HomeProcess AutomationI numeri dell’automazione industriale, in attesa del piano Transizione 5.0

I numeri dell’automazione industriale, in attesa del piano Transizione 5.0

Il mercato cresce del 14%, ma le imprese rallentano gli investimenti in attesa che il piano Transizione 5.0 sia attivo. Raffaele Spallone del Mimit parla della complessità della misura, indicando che è quasi in dirittura d'arrivo.

Leggi la rivista ⇢

  • n.305 - Settembre 2022
  • n.304 - Luglio 2022
  • n.303 - Giugno 2022

Ti potrebbero interessare ⇢

Nicoletta Buora

Il comparto italiano dell’Automazione Industriale conferma l’andamento positivo anche per il 2023: il mercato vale 8 miliardi di euro ed è cresciuto del 14%. Sono i dati dell’Osservatorio dell’Industria Italiana dell’Automazione rilasciati ieri da Anie Automazione, la Federazione che rappresenta le imprese del settore.

Andrea Bianchi

“Il dato di preconsuntivo è leggermente inferiore rispetto alle previsioni che indicavano una crescita del 16%, ma è da leggere come un segnale positivo, nonostante alcuni fattori frenanti come l’incertezza geopolitica e le problematiche legate all’approvvigionamento di componenti elettronici e materie prime”, ha commentato Andrea Bianchi, presidente di Anie Automazione, durante l’evento di apertura della manifestazione Sps Italia attualmente in corso.

Accanto al panorama di grande incertezza per l’economia mondiale, che sta portando le imprese a rallentare gli investimenti, in Italia un’altra condizione sta letteralmente paralizzando gli investimenti: l’attesa del decreto attuativo e delle regole del piano di incentivi Transizione 5.0.

Il piano Transizione 5.0 in dirittura di arrivo

“La complessità della misura è il motivo del ritardo della sua messa in funzione”, ha spiegato Raffaele Spallone, direttore divisione digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi del Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo al convegno e confermando che il decreto attuativo è alle fasi finali.

Raffaele Spallone

“Abbiamo costruito una misura che è di fatto un inedito nel panorama dei progetti di incentivazione europei: si tratta di un incentivo fiscale finalizzato al digitale con un focus sul green. È, inoltre, una misura ‘automatica’, che non è stato facile negoziare con la Commissione Europea.

Tuttavia, è piaciuta molto, al punto che la Commissione ne ha fatto una misura flagship di tutto il REPowerEU, aggiungendo agli iniziali 4 miliardi di euro ulteriori 2 miliardi e portando il piano Transizione 5.0 a 6.3 miliardi di euro.

Transizione 5.0 è una misura necessaria per la competitività, che può incentivare la grande impresa, la multinazionale che viene ad investire in Italia, fino alla Pmi manufatturiera e la piccola realtà di ristorazione, ma è anche una sfida estremamente complessa”.

Relativamente alla competitività, Spallone ha anche citato un recente rapporto Istat, dal quale emerge che tecnologie digitali particolarmente avanzate quali Robotica, IIoT, Realtà Aumentata sono utilizzate da meno del 4% delle imprese italiane.

L’Industria manifatturiera italiana: bene automotive, pharma e automazione

Prima di addentrarsi nei numeri dell’Automazione, Bianchi si è soffermato sull’andamento del manifatturiero dove i settori cresciuti maggiormente sono l’automotive, grazie soprattutto al rimbalzo rispetto al calo degli anni precedenti, il farmaceutico, che mantiene invece un passo costante e i settori Computer e prodotti di elettronica e Macchinari e apparecchiature elettriche riconducibili più in generale al settore dell’automazione, che hanno avuto una crescita maggiore del valore medio dell’intero settore manifatturiero.

La crescita più debole del mercato manifatturiero può essere spiegata dal ridimensionamento della produzione industriale, che è stato marcato nei settori energy-intensive quali carta, chimica, metallurgia, i quali hanno risentito maggiormente dei rincari energetici, e in quelli legati alla filiera delle costruzioni.

