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L’intelligenza artificiale protagonista del G7, tra industria e digitale

Per promuovere un ambiente innovativo in grado di far crescere le economie del G7 è necessario supportare la trasformazione digitale delle imprese, offrendo a queste la possibilità di realizzare obiettivi di sostenibilità e resilienza.

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Marianna Capasso

Un anno importante il 2024 per l’Italia del G7, che ne ha assunto la Presidenza dopo l’edizione giapponese e prima di quella canadese del 2025. Tra i temi affrontati, l’attenzione è confluita sull’intelligenza artificiale (AI), protagonista di diversi incontri. A dimostrazione della crescente importanza assunta dalla discussa tecnologia emergente.

Tra settembre e ottobre 2024 si sono svolti alcuni tra i più importanti meeting. Il 15 ottobre 2024, a Cernobbio, si è riunito il gruppo di lavoro G7 Digitale e Tecnologia (Digital &Technology Working Group – D&TWG), proseguendo l’impegno preso durante la passata riunione di Trento. Il tema? La promozione di uno sviluppo e un uso etico e sicuro dei sistemi di intelligenza artificiale.

In realtà l’incontro di Cernobbio si è focalizzato soprattutto sul settore pubblico, facendo seguito a quanto già stabilito la settimana precedente a Roma (https://www.mimit.gov.it/it/notizie-stampa/al-via-la-seconda-ministeriale-g7-industria-presieduta-da-urso). In quell’occasione, durante la seconda riunione ministeriale su Industria e Innovazione Tecnologica, al centro del dibattito c’erano state le imprese e, soprattutto, le pmi.

Dall’Hiroshima AI Process, un ruolo chiave per l’intelligenza artificiale

Nel maggio del 2023, durante il G7 sotto la Presidenza giapponese, era stato lanciato l’Hiroshima AI Process, un documento sul dibattito globale dei sistemi avanzati di intelligenza artificiale. L’atto nipponico, concentrato principalmente sui sistemi avanzati di AI, tra cui l’AI generativa, aveva portato alla stesura dei Principi guida internazionali e al Codice di condotta internazionale.

Entrambi sono destinati alle organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di IA, per promuovere una tecnologia sicura e affidabile in tutto il mondo. In continuità, quindi, con i lavori della Presidenza giapponese, anche l’Italia ha presentato le sue pubblicazioni: il Compendio sui Sistemi Pubblici Digitali, per un’infrastruttura pubblica robusta facilita e facilmente accessibile, a Cernobbio.

E il Rapporto sui fattori trainanti e le sfide dell’adozione e dello sviluppo dell’AI, a Roma, il 10 ottobre 2024, destinato alle imprese. L’atto evidenzia quanto sia importante supportare le pmi affinché queste adottino l’IA e le tecnologie emergenti.

È necessaria una regolamentazione internazionale, per un uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Non basta solo l’UE, con il suo AI Act, ma la questione deve avere un respiro più ampio. E l’Italia si fa foriera del messaggio.

L’AI, un traino per la crescita economica

Tra le varie tecnologie fondamentali alla guida della trasformazione, c’è dunque l’Intelligenza Artificiale. Questa, assieme alle altre emergenti, giocherà un ruolo chiave nella realizzazione del cambiamento. Come riconosciuto nel Rapporto del G7 Industria.

Partendo dall’analisi dei fattori trainanti, l’atto arriva alle sfide sottese alla adozione e sviluppo dell’IA, all’interno del comparto industriale – e soprattutto tra le pmi. Il documento fornisce poi valide raccomandazioni politiche ai Governi del G7, in modo da garantire un’adozione dell’IA sicura, protetta e affidabile.

Inoltre, il Rapporto concentra l’attenzione sul settore manifatturiero, strategica pedina nello scenario produttivo. In particolare, viene sottolineata la condizione delle pmi, non solo per la forte presenza sui territori ma anche alla luce delle evidenti difficoltà manifestate nell’adozione dell’IA.

Stimoli e sfide per l’intelligenza artificiale: il Rapporto del G7

Il documento parte dalle principali statistiche sulle dinamiche relative alla forza lavoro (capitolo II).  Ma si sofferma anche sui tassi di adozione dell’AI e sulle barriere, con riferimento alla formazione specifica nelle pmi (capitolo III). Dalla raccolta dei dati empirici, all’interno del mercato G7, si passa poi al potenziale impatto dell’IA sui processi produttivi, soprattutto emergenti (capitolo III).

Nell’ambito di Industria 4.0 e Industria 5.0, questo cambiamento tecnologico ha modificato l’ambiente interno ed esterno delle aziende che, spesso, si sono trovate di fronte a sfidi e rischi. Soprattutto se pensiamo a diffusione e accessibilità, ma anche a sicurezza e affidabilità dei sistemi di IA (capitolo IV). Senza, dimenticare, poi, i potenziali impatti sulla forza lavoro.

