Il surplus produttivo di acciaio cinese continua a rappresentare un problema per i mercati.
Un segnale di svolta sembra però arrivare dal recente G20, dopo che proprio il Governo cinese ha ventilato la possibilità di ridurre la propria produzione. Un'apertura giunta dopo aver preso atto del fatto che i sussidi ed i supporto governativi sono alla base della distorsione dei mercati, invasi da un eccesso si produzione che, nel prossimo futuro, sarà monitorata da un'apposita commissione dell'Ocse.
Da tempo, del resto, è stato verificato come il sostegno pubblico cinese ai produttori di acciaio stia creando difficoltà alle aziende europee del settore. Da qui la decisa presa di posizione del G20: “Ci rendiamo conto che i problemi strutturali, tra cui un eccesso di capacità in alcuni settori, aggravati da una debole ripresa economica globale e dalla domanda di un mercato depresso, hanno causato un impatto negativo sul commercio e sui posti di lavoro: ci rendiamo conto che l’eccesso di capacità nell’acciaio e in altri settori è un problema globale che richiede risposte collettive” .
Al contrario, in passato, il Governo cinese aveva sempre sostenuto che il problema fosse nella domanda e non nell'offerta.
Nel corso della riunione delle prime 20 economie mondiale, invece, il viceministro delle Finanze cinese ha aperto ad una maggiore cooperazione, confermando che il suo è stato il primo Paese a ridurre l’eccesso di capacità.
Il presidente Xi Jinping ha così ordinato, entro il 2020, tagli fino a 150 milioni di tonnellate di acciaio, pari a circa il 13%. Un annuncio, per il quale si attendono comunque azioni concrete, che dovrebbe contribuire a ridurre l'eccesso di produzione in una fase di rallentamento della domanda di materie prime.
Il Goveno cinese ha inoltre sottoscritto il proprio impegno a ridurre l'export di acciaio, senza però fissare tetti di riferimento.