I comparti ad alta e medio-alta tecnologia, in cui si collocano la farmaceutica e le tecnologie elettrotecniche ed elettroniche hanno avuto invece una maggiore dinamicità e migliori opportunità.

A confermare questi dati, frutto di elaborazioni del Centro Studi Confindustria su dati Istat, è l’andamento del mercato dell’Automazione che dall’analisi di Anie Automazione è scresciuto del 14%.

Uno sguardo al mercato italiano dell’automazione

Nel 2023 il comparto Automazione industriale, manifatturiera e di processo, ha proseguito nel percorso espansivo degli anni precedenti, sostenuto dalla crescente domanda di automazione e digitalizzazione dei processi produttivi.

Le vendite interne nel dettaglio per segmenti merceologici evidenziano una crescita diffusa, con andamenti sostenuti per le tecnologie della meccatronica e automazione discreta (azionamenti elettrici) e del networking e controllo (Plc-I/O, Hmi, Ipc).

Prosegue il trend positivo del segmento Software, dove l’andamento degli ordinativi conferma la tenuta anche nei prossimi mesi dei software industriali, di cybersecurity, IIoT, AI e GenAI.

In merito alla destinazione dei componenti e sistemi per l’Automazione industriale, i primi settori si confermano la Meccanica con il 14% seguita da Alimentare e Packaging entrambi al 9%.

Scenario macroeconomico: Pil mondiale stabile da tre anni

I dati del Fondo Monetario internazionale (IMF) ci dicono che per tre anni, globalmente, la crescita è costante sul valore di 3,2% annuo, rispetto a un Pil mondiale che negli anni pre-Covid era intorno al 3,8%.

Tra le tendenze emergono differenze rispetto alle aree geografiche e un progressivo rallentamento delle economie avanzate, sul quale grava, in particolare, l’Eurozona più lenta contro un maggior dinamismo degli Stati Uniti, anche se negli ultimi mesi si nota un certo rallentamento nelle stime per il 2024 e 2025.

Più sostenuta è, invece, la crescita delle economie emergenti e in via di sviluppo con previsioni interessanti. “Tuttavia, le stime recenti dell’IMF sono state tutte riviste verso il basso, salvo per l’Italia e la Cina per le quali si prevede una maggior crescita”.

L’Italia nell’eurozona non se la passa male

Focalizzandoci sulla realtà Italiana, il 2023 ha segnato una crescita del Pil dello 0,9% sostenuta prevalentemente dalla domanda interna. Crescita che è riconducibile al contributo degli investimenti fissi lordi (+1,0%) e dei consumi delle famiglie (+0,7 %), di quello più contenuto delle esportazioni nette (+0,3 per cento) e dei consumi collettivi (+0,2%). Le scorte hanno invece sottratto 1,3 punti all’evoluzione del Pil.

Le tendenze del Pil in media d’anno hanno mostrato un evidente rallentamento, in particolare nella seconda parte dell’anno, da ricondurre anche al fatto che negli anni precedenti post-Covid abbiamo assistito a un’effervescenza della crescita dopo il crollo del 2020. “Se vogliamo leggere questi dati con ottimismo, il nostro Paese è l’economia, tra le quattro principali dell’eurozona (Francia, Germania, Italia, Spagna) che è cresciuta in modo più significativo”, ha commentato Bianchi.

Con riferimento agli investimenti, la buona performance è sostenuta dalla spesa nel settore delle costruzioni, mentre per gli impianti e i macchinari la crescita nel 2023, al netto dell’acquisto dei mezzi di trasporto, è rallentata: + 3,2 contro il +8,7% del 2022.

Ora si guarda alle opportunità che deriveranno dal nuovo programma di incentivazione, Il Piano Transizione 5.0, di cui stiamo attendo il decreto attuativa, che dovrebbe essere in dirittura di arrivo

I numeri dell’automazione industriale, in attesa del piano Transizione 5.0 - Ultima modifica: 2024-05-29T18:30:00+02:00 da Nicoletta Buora