Arcelor Mittal ha confermato l'intenzione di assumere 10mila lavoratori, ufficializzando di fatto 4mila esuberi. Una situazione aggravata, a detta di Governo e sindacati, dall'affermazione secondo cui "non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società , neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità".
A fronte di queste dichiarazioni è stata sospesa, ancor prima di iniziare, la trattativa tra le parti. Ferma la posizione di Teresa Bellanova, viceministro allo Sviluppo Economico: "Arcelor Mittal riveda i termini della sua proposta. Ci sono margini per farlo". Lo stesso viceministro ha infatti spiegato come "subito dopo le informazioni rese note al tavolo di trattativa dal Governo, abbiamo chiesto all'azienda di rivedere i termini della proposta perché riteniamo possibile l'individuazione di margini che rendano credibile e fattibile la trattativa con le parti sociali, e diano all'Ilva e alla siderurgia italiana le garanzie necessarie a tutela del lavoro, dei lavoratori, dei territori coinvolti, dell'ambiente, di una produzione di qualità".
Una posizione ribadita anche dal ministro Calenda in un twitter: "#ILVA proposta dell'azienda su salario ed inquadramento dei lavoratori irricevibile. Tavolo aggiornato".
Dal canto suo l'azienda ha ribadito come "il raggiungimento di un accordo in un tempo ragionevole è "importante affinché, una volta chiusa la transazione, possiamo iniziare a mettere in atto i nostri piani di investimenti. Gli investimenti che ci siamo impegnati a fare sono cruciali per migliorare la competitività di Ilva".
Per l'acciaieria più grande d'Europa, la cui crisi è culminata con il sequestro da parte della magistratura dello stabilimento siderurgico di Taranto, il fallimento è stato scongiurato solo dall'acquisto della cordata formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia. Una cordata che, dopo il rifiuto a continuare la contrattazione, si è detta contrariata dal fatto di non aver potuto nemmeno iniziare la trattativa con i sindacati.
A questo punto permangono una serie di incertezze per il futuro dell'azienda e dei lavoratori. Appare infatti difficile rescindere il contratto di vendita, in quanto sarebbe necessario dimostrare un inadempimento contrattuale. Una situazione che, inoltre, comporterebbe la necessità di una nuova gara per l'assegnazione, con tempi lunghi e un'ulteriore perdita di competitività sui mercati internazionali.