Qual è la soluzione? Il Rapporto, nel capitolo V, presenta le best practice da adottare, secondo le politiche pubbliche progettate dai Paesi del G7. Vengono individuate quattro grandi aree tematiche: infrastrutture, finanza, regolamentazione e istruzione.

Le raccomandazioni per facilitare l’adozione dell’AI

Il documento si conclude quindi con una preziosa (o forse scontata?) condivisione di raccomandazioni, frutto dei risultati emersi da questionari e interlocuzioni con stakeholder privati. Per facilitare l’adozione dell’IA tra le pmi, e per far sì che le stesse riescano a superare gli ostacoli cogliendo le opportunità di crescita, bisognerà allora agire contemporaneamente lungo quattro binari.

In primis bisognerà puntare allo sviluppo delle competenze, con investimenti in formazione e promozione di una cultura aziendale orientata all’innovazione. Sarà poi necessaria una chiara strategia operativa, in grado di definire le principali aree destinatarie dell’IA. Ma anche una collaborazione a 360 gradi, con Centri di Ricerca e Università.

Questo, affinché si possa implementare il proprio know how e superare l’annoso problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Infine, si dovrà operare con un approccio responsabile, assicurandosi che l’IA rispetti gli imposti limiti etici e sociali, secondo principi di trasparenza ed equità.

Il fattore dimensionale è un problema per l’AI?

Le aziende, però, non sono tutte uguali, e un fattore di prima differenziazione è proprio la dimensione. Questa influisce anche sui cambiamenti interni, soprattutto quando si tratta di apportare novità rilevanti, come può essere una rivoluzione tecnologica. Nel caso dell’IA, quindi, le piccole e medie imprese dovranno adeguare modelli e pratiche.

L’organizzazione degli aggiustamenti fa emergere una serie di difficoltà che vanno evidenziate, nel momento in cui si definiscono le politiche per una equa transizione nell’era dell’intelligenza artificiale. Le barriere all’ingresso delle pmi nel mercato dell’IA vanno, quindi, abbassate. Anche con l’apporto di un supporto esterno.

Tutte le imprese devono poter cogliere i vantaggi della nuova tecnologia, per rimanere competitive sul mercato. E tutte devono essere in grado di adottare rapidamente, e in maniera sicura e affidabile, l’innovazione. Indipendentemente dal limite dimensionale. Perché solo integrando l’IA nei processi produttivi sarà possibile sbloccare l’enorme potenziale. Anche quello dei più piccoli.

Le imprese italiane e l’AI: applicazione e investimenti...

Il Rapporto del G7 Industria analizza poi i risultati dell’indagine “IATI (Intelligenza artificiale, cittadini, imprese, media)”. Condotta dall’Università di Cagliari, da IPSOS e dall’Università della Sapienza, su un campione di 200 pmi italiane, il lavoro si è focalizzato sul rapporto tra imprese e AI.

Dai dati risulta che solo il 19% del campione ha già implementato (o lo sta facendo) le applicazioni tecnologiche. Quasi la metà, invece, ritiene che l’IA non abbia il potenziale per una applicazione sostenibile, all’interno del proprio modello di business. Questo, in considerazione del settore operativo e della dimensione.

Eppure, c’è un dato che ribalta la situazione, e che riguarda la distribuzione degli investimenti in innovazione tecnologica. Le risorse delle piccole e medie imprese, destinate alla crescita digitale, variano dall’1 al 3 per cento del fatturato. Mentre le micro investono oltre il 5%.

… ma anche limiti e prospettive future

Con il potenziale trasformativo dell’AI, che favorisce una veloce automatizzazione dei processi, si favorisce quindi la trasformazione digitale delle economie, puntando alla tanto agognata transizione. Ma non è sempre tutto oro quel che luccica: le criticità sono dietro l’angolo.

Quasi tutte le piccole e medie imprese si trovano ad affrontare sfide limitanti, per la mancanza di infrastrutture, competenze e fornitori. E preoccupa anche l’aspetto relativo alla privacy dei dati. Ma, probabilmente, sarebbe tutto più semplice se arrivasse in aiuto un maggior supporto finanziario pubblico.

L’accesso ai fondi potrebbe infatti favorire l’adozione dell’intelligenza artificiale indiscriminatamente, e indipendentemente dal fattore dimensionale. Considerando che siamo già nella fase prodroma alla Legge di Bilancio, il messaggio sembra quasi diretto ai decisori politici. Lo capteranno? Vedremo, tra qualche mese.

L’intelligenza artificiale protagonista del G7, tra industria e digitale - Ultima modifica: 2024-10-17T08:00:00+02:00 da Marianna Capasso