“IoT è un termine ormai sdoganato che rappresenta la connessione di tantissime tipologie di oggetti ed è un percorso che Reply ha avviato da diversi anni, cercando di alzare sempre più l’asticella dell’innovazione”. E’ con questa affermazione che Luigi Cicchese, partner di Concept Reply, una società del gruppo Reply specializzata in ricerca, sviluppo e validazione di soluzioni innovative in ambito IoT, ci accoglie nel centro di ricerca dedicato all’Internet degli Oggetti della sede torinese del Gruppo, in occasione di un open day per visitare i laboratori, organizzato all’interno della Italian Tech Week 2019 di Torino a fine giugno.
Dieci laboratori dove Reply, colosso in ambito hi-tech con un giro d’affari di oltre 1 miliardo di euro e circa 7600 dipendenti, fa ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, spingendo avanti la tecnologia per offrire servizi alle imprese.
Le frontiere dell’IoT: Automotive e Industria
“L’IoT ha diverse verticalizzazioni”, spiega Cicchese “si parla di IoT in ambito Automotive, uno degli oggetti connessi più interessanti, la cui frontiera è il VtX”. VtX sta per Vehicle-to-everything, dove la comunicazione avviene tra un veicolo e l’infrastruttura, un altro veicolo, un qualsiasi dispositivo elettronico o anche con un pedone.
“L’IoT è sempre più strategico anche nel mondo industriale, dove assume la sigla di IIoT (Industrial Internet o Things)”, prosegue Cicchese. “L’oggetto connesso è fabbricato in un’industria sempre più connessa e automatizzata. Non si sta parlando di automazione industriale che esiste da anni, ma di come integrando l’Intelligenza Artificiale, attraverso le tecniche di Machine Learning e Deep Learning è possibile avvicinarsi ad alcune applicazioni che hanno un grandissimo impatto sull’industria, per esempio la manutenzione predittiva”.
Una delle tendenze che si sta evidenziando nell’IIoT è la diffusione di soluzioni di Edge Computing. “La capacità computazionale, principalmente demandata al cloud, viene portata sul campo, vicino alla linea produttiva, sia per esigenze di efficienza temporale e intervento in tempo reale, sia per una questione di efficienza della banda, perché il cloud costa e la nostra missione è ottimizzare i costi bilanciando la gestione dei dati”, spiega Cicchese.
Il Test Automation, una necessità
Ultima ma indispensabile componente relativa alla progettazione di oggetti connessi è la fase di Test Automation. “Fare Test Automation utilizzando tecniche di Machine Learning è oggi una necessità per garantire la stabilità del sofware”, afferma Cicchese.
Concept Reply è riconosciuta dal mercato anche come centro di competenza ed eccellenza su Testing & Quality Assurance di prodotto. Poco più di un anno fa è stato inaugurato il Global Test Automation Centre, pensato proprio per offrire alle aziende un servizio in risposta alla crescente domanda di qualità del software legato alla diffusione degli smart object ". Ed è proprio varcando la porta del Global Test Automation Centre che Cicchese ci guida in un percorso che si snoda tra sei laboratori dove si fa sperimentazione e dove non tutto può essere fotografato, perché ancora lontano dall’essere introdotto sul mercato.
Nel mondo dei labs, tra oggetti parlanti e connessi
E’ nei laboratori che l’avanguardia della tecnologia IoT prende forma, “perché per sviluppare oggetti intelligenti servono non solo competenze software, ma anche di hardware, di firmware - il software vicino all’hardware - e delle grandi piattaforme che gestiscono i dati”, conclude Cicchese, lasciando la parola ai ricercatori e ai responsabili dei singoli lab che ci hanno raccontato a cosa stanno lavorando.
