Il Competence Center MedITech comprende otto università pubbliche della Campania e della Puglia, con capofila la Federico II di Napoli, e 22 grandi aziende come partner industriali, oltre a un centinaio di pmi aderenti, fornitori e/o fruitori di tecnologie innovative.
L’obiettivo strategico di MedITech è l’integrazione 4.0 orizzontale e verticale, cioè di filiera e di sistema, con l’adozione delle tecnologie abilitanti Industria 4.0 in comparti con una forte presenza in queste Regioni: aerospazio, automotive, ferroviario, cantieristica navale, costruzioni edili e civili, farmaceutico/salute, agroalimentare, Ict & Service.
Nella prima metà del 2020, nonostante il Lockdown, sono stati costituiti il Cda e il Comitato tecnico-scientifico (Cts) presieduto da Leopoldo Angrisani, fin dall’inizio nel team di progetto, professore di Misure elettriche ed Elettroniche dell’Università Federico II e responsabile del CeSMA (Centro di servizi metrologici e tecnologici avanzati), struttura che riunisce oltre 30 laboratori di misurazione e sperimentazione tecnologica della Federico II.
Referenti per la Puglia fortemente coinvolti nel progetto MedITech fin dalla sua incubazione sono Eugenio Di Sciascio, già rettore del Politecnico di Bari, nel Cda, e Pierpaolo Pontrandolfo, del Politecnico di Bari, nel Cts.
Prima ancora dell’integrazione 4.0, MedITech dovrà gestire quella della sua stessa composizione, che comprende in forma consortile soggetti pubblici e privati di natura accademica e industriale.
L'intervista a Piero Salatino, presidente MedItech
Come vi state organizzando operativamente?
Stiamo mappando con un approccio scientifico tutte le competenze e le risorse che la compagine di MedITech può mettere a fattor comune per favorire la trasformazione digitale delle nostre imprese e filiere nel Mezzogiorno.
Vogliamo infatti posizionarci come il riferimento tecnologico per l’area mediterranea, da cui deriva anche la scelta del nome “MedITech”.
Il punto importante è far comprendere alle nostre pmi che le tecnologie 4.0, attraverso la connettività delle macchine, la raccolta e l’elaborazione dei dati, la tracciabilità stessa della produzione e l’integrazione della supply chain, possono veramente dare risultati in termini di produttività e velocità di risposta alle richieste del mercato. E non bisogna essere per forza grandi aziende per avere accesso a queste tecnologie: il nostro ruolo è proprio quello di facilitarne l’adozione integrata, proporzionalmente alle caratteristiche e necessità delle diverse realtà aziendali, facendo da connettori tra le competenze disponibili e la realizzazione di progetti di innovazione. Come indicato dal Mise, ci muoveremo a più livelli: faremo orientamento, formazione al personale aziendale sui temi digitali, quel reskilling di cui c’è tanto bisogno e che ci vede attualmente in fondo alla classifica dell’Ocse, e promuoveremo progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, co-finanziati dal Mise, lungo traiettorie che anticipano i futuri trend di sviluppo tecnologico.
Come pensate di intercettare le pmi del vostro tessuto produttivo?
Abbiamo una collaborazione stretta con le emanazioni territoriali di Confindustria a Napoli e a Bari. Il presidente e il direttore generale dei rispettivi Digital Innovation Hub, nell’ordine l’ex ministro per l’innovazione Luigi Nicolais e Mario Ricco, inventore del common rail nel centro ricerche Fiat di Modugno (BA) negli anni Novanta, fanno parte del nostro comitato tecnico-scientifico. I DIH sono concepiti come porta d’accesso alla trasformazione digitale, con un primo assessment sulla readiness 4.0 e il conseguente indirizzo al nostro Competence Center per guidare le imprese nel processo di trasformazione digitale.
Siamo quindi nella stessa squadra con ruoli diversi, ma con un obiettivo comune: accelerare e diffondere il paradigma 4.0 “data driven” nel nostro tessuto produttivo. Sfrutteremo anche le antenne territoriali che abbiamo negli 8 atenei afferenti, grazie ai numerosi laboratori di ricerca applicata che dialogano con le aziende del territorio.
Come si è costituito il nucleo delle aziende consorziate? Vedo grandi aziende, come GE Avio, Heinz ed Eni. Tutte presenti in Campania e Puglia?
Non sempre, per lo più sono aziende con cui la rete degli atenei ha in corso importanti progetti di ricerca e sviluppo di processo o di prodotto. Posso citare, ad esempio, la collaborazione dei gruppi di ricerca di ingegneria chimica e di scienze nutrizionali della Federico II con il centro di Nijmegen (Olanda) di Kraft Heinz, che ha solo piccoli insediamenti in Campania, o l’accordo quadro con il Gruppo Eni, con cui siamo impegnati in molteplici attività di ricerca. Dalla robotica ai sistemi di realtà virtuale, dall’energia ai Big Data e all’AI, ambiti in cui la nostra rete ha scuole di assoluta eccellenza. Oppure l’asse molto qualificato Napoli-Salerno nell’Additive Manufacturing, con applicazioni ai manufatti polimerici, metallici e ceramici. Come MedITech con Eni abbiamo realizzato un primo progetto, prima ancora di costituirci ufficialmente, con “Opportunità per la Basilicata”. In altri casi, ci sono soci fortemente presenti sul territorio, come gli storici centri di sviluppo Componenti per veicoli e Tecnologie Diesel in Puglia o Hitachi Rail (ex Ansaldo Breda), con lo stabilimento Lighthouse di Napoli, interessante realtà italo-giapponese.
