attenzione verso i dipendenti (progetti CSR) al 27%, il sostegno all’economia del territorio (25%), l’ecosostenibilità dei prodotti (23%) e in fondo l’adesione a progetti di charity/beneficienza (7%).