L'efficienza energetica è diventata una priorità centrale nell'agenda politica dell'Unione Europea, riflettendo l'impegno di Bruxelles e degli stati membri verso una transizione ecologica e sostenibile.
Gli investimenti in efficienza energetica in Italia ammontano a circa 85-95 miliardi di euro nel 2023, trainati dal settore residenziale, che con l’effetto del Superbonus ha fatto la parte del leone con 55-59 miliardi di euro (il triplo dei 20 miliardi scarsi spesi nel 2022), e dal terziario con 25-29 miliardi di euro.
Meno rilevanti sono gli investimenti della Pubblica Amministrazione (2,4 - 3.4 miliardi di euro) e del settore industriale (2,4 - 2,9 miliardi di euro) che, pur registrando un aumento del 20% rispetto al 2022, sembra non confermare la propensione agli investimenti per i prossimi cinque anni.
Sono questi i dati di sintesi dell’Energy Efficiency Report 2024, realizzato da Energy&Strategy - School of Management Politecnico di Milano, che ha fatto il punto sul mercato italiano dell’efficienza energetica con l’obiettivo di supportare imprese, istituzioni e policy maker a identificare le leve tecnologiche e strategiche per diventare protagonisti della transizione green.
Come sta l’Italia in materia di efficienza energetica?
“Tutto sommato bene, al quarto posto a livello europeo, una posizione virtuosa”, ha affermato Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, presentando i dati del Report. “Oggi, per effetto delle normative europee, c’è molta attenzione sugli edifici, in particolare quelli residenziali, un tema delicato nella gestione proprio per i nuovi obblighi normativi”.
Rispetto all’Energy Intensity Index (EEI), l’Italia si posiziona, infatti, tra le prime posizioni, con un valore migliore della media europea e guadagnando due posizioni rispetto al 2021. L’EEI, calcolato come il rapporto fra il consumo lordo di energia e PIL di un Paese, è uno degli indicatori utilizzati per valutare l’efficienza energetica a livello nazionale.
Guardando al futuro, però, l’Italia crolla al 22° posto tra i 27 Paesi appartenenti alla UE. Questo punteggio è dato da un altro importante indicatore: l’indice Odyssee-Mure calcolato tramite la media di tre sotto-indicatori: livello attuale, trend e policies, misurati da 0 a 1.
Inoltre, se si guarda la prospettiva temporale si nota come la situazione italiana risulti piuttosto stabile nel tempo, a differenza di quanto avviene per Germania, Francia e in parte per la Spagna, che invece hanno avutocali importanti nel periodo 2013-2021. Un discorso a sé va fatto per il 2022, un anno particolare con una forte riduzione dell’EEI per tutti i Paesi europei, dovuta alla contrazione dei consumi conseguente all’inasprimento dei prezzi dell’energia.
L’efficienza energetica nell’industria: nel 2024 rallenteranno gli investimenti
“In ambito industriale, l’efficienza energetica è presidiata più che in altre aree, dando un contributo importante nell’arco degli ultimi dieci anni”, ci dice Vittorio Chiesa.
“Oggi, il mercato, in termini tecnologici, relativo quindi a tecnologie di processo e soluzioni per ridurre i consumi ed escludendo quindi l’ambito inerente agli edifici, si attesta tra 2,4 - 2,9 miliardi di euro.
È un mercato in leggera crescita rispetto al 2023, riportandosi ai valori pre-Covid, ma le previsioni indicano un rallentamento degli investimenti. Nel dibattito e negli incontri che sono stati fatti per realizzare il report è stato messo in luce questo tema ed è emerso il fatto che gli investimenti sono fortemente dipendenti dal Piano Transizione 5.0 che delineerà la traiettoria che adotteranno le imprese.
Un piano di incentivi fondamentale che presenta, però, due aspetti critici: da un lato il ritardo dei decreti attuativi per poterlo rendere attivo e dall’altro il fatto che i sistemi dovrebbero essere installati entro il 2025, un lasso di tempo troppo breve e una compressione sui tempi di implementazione molto significativa”.
Sulla carta Transizione 5.0 rappresenta una grande opportunità, ma l’incertezza della sua attuazione sta bloccando gli investimenti.
Nelle imprese italiane l’efficienza energetica è guidata dall’hardware
“Quest’anno abbiamo condotto una survey su un campione molto alto di imprese che appartengono a diversi settori industriali e che hanno diverse dimensioni e caratteristiche peculiari, oltre 450”, spiega Federico Frattini, vicedirettore di Energy&Strategy. “Il primo dato rilevato, rispetto al 2023, è la percentuale di aziende che non hanno fatto investimenti in efficienza energetica: il 45% del campione”.
