Se ne parlava già da marzo 2023, ma sono stati necessari quasi sei mesi per dare attuazione al progetto. E, in piena estate, con un Decreto direttoriale del 24 agosto 2023, il MIMIT ha ufficialmente sbloccato 42 milioni di euro per selezionare sei nuovi Poli di innovazione, stabilendo condizioni, criteri e modalità per individuare i soggetti attuatori.
A fine settembre 2023, poi, è arrivato il decreto attuativo, dando così il via alla creazione dei nuovi Poli per servizi di first assessment digitale e orientamento. Questi avranno l’obiettivo di favorire la transizione digitale delle imprese. Fungeranno da punti di accesso e offrendo la possibilità di operare il trasferimento tecnologico, andando così a incrementare il numero di Competence Center e di EDIH.
L’iniziativa rientra nell’ambito del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 4 “Istruzione e ricerca”, Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa”. Lo specifico Investimento 2.3 prevede infatti il potenziamento e l’estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria.
Risorse e attuatori per le tecnologie del Piano Transizione 4.0
Le risorse sono stanziate dal RRF, il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Dei totali 350 milioni, 42 verranno destinati alla realizzazione dell’Investimento 2.3 della M4C2. Di questi, però, almeno il 40% dovrà finanziare i progetti da realizzare nel Mezzogiorno, ovvero in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Potrebbe accadere, come è già successo più volte, che le risorse rimangano inutilizzate: in questo caso verranno redistribuite tra le altre regioni italiane.
I destinatari della misura sono Enti Pubblici e soggetti privati che svolgono “attività di rappresentanza, supporto e promozione delle imprese a livello nazionale”, con specifiche e comprovate competenze. Dovranno, infatti, avere già esperienza nelle attività di orientamento, informazione e diffusione delle nuove tecnologie, nell’ambito del Piano Transizione 4.0.
Il Ministero avrà, come referente, un soggetto attuatore: questi, previo conferimento di un mandato, rappresenterà i vari partecipanti del Polo, coordinando l’organizzazione e gestendo le varie attività. All’occorrenza trasferirà ai componenti le quote economiche ricevute (in tranche) e, periodicamente, dovrà rendicontare al MIMIT le attività svolte. È quindi il responsabile di diversi oneri.
Nuovi Poli digitali: le proposte e i destinatari
Il progetto, che può essere proposto dal soggetto attuatore o da eventuali controllati con mandato, dovrà essere finalizzato alla creazione di un Polo, prevedendo (in caso) anche un’organizzazione strutturata come Hub & Spoke. Ogni proponente potrà presentare un solo programma, allegando la documentazione richiesta: in caso contrario, nella pluralità di domande, verrà presa in considerazione solo la prima, in ordine di trasmissione.
Il progetto dovrà riportare un piano di attività, prevedendo in primis l’erogazione di servizi di orientamento, trasferimento tecnologico e first assesment digitale. Le prestazioni dei Poli saranno destinate alle imprese – soprattutto pmi – nel rispetto della normativa sugli aiuti di Stato (Regolamento GBER e regolamento “de minimis”).
È altresì richiesto il rispetto del principio DNSH, in considerazione del fatto che le risorse sono a valere sui fondi PNRR. Questo significa, quindi, che ci sono attività chiaramente escluse, come quelle connesse ai combustibili fossili, alle emissioni di gas, alle discariche di rifiuti (compresi inceneritori, smaltimento et similia).
Dai 3 ai 7 milioni per la realizzazione dei Poli
A ciascun progetto, di ogni Polo, potranno andare dai 3 ai 7 milioni di euro. La realizzazione non dovrà superare i 24 mesi, a partire dalla stipula della Convenzione. Si dovrà concludere entro il 30 novembre 2025, secondo le deadline in ambito PNRR. Pertanto, entro tale termine, andranno conseguite tutte le attività connesse, con il raggiungimento dei target.
I Poli selezionati riceveranno le risorse sotto forma di contributi diretti, per i costi sostenuti; le spese andranno sempre rendicontate dal soggetto attuatore al MIMIT. Per definire i criteri di ammissibilità delle spese si fa riferimento a una specifica normativa. In tutti i casi, però, sono considerati idonei i costi e le spese, previsti dal progetto, per:
- il personale coinvolto nell’erogazione dei servizi;
- materiali, attrezzature e licenze necessari;
- servizi di consulenza specialistica, purché essenziali.
Sono poi ammesse anche altre tipologie di spese, che verranno valutate di volta in volta dal MIMIT, qualora risultino strettamente connesse all’esecuzione del progetto. Non è mai previsto il doppio finanziamento: ciò significa che le spese rendicontate non dovranno risultare agevolate con il ricorso ad altre risorse in ambito europeo, fondi pubblici o crediti d’imposta.
Innovazione digitale: come presentare la domanda?
È possibile presentare i progetti dalle ore 12 del 5 ottobre 2023, esclusivamente via pec (dgpiipmi.div02@pec.mise.gov.it) e non oltre le ore 12 del 31 ottobre 2023, utilizzando la modulistica disponibile sul sito del MIMIT.
La domanda, per la quale va utilizzato il sopraindicato apposito modulo, dovrà essere corredata della documentazione richiesta nel bando. In casi specifici, il Ministero chiederà un’integrazione, assegnando un tempo massimo di dieci giorni per la regolarizzazione. Decorso tale termine, la domanda verrà esclusa dalla valutazione.
Sarà poi una Commissione – composta da un dirigente del Ministero e da quattro professionisti con esperienza – a valutare i progetti, formando una graduatoria secondo specifici criteri, tra cui la pertinenza e la qualità del programma, la solidità economico-finanziaria ed organizzativa del proponente, la qualità tecnico scientifica della proposta, la capacità di attuazione e sviluppo della stessa, e l’impatto sul mercato. Seguirà, infine, la stipula della Convenzione di sovvenzione.