La produzione europea di acciaio sta attraversando un fase di difficoltà, aggravata da un'autentica invasione da parte delle aziende cinesi. Secondo le previsioni della World Steel Association, infatti, il consumo cinese di acciaio scenderà del 4% nel 2016 e del 3% nel 2017, mentre la domanda globale dovrebbe calare quest’anno dello 0,8% e risalire l’anno successivo dello 0,4%. Una simile situazione porta la Cina ad aver un'eccessiva produzione di acciaio, che viene esportata a prezzo di dumping. A fronte di questa situazione, gli Stati Uniti hanno imposto una serie di barriere doganali, mentre l'Unione Europea ha aperto 16 procedimenti e 5 investigazioni anti dumping. Azioni che, però non sembrano aver raggiunto il proprio scopo. Lo scorso marzo, infatti, la produzione cinese è cresciuta del 2,9%, mentre le esportazioni sono cresciute del 30%.
Situazioni che confermano come i 350 milioni di tonnellate prodotte dalla Cina, il doppio di quelle europee, rappresentino un serio problema, soprattutto a fronte di alcuni prodotti i cui prezzi sono scesi del 40% nell'ultimo triennio.
Le ripercussioni sulle aziende europee sono facilmente immaginabili, in un settore che ha perso 50mila posti di lavoro negli ultimi anni.
La Commissione UE sta quindi valutando la possibilità di supportare l'industria dell'acciaio con sussidi comunitari. Il commissario del mercato interno europeo Elzbieta Bienkowska ha infatti sottolineato: "Dobbiamo discutere sulla possibilità di rendere più flessibile la valutazione sugli aiuti statali".
Un aiuto che appare necessario anche alla luce di alcuni studi condotti dall'Università di Cambridge, secondo i quali, solo in Inghilterra, il settore avrebbe bisogno di almeno 2 miliardi di sterline di investimenti pubblici (circa 2,5 miliardi di euro) per lo sviluppo di nuove tecnologie e di nuove procedure. Il denaro dovrebbe andare al comparto della ricerca in ambito industriale, con l'obiettivo di rendere l'acciaio britannico nuovamente competitivo in un contesto internazionale.