Il team di ricercatori di Energy&Strategy ha realizzato il sondaggio sullo stato dell’efficienza energetica nel periodo tra aprile e maggio 2024 e il campione di riferimento ha visto l’industria metallurgica tra quelle più rappresentate con il 18% di aziende, seguita da quella della gomma e della plastica (11%) e dall’elettronica (11%). Il 55% delle imprese che fatto investimenti ha acquistato soprattutto tecnologie hardware (43%), con un esiguo 9% che ha investito anche in software.
Gli investimenti, anche nei prossimi anni, sono motivati dalla volontà di ridurre i consumi, seguita dalla sensibilità del management verso i benefici economici e ambientali, che rappresenterà, specialmente per le tecnologie hardware, un fattore di scelta sempre più centrale.
Il software per l’efficienza energetica delle imprese italiane
La riduzione dei consumi energetici, con una attenzione anche ai conseguenti vantaggi economici si conferma il principale driver per l’adozione di software per l’efficienza energetica, come emerso anche nella sezione hardware.
Le aziende sono, invece, maggiormente preoccupate della perdita di dati dovuta ad una elevata esposizione ai rischi cyber, oltre a evidenziare dubbi su qualità dei servizi offerti nell'ambito digitale.
Le soluzioni On Premise primeggiano tra le modalità di fornitura e sembra che continueranno a farlo negli anni a venire, tanto che il trend atteso conferma questo risultato, mentre relativamente servizio vi è una prevalenza dell'acquisto sulla fornitura di servizio, un dato che fa emergere un ridotto grado di maturità del nostro mercato verso l’efficienza energetica come servizio.
Come per gli investimenti hardware, molte delle aziende (quasi il 60%) hanno percepito incentivi durante il 2023: la maggior parte ha ottenuto l’agevolazione Transizione 4.0, con un importante distacco rispetto ai Certificati Bianchi.
In previsione un calo importante degli investimenti sui processi produttivi
Il vero campanello d’allarme riguarda le volontà di investimento per i prossimi cinque anni, da cui emerge chiaramente un rallentamento, addirittura un dimezzamento o più, negli investimenti complessivi in efficienza energetica.
Un'analisi comparata tra i risultati della survey e i dati contenuti nel precedente Energy Efficiency Report 2023 evidenzia, infatti, un significativo calo d’interesse nel puntare su tecnologie come il fotovoltaico e i sistemi di aria compressa, e di intervenire sui processi produttivi.
Mediamente, nel 2023 le aziende avevano intenzione di investire nel 35% dei casi, nel sondaggio del 2024 questa percentuale è scesa al 22%.Tra le criticità individuate quali barriere all’adozione il ROI, il tempo di ritorno dell’investimento considerato troppo lungo dalle aziende.
Ebbene, questo, insieme all’incertezza normativa, confermano la necessità di incentivi stabili per consentire alle imprese di pianificare con maggio serenità gli investimenti in efficienza energetica.
L’efficienza energetica nel residenziale: un quadro complesso e incerto
Il boom degli investimenti nel settore residenziale – un mercato di circa 60 miliardi di euro - ha rappresentato un’indubbia opportunità per il comparto dell’efficienza energetica, spingendo in particolare quegli interventi che prima del superbonus erano invece relegati a un ruolo più marginale, come il cappotto termico e i serramenti, oggi quasi il 50% del totale. Ma ora che tutte le forme di “bonus” sono uscite di scena o sono drasticamente ridimensionate il quadro è piuttosto complesso e incerto.
Da un lato, l’Europa ha alzato l’asticella degli obiettivi, con l’Energy Efficiency Directive (EED) e soprattutto con l’Energy Performance of Buildings Directive, cosiddetta Direttiva Casa Green, dall’altro lato, l’indice di propensione agli investimenti in efficienza energetica misurato dalla surveyè decisamente in calo e sono molte le preoccupazioni degli operatori riguardo al futuro del mercato.
Secondo un modello elaborato da Energy&Strategy, qualora Casa Green venisse recepita dall’Italia, serviranno circa 180 miliardi di euro per adeguarsi alla direttiva, una cifra comparabile con quanto è stato speso nell’ultimo triennio tra superbonus, ecobonus e bonus casa.