Esattamente un anno annunciavamo una importante modifica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con l’introduzione di una nuova Missione, la 7. Con RePower EU era poi partito tutto l’iter ufficiale per il Piano Transizione 5.0. Come abbiamo poi avuto modo di seguire negli ultimi 12 mesi.
Fra le altre variazioni, una riguardava anche la Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, Componente 2 “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”. In particolare, veniva introdotto l’Investimento 7: “Supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e resilienza delle filiere strategiche”.
E oggi, a distanza di dodici mesi, il nuovo Investimento 7 inizia a dispiegare la sua operatività, attraverso i suoi due sottoinvestimenti. Entrambi sono finalizzati al miglioramento della sostenibilità ambientale, grazie a importanti risorse da utilizzare in appositi progetti.
I due nuovi sottoinvestimenti del PNRR
L’investimento 7 della M1C2 si articola in due sottoinvestimenti. Il primo punta all’efficienza energetica, con una produzione rinnovabile per l’autoconsumo e la trasformazione sostenibile del processo produttivo. Il sottoinvestimento 2, invece, favorisce le catene di approvvigionamento industriali.
Per attuare i progetti in linea con i suddetti target, si potrà ricorrere allo strumento dei Contratti di Sviluppo, un incentivo a favore degli investimenti di grandi dimensioni. Tanto grandi che prevedono costi ammissibili non inferiori a 20 milioni di euro, nel comparto di nostro interesse.
In alcuni casi, quando i programmi rivestono una particolare rilevanza strategica per il Paese, o mostrano un impatto significativo sul sistema produttivo, viene attivata una procedura di “Fast Track”, per velocizzare l’iter, riducendo i tempi. E si utilizzano gli “Accordi di Sviluppo”.
Dal PNRR, nuove risorse da 350 milioni per l’efficienza energetica
Le risorse, che ammontano a 350 milioni di euro, finanzieranno quindi i programmi di investimento in grado di realizzare una maggiore efficienza energetica e una maggiore sostenibilità dei processi di produzione. Una quota non inferiore al 60% andrà agli investimenti che perseguono l’efficienza energetica dei processi di produzione.
È ammessa anche la produzione per l’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili ma, come nel caso di Transizione 5.0, viene esclusa la biomassa. Un’altra quota (pari ad almeno il 40% del totale), è destinato ai progetti da realizzare nel Mezzogiorno.
I progetti possono essere eseguiti da una o più imprese, a condizione che siano finalizzati alla:
- tutela dell’ambiente (includendo anche gli aiuti per la riduzione e l’eliminazione delle emissioni di gas a effetto serra);
- introduzione di misure di efficienza energetica;
- promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, dell’idrogeno rinnovabile e della cogenerazione ad alto rendimento;
- efficienza nell’utilizzo delle risorse e al sostegno alla transizione verso un’economia circolare.
I benefici: contributi e finanziamenti
I contratti di sviluppo sono uno strumento abbastanza libero, in quanto stipulati di volta in volta tra il MIMIT e le imprese “prescelte”. Per questo motivo, in base al progetto il Ministero deciderà come procedere. Sono ammessi infatti contributi in conto impianti, finanziamenti agevolati e contributi diretti alla spesa.
È possibile presentare la domanda direttamente al Soggetto gestore, Invitalia. C’è una apposita sezione destinata all’agevolazione, dove è presente anche la modulistica e le normative (). La richiesta può riguardare un progetto nuovo, ma si può anche riproporre una istanza con iter precedentemente sospeso, per mancanza di risorse.
Le imprese dovranno fornire una descrizione del progetto. Questo stesso, a sua volta, dovrà garantire una riduzione (di almeno il 40%) delle emissioni dirette di gas serra degli impianti industriali. O, in alternativa, una riduzione (non inferiore al 20%) del consumo di energia negli impianti industriali.
Le ultime novità di novembre 2024 in ambito PNRR
Intanto, mentre le modifiche del 2023 prendono finalmente forma con la circolare del MIMIT, e partono le agevolazioni per i nuovi contratti di sviluppo, da Bruxelles arrivano altre novità.
Il 18 novembre 2024 il Consiglio europeo ha approvato l’ultima richiesta di Palazzo Chigi, in tema di revisione del PNRR.
Nel mese di ottobre 2024, infatti, l’Italia aveva presentato una nuova serie di emendamenti. Accettabili, secondo la Commissione, perché ininfluenti sulla “pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza” dello scenario europeo, in relazione ai Piani nazionali degli altri Stati Membri. Sono precisamente 13 le misure ritoccate, per “attuare alternative migliori” agli obiettivi inizialmente prefissati.
L’Italia, tuttavia, non è l’unica ad aver messo mano al suo PNRR. È stata sicuramente quella più attiva, con quattro modifiche, e si colloca in cima alla lista. Ma è seguita da altri cinque Paesi (Irlanda, Grecia, Germania, Cipro e Finlandia) che, di variazioni, ne contano tre. Tutti i 27 Stati, comunque, hanno proposto almeno uno e due nuovi adattamenti. Perché per raggiungere la “perfezione” sono necessari aggiustamenti. Peccato, però, che il tempo stia scorrendo (troppo) velocemente.