Il Global Test Automation Centre è il primo laboratorio che visitiamo ed è anche il più affollato. Diversi giovani ingegneri sono alle prese con il testing automation applicando Intelligenza Artificiale e tecniche di Machine Learning. Fabrizio Mancini di Concept Reply ci spiega che nel mondo IoT sono fondamentali le soluzioni di test automation poiché è impensabile eseguire test manuali; basti pensare agli aggiornamenti che spesso ci troviamo a fare a volte con cadenza quotidiana sui nostri device. Il Global Test Automation Centre è un servizio per le imprese in modalità As a Service negli ambiti Telco&Media, Automotive, Retail, Banking&Insurance. Reply ha realizzato un framework proprietario che va a contestualizzarsi sull’area di interesse del cliente realizzando Automated Functional Validation, Stress&Performance, Quality monitoring and prevention by AI.
Nel laboratorio dedicato alla “Comunicazione” si testano sia dispositivi che comunicano con tecnologia wi-fi, Bluetooth, 4G, per ottimizzare trasmissione e ricezione dei dati (in sperimentazione un device per i servizi di car sharing), sia quelli che comunicano vocalmente, i cosiddetti virtual assistant da Alexa a Siri, per citare i più noti, per testare la qualità del suono e della percezione e avvicinarsi sempre più al Natural Speech. Al momento della nostra visita, in fase di test c’è Oscar, un manichino che parla e ascolta e un dispositivo Alexa, nella camera anecoica del suono. Per fare questi test e ottimizzare le prestazioni è necessaria una camera anecoica, un ambiente completamente isolato da interferenze esterne, sia dal punto di vista acustico che elettromagnetico.
Una stanza con finestre oscurate ospita il laboratorio dedicato alla “Visione”. In questo lab si misurano le prestazioni dei sensori di immagine, sempre più utilizzati, mentre nel laboratorio degli “Elettrodomesti connessi”, dove non è stato possibile scattare immagini, prende vita la smart home di Reply, grazie alla piattaforma Hi-Connect, proiettata verso la connected life.
Anche nel laboratorio dei Veicoli Connessi non è stato possibile scattare foto. Sui banchi di testing tanti prototipi di future nuove applicazioni - dall’infotainement di oggi all’entertainment di domani - che saranno disponibili all’interno di un’auto che “più viaggia, più impara”, grazie all’Intelligenza Artificiale a bordo.
Laboratorio IIoT: fibra ottica e Rfid come sensori
La nostra visita nell’R&D di Reply si conclude nel laboratorio dell’Industrial Iot. Nel mondo del manufacturing l’IIoT permette di raccogliere dati principalmente attraverso i sensori, in modo continuo e dettagliato per poi poterli analizzare e restituire azioni creando del valore.
Nel lab Reply abbiamo visto un modello miniaturizzato che riproduce una linea industriale automatica, di cui era già stata presentata un’anteprima, e un altro modello di una macchina rotativa presente nella maggior parte delle manifatture italiane: tipicamente un tornio, una fresa o un trapano. Proprio su quest’ultima si stava sperimentando un nuovo sensore basato su fibra ottica, in grado di rilevare in tempo reale anomalie nel motore che la alimenta. Il sensore, un classico cavo di fibra ottica utilizzato anche nel settore delle comunicazioni, è semplicemente appoggiato, non necessita di essere a contatto con il sistema vibrante, non necessita di alimentazione e soprattutto costa solo 6 euro al chilometro.
“ Si tratta di un modo innovato di utilizzare la fibra ottica che trasforma la sensoristica standard che necessita di un’alimentazione, un aspetto da non sottovalutare in una fabbrica”, spiega Cicchese. La fibra ottica è anche un multisensore, rilevando vibrazioni, temperatura, pressione, consumo di corrente. Si pensi poi alla possibilità di distribuire un cavo di fibra ottica lungo un braccio robotico, si apre un mondo di nuove applicazioni.
Un’altra tecnologia nota, ma la cui applicazione diventa innovazione è l’Rfid. Utilizzata come sensore passivo, l’Rfid è in grado di rilevare per esempio la temperatura, e di comunicare il dato attraverso l’antenna – tutte le volte che viene richiesto - con pochissima energia senza richiedere un’alimentazione.
“Questo laboratorio è uno spaccato del mondo manifatturiero, che indica quanto sia complesso - non c’è una soluzione per tutto perché non esiste una fabbrica uguale all’altra – e allo stesso tempo affascinante e sfidante”, commenta a conclusione del nostro viaggio Luigi Cicchese.