La UE intende fornire un nuovo quadro regolatorio per garantire maggiore concorrenza sul mercato, e al riguardo il 2 dicembre dello scorso anno è stato presentato il “Digital Services Act”, che riguarda non solo il tema del potere dei cosiddetti custodi delle informazioni e le questioni antitrust, ma anche la responsabilità penale delle piattaforme online in merito ai contenuti illegali o dannosi che ospitano, i diritti per i lavoratori della gig economy e la trasparenza del mercato della pubblicità online. In sintesi, le piattaforme dovranno spiegare come funzionano i loro algoritmi, per potersi assicurare che le aziende siano responsabili delle loro decisioni, e fornire alle autorità di regolamentazione e ai ricercatori l’accesso ai dati in loro possesso, inclusi gli archivi degli annunci pubblicitari. Questo avrà prevedibilmente un forte inpatto sui GAFA, acronimo che si riferisce a Google, Facebook, Apple e Amazon, cioè alle piattaforme che possiedono grandi moli di dati, vere e proprie miniere per la pubblicità online, oltre a sistemi basati sull’intelligenza artificiale in grado di indirizzare l’advertising in modo mirato, e il cui potere si è nell’ultimo periodo enormemente rafforzato.