Il boom di tablet e smartphone ha portato con sé un'impennata allarmante del malware di cui i device mobili sono diventati dei veri e proprio focolai soprattutto a causa del grande numero di applicazioni gratuite disponibili, particolarmente sulla piattaforma Android. L'ingresso malware è poi facilitato dall'abbassamento della sicurezza individuale, e questo per molteplici fattori, dalla dimensione dello schermo più piccola all'uso promiscuo (personale e professionale) di questi dispositivi. Questo panorama è confermato dal Rapporto Clusit 2013, che ha toccato ogni possibile aspetto della relazione tra ICT e società: la sicurezza nel mobile, nei social media, nel Cloud, la sicurezza in sanità, nell’e-commerce, nelle pubbliche amministrazioni. Rispetto al Rapporto 2012, i dati di quest'anno appaiono più inquietanti: la frequenza degli incidenti è aumentata del 250% in un solo anno, e il cyber crime è diventato la causa di oltre il 50% degli attacchi (era il 36% nel 2012), con una crescita anno su anno del numero di attacchi di oltre il 370%. Seppur in Italia non esistano statistiche ufficiali sui danni economici provocati dagli incidenti informatici, vi sono indagini parziali di aziende private del settore che dicono che l’anno scorso dalle tasche degli italiani sono spariti 2,45 miliardi di euro, con 8,9 milioni di individui che nell’anno sono rimasti vittima di crimini informatici, una cifra che corrisponde a circa un terzo degli utenti Internet attivi in Italia nel 2012. A ciò si aggiunge che ogni impresa perde in media 78 euro per la singola compromissione di un record contenente dati personali. Eppure queste perdite non sono quasi mai solo causate da attacchi esterni ma da negligenza personale, prima causa nel 39% dei casi. A livello più generale, l’Italia appare al nono posto a livello mondiale per la diffusione di malware e soprattutto al primo posto in Europa (quarto posto a livello mondiale) per numero di Pc infettati e controllati da hacker (le cosiddette botnet). Suscita curiosità il primato di Roma nella classifica relativa alla diffusione di bot, che con 60.000 macchine compromesse stimate a maggio 2012 è seconda dietro Taipei. E non è da meno Milano che si colloca al primo posto in Italia, e settimo in Europa, per gli illeciti informatici.