Mi racconta di questo progetto lucano con cui avete scaldato i motori?
Promosso da Eni per lo sviluppo della Regione, il progetto ha messo a sistema sette realtà di ricerca e innovazione del perimetro lucano e del Mezzogiorno: l’Università della Basilicata, il Cnr di Metaponto, l’Agenzia lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura (Alsia), l’Enea Centro Ricerche Trisaia, l’Università Federico II di Napoli e il Competence Center MedITech, la Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem). Tra marzo e settembre 2019 oltre 30 ricercatori, partendo dall’analisi dei punti di forza e di debolezza della Regione, hanno esaminato in dettaglio le molte risorse che possiede, da quelle naturali (acqua e biomasse agricole, forestali e zootecniche) all’industria culturale. Il progetto si è poi concretizzato sul fronte tecnologico e dell’innovazione, individuando, in modalità di collaborazione aperta ai diversi contributi degli specialisti, le leve tecnologiche più indicate per creare imprenditorialità e occupazione, allineandole alle esigenze di un nuovo “Green Deal”. Ne è nata una proposta di Piano di Sviluppo in undici Roadmap tecnologiche, che si riferiscono a quattro domini del tutto in linea con le vocazioni e le risorse del territorio: Smart Farming, Bioeconomia ed Economia Circolare, Energia e Mobilità Sostenibile, Industria Culturale e Creativa.
Dove sarà la sede operativa di MedITech e cosa offrirà alle imprese?
Ne avremo due, una a Napoli e una a Bari. Stiamo finalizzando il progetto della prima nell’area di Bagnoli-Coroglio, con il contributo della Regione Campania e, in parallelo, stiamo individuando la sede operativa pugliese nella zona industriale di Bari. Saranno veri e propri showroom, con spazi e laboratori con linee dimostrative per far prendere confidenza con le tecnologie 4.0, secondo la logica del “test before invest”, mentre per le aziende più mature saranno centri di sperimentazione digitale. Allestiremo inoltre due “Teaching factory” (fabbriche didattiche), con 7 laboratori tematici permanenti, attrezzati con dimostratori tecnologici avanzati su IoT&Security&Sensori; Additive Manufacturing&Advanced Material; Robotics&Machine Learning; Cloud&Big Data; Droni&Virtual Reality; Tecnologie digitali per le Costruzioni ed Energia.
Come organizzerete la formazione?
Sarà blended, tra le linee dimostrative che speriamo siano pronte entro la fine dell’anno (secondo il “learning by doing”), i laboratori degli atenei e la piattaforma digitale “Federica web learning” dell’Università di Napoli, dove abbiamo già attivato 13 Mooc (Massive Open On-line Course) gratuiti di introduzione alle tecnologie 4.0. In sintesi, cercheremo di ottimizzare e mettere a sistema tutte le nostre buone pratiche orientate alla cultura dell’innovazione e alla crescita digitale del sistema produttivo.
I numeri di MedItech
Soci
8 università
Università degli Studi di Napoli Federico II (capofila), Università degli Studi di Salerno, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Università degli Studi del Sannio, Politecnico di Bari, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Università del Salento.
22 aziende
• Aerospaziale:
Atitech, GE Avio, Magnaghi Aeronautica
• Automotive:
Adler Plastic, Centro Studi Componenti per veicoli,
Tecnologie Diesel (Bosch)
• Ferroviario:
Ansaldo STS; Hitachi Rail Italy, Mer Mec
• Cantieristica navale:
Cetena
• Agro-alimentare:
Kraft Heinz Italia, Nestlé Italiana, Rigoni di Asiago, Unilever Italia Manufacturing
• Farmaceutico:
Masmec
• Costruzioni edili e civili:
Acca Software, Integra
Consorzio
• Energia:
Eni
• Ict & Service:
Engineering Ingegneria Informatica, Exprivia, Filippetti, Tim.
Valore del progetto
23,5 milioni di euro, di cui:
• Costituzione CC
6,7 milioni euro dal Mise;
2,1 milioni euro dalle imprese associate (1,5 milioni euro cash;0,66 milioni full time equivalent);
2,1 milioni euro dalle università associate (0,4 milioni euro, 1,7 milioni full time equivalent);
2,6 milioni euro da ricavi nel triennio.
• Progetti R&I
5 milioni euro dal Mise; 5 milioni euro dalle imprese beneficiarie dei progetti di innovazione.