Cos’hanno in comune la lotta al cambiamento climatico, le nuove frontiere dell’aerospazio, la scoperta di nuovi farmaci e il monitoraggio delle infrastrutture critiche? Sicuramente il fatto di rappresentare alcune delle più pressanti sfide sociali ed economiche di oggi; ma anche la possibilità di essere affrontabili tutte con le tecnologie computazionali. Ecco perché il future of computing rappresenta un settore strategico su cui investire. Il sistema Italia lo sa bene, dato che siamo settimi al mondo per ricerca scientifica e quarti per presenza di grandi infrastrutture computazionali.
Su questi temi si è recentemente concentrata Obloo Ventures con l’evento dedicato “Deepscover the Future of Computing”. Di fronte alle sfide globali, secondo l’operatore di venture capital specializzato nel deep tech le tecnologie computazionali rappresentano un’opportunità. Pensiamo anche alle risposte che possono dare in settori come la crittografia, la scienza dei materiali, le applicazioni industriali e i servizi finanziari.
Che cosa è quanto vale il future of computing
Il future of computing è l’insieme delle innovazioni e tecnologie hardware, software e delle applicazioni abilitate dal calcolo. Per la sua capacità di rispondere alle sfide globali, il settore varrà 500 miliardi entro il 2030. Le protagoniste del settore sono le startup, soprattutto quelle che trasformano i risultati della ricerca di base in prodotti e servizi per l’industria.
A tal proposito, il maggiore impatto di avrà proprio nelle applicazioni industriali, spiega Misal G. Memeo, Partner di Obloo Ventures. La ricerca nelle scienze computazionali stravolgerà settori come climate tech, l’industrial manufacturing, la cybersecurity, oltre che aerospace e industria farmaceutica. Nel settore automobilistico l’impatto sarà nel perfezionamento della guida autonoma e nell’ottimizzazione delle batterie.
Volano gli investimenti pubblici e privati
Il future of computing sta raccogliendo il forte interesse di investitori pubblici e privati. Gli operatori di venture capital si stanno muovendo con estrema chiarezza. Sul gradino più alto del podio troviamo l’intelligenza artificiale con 46 miliardi di euro. Al secondo posto il quantum computing con 1,2 miliardi di euro; ulteriori 40 miliardi di euro di finanziamenti globali governativi arriveranno nei prossimi dieci anni.
In Europa sia gli investitori privati che quelli istituzionali sono molto attivi. Nel 2024, tra fondi privati e pubblici, sono stati stanziati 200 miliardi per l’AI e 134 dal budget del Pnrr. Tra l’altro l’Europa è prima a livello globale per numero di laureati nelle materie quantistiche.
Tra le tecnologie più promettenti spiccano edge computing, computer quantistici e ottici. A livello software si segnalano XAI (AI spiegabile, cioè l’insieme di processi e metodi che permettonon agli utenti umani di comprendere i risultati generati mediante algoritmi di machine learning); DevOps (Development + Operations: metodologia di sviluppo del software che punta all’integrazione tra sviluppatori e addetti alle IT operations per lo sviluppo rapido ed efficiente di prodotti e servizi); modelli fondativi di AI e machine learning e cyber security.
Il future of computing nell’industria
In virtù delle sue continue evoluzioni, il future of computing impatterà enormemente sulle applicazioni industriali. Sicuramente aprendo scenari sorprendenti. “Attualmente ci troviamo in una fase in cui lo sviluppo di soluzioni computazionali innovative con applicazioni in ambito industriale non ha precedenti per intensità – osserva Misal G. Memeo –. Questo è attribuibile prevalentemente al miglioramento delle performance di calcolo e all’effetto dirompente che stanno avendo l’intelligenza artificiale e altri algoritmi in diversi settori e ambiti.”
Il future of computing diventa perciò il motore per migliorare produttività e qualità delle prestazioni. “La capacità di raccogliere enormi quantità di dati da sorgenti diverse, che spesso nel passato non erano estraibili per limitazioni tecnologiche, consente di alimentare modelli sempre più complessi e accurati che possono contribuire significativamente al raggiungimento di risultati altrimenti impensabili.”
Passando dalla teoria alla pratica, possiamo citare alcuni esempi concreti di ricadute positive sui processi industriali. “L’ottimizzazione dei processi, la capacità predittiva di fault detection e la possibilità di simulare nuovi prodotti e materiali sta riducendo significativamente il time-to-market con conseguente incremento degli indici di produttività e di marginalità. Il rischio di non adottare queste soluzioni porterà inesorabilmente a una perdita di competitività incolmabile.”
Opportunità anche per le pmi
Abbiamo tuttavia una buona notizia. Il sistema industriale italiano è attrezzato per cogliere tali opportunità, anche a livello di piccole e medie imprese. “Dinanzi a queste tecnologie non vedo enormi differenze in termini di rischi e opportunità tra pmi e grandi aziende, seppur ovviamente con le dovute differenze. Ogni rivoluzione tecnologica e industriale ha portato inesorabilmente all’ingresso ‘nel mondo dei grandi’ di piccole imprese e la fuoriuscita dal mercato di colossi che non si pensava non potessero rendersi conto di come le cose stavano cambiando velocemente attorno a loro stesse.”
“Se da un lato le grandi aziende hanno risorse e capacità che possono e dovrebbero fin da subito impegnare per cogliere tali opportunità, le pmi dovrebbero fare leva sulla loro straordinaria capacità adattiva e di flessibilità per adottare soluzioni computazionali innovative che potrebbero consentirgli di espandere le proprie opportunità di business. In entrambi i casi, vedo imprescindibile il coinvolgimento profondo e strutturale con il mondo del venture capital e delle start up che oggi rappresentano la frontiera dell’innovazione e che per loro stessa natura operano su scala globale grazie a tecnologie dirompenti.”