«Non è la scuola delle imprese, ma la scuola che serve alle imprese», con queste parole il presidente della rete ITS Italy Guido Torrielli sgombra il campo da qualsiasi dubbio sulla finalità degli ITS, gli istituti superiori “tecnologici”, non più “tecnici”, come si legge nella nuova definizione contenuta nella legge approvata martedì 12 luglio.
Gli ITS Academy sono la via italiana alla formazione terziaria professionalizzante, in campo da una decina di anni per soddisfare, anche se in minima parte come numeri (11mila iscritti all’anno che ora con l’attuazione del Pnrr dovrebbero diventare 22mila, 44mila a biennio), i bisogni di competenze specialistiche del tessuto produttivo italiano, attraverso bienni di specializzazione post diploma.
«Finalmente abbiamo il riconoscimento legale del sistema degli ITS, che non sono la fotocopia di quelli francesi o tedeschi. Noi interveniamo come sistema terziario co-progettato pariteticamente da mondo industriale e mondo accademico, dopo il ciclo secondario superiore che ha un’altra funzione, quella di dare conoscenze generali e “preparare” i futuri cittadini», precisa il presidente.
Grazie invece al co-design del percorso professionalizzante tra scuola e impresa, alla forte presenza di docenza aziendale e di esperienza sul campo, gli ITS preparano tecnici superiori con competenze specialistiche spendibili subito in azienda, dove c’è una carenza fortissima di risorse qualificate per affrontare le sfide del Paese: transizione digitale ed ecologica.
Punto fermo della legge: la centralità delle aziende
Nella legge, frutto di un anno di lavori alla Camera e al Senato, viene confermata e potenziata la centralità delle imprese nel modello di formazione terziaria. La presidenza, e quindi la governance, sarà espressa dal mondo imprenditoriale. Almeno il 50% della docenza sarà a cura delle imprese (fino a ieri doveva essere almeno il 35%) e il 60% delle 2mila ore previste si svolgerà in azienda.
Sono inoltre previste detrazioni fiscali fino al 30% per le imprese che finanziano gli ITS e del 50-60% per quelle al Sud. Anche l’aggiunta della parola “Academy” a ITS fa riferimento alla tradizione delle scuole di formazione delle grandi aziende nell’inserimento di nuove risorse. «Gli ITS Academy saranno dei punti di riferimento per le pmi che, da sole, non hanno le risorse per formare direttamente i nuovi assunti e che quindi, dal nostro bacino, possono attingere giovani già specializzati nelle nuove tecnologie, un bacino dove loro stesse possono dare il loro contributo con le loro docenze. L’identità degli ITS sta infatti nel tessuto imprenditoriale e industriale dei singoli territori, tessuto che fa da traino e dà senso alla presenza stessa di queste scuole che rispondono ai bisogni di competenze delle imprese», precisa il Presidente.
Quella che dovrà aumentare è l’offerta di corsi nei territori con forte domanda di risorse, non il numero di Fondazioni che è arrivata a 121 e secondo le previsioni si stabilizzerà su quelle dimensioni. L’associazione sarà a disposizione delle Fondazioni attive più piccole per supportarle sulla preparazione dei bandi per ricevere i fondi e sulla rendicontazione delle attività svolte. Tutto il sistema continuerà a essere soggetto al monitoraggio di Indire del Miur e a ricevere le premialità a seconda della capacità formativa e di placement delle singole Fondazioni», aggiunge Torrielli.
Gli obiettivi del Pnrr per il sistema degli ITS
L’obiettivo è quello di raddoppiare entro il 2025 il numero degli iscritti, passando dagli attuali 11mila a 22mila iscritti all’anno (44mila a biennio), rispondendo almeno parzialmente al fabbisogno di tecnici esperti nelle filiere italiane, come la meccanica, l’aerospazio, la mobilità e il turismo sui temi più strategici del Paese che sono il digitale, l’ambiente e l’energia.
«Abbiamo tre anni per raggiungere l’obiettivo, ma per farlo dobbiamo essere in grado di raddoppiare gli spazi e dotarci di nuovi laboratori per accogliere un numero più importante di studenti e per sensibilizzare le famiglie al valore e all’efficacia degli ITS. L’occupabilità dei ragazzi è infatti altissima, oltre l’80% con punte superiori al 90% nel settore meccatronico e ICT, visto che c’è un mismatch fortissimo tra domanda e offerta di competenze tecnologiche avanzate», precisa Torrielli.
Saranno previste borse di studio per favorire la mobilità dei giovani provenienti da territori che non esprimono tessuti produttivi con ITS e sarà incentivata la presenza femminile che è ancora residuale. Ma ora servono in tempi rapidi e certi le regole del gioco (criteri di accreditamento e di emanazione bandi e criteri di distribuzione dei fondi) e i decreti attuativi per l’erogazione dei fondi per mettere in campo le azioni necessarie per raddoppiare la portata del sistema degli ITS.
«È terminato solo il primo tempo di quella che possiamo paragonare a una partita di pallanuoto. Ora bisogna essere molto veloci nei tre tempi successivi per arrivare a conclusione del progetto e raddoppiare. Regole del gioco come secondo tempo, decreti attuativi come terzo tempo in modo che nei prossimi due anni possiamo ampliare la capienza, promuovere il sistema e “formare” nuovi docenti come quarto tempo, per giungere nel 2025 ad avere i numeri indicati e auspicati. Insomma, le istituzioni ora ci devono mettere nelle condizioni di dimostrare che siamo capaci di orchestrare questo rafforzamento del sistema, creando le infrastrutture adeguate, spazi nuovi identificabili come ITS e laboratori. Dei soldi che arriveranno 50 milioni chiediamo che siano destinati alla promozione del sistema per informare e convincere giovani e famiglie della bontà di questa scelta», conclude Torrielli.