Cristina Apuzzo, GELLIFY
In questo nuovo appuntamento portiamo sotto i riflettori un elemento critico del nostro ecosistema industriale: non solo la debolezza o a volte la totale assenza di uno scudo cyber che protegga le nostre aziende, ma anche la necessità di un’adeguata consapevolezza nei confronti delle minacce informatiche, per garantire la competitività del nostro sistema produttivo. Ne parliamo con i founder di Cyber Evolution.
Dietro la tecnologia di LECS, sviluppata dal team di Cyber Evolution, c’è una missione etica.
Se è vero, infatti, che la digitalizzazione generale del mercato a cui si è assistito negli ultimi anni ha offerto soluzioni innovative a vecchi e nuovi problemi, è pur da notare che la rapidità di questo processo, accelerato ulteriormente dalla pandemia, ha lasciato molte aziende scoperte su alcuni fronti e senza adeguate protezioni dai pericoli della rete.
L’idea di LECS è quella di colmare questo vuoto, offrendo un sistema di cybersecurity flessibile e facile da implementare. Su questi presupposti, Cyber Evolution ha partecipato alla prima edizione di Forward Factory, portando la propria innovazione al servizio del digital manufacturing ed entrando in contatto con player chiave del settore manifatturiero.
Dopo il loro percorso nell’acceleratore, abbiamo intercettato i founder della startup – Roberto Camerinesi, Marco Camerinesi, Pio Paoloni, Paolo Romanucci e Tonino Celani– per approfondire la tecnologia di LECS e il loro percorso in Forward Factory.
Da dove nasce l’idea per la startup e come funziona?
LECS si occupa della sicurezza di reti interne per corporate e sistemi industriali. Il progetto nasce da una missione etica di capillarizzare la cybersecurity in ogni ambiente, abbattendo le barriere di complessità d’installazione dei sistemi di sicurezza informatica. Infatti, come ethical hacker, ovvero come professionisti della cybersecurity che utilizzano le tecniche degli hacker per individuare e correggere eventuali punti deboli nei sistemi informatici, troviamo spesso infrastrutture vulnerabili, a cui manca un’adeguata protezione interna.
Cosa differenzia LECS rispetto ai concorrenti già sul mercato?
Innanzitutto, la sua facilità di implementazione. Per la nostra missione, avevamo bisogno di rendere accessibile qualcosa di molto complesso, quindi il primo focus è stato rendere il sistema letteralmente Plug&Play, o come diciamo noi, Plug&Safe. È possibile installare LECS in meno di dieci minuti e senza configurare nulla, con un vantaggio considerevole in termini economici e di tempo, coprendo tutte le zone della rete dove firewall e antivirus non riescono ad arrivare.
Inoltre, LECS è una Blackbox ispirata a tecnologia aeronautica che lo rende di fatto impenetrabile ad attacchi diretti, ai quali risponde creando una vera e propria barriera cyber-fisica per proteggere il bersaglio e isolare l’attaccante. Il suo asso nella manica, poi, è la sua versatilità: si adatta facilmente ad ogni ambiente e alle tecnologie già presenti.
Perché avete deciso di candidarvi alla selezione di Forward Factory?
Abbiamo trovato molto affine sia il focus del programma che le modalità di erogazione: presenza di mentor specifici, tempi rapidi e, soprattutto, le collaborazioni per i PoC, che rappresentano un peer to peer di confronto in campo reale estremamente utile.
Qual è stata la vostra esperienza relativamente al rapporto con le corporate partner durante lo sviluppo dei POC?
Le corporate sono state molto disponibili nella ricerca di innovazione. Per noi è stata un’esperienza fantastica in termini sia tecnici che personali.
Con ben quattro PoC abbiamo avuto use-case molto diversificati, come IT, OT, Mixed e Embedded. Essendo la nostra tecnologia molto tecnica, ci siamo confrontati prevalentemente con IT Manager, responsabili dell’innovazione ed automazione ma anche figure commerciali, finance e CEO, per valutazioni e feedback di diversa natura.
Che processo avete seguito per sviluppare i POC?
Grazie alla rapidità d’installazione di LECS, abbiamo utilizzato un approccio hands-on fin da subito, installandoli direttamente in alcune aree produttive o in ecosistemi estesi non produttivi.
Per validare la nostra tecnologia abbiamo usato un approccio “scientifico”, realizzando attacchi controllati e mirati all’infrastruttura della corporate prima di implementare LECS, ripetendoli poi dopo l’installazione per misurare le KPI di performance tecniche. I risultati sono stati molto soddisfacenti. Dopo le prove, inoltre, abbiamo lasciato in demo per diversi mesi la nostra tecnologia, per mostrare report e classificazioni sullo stato della rete, mostrando le nostre value proposition dei sistemi di notifica e reazione.
Come sono cambiate (se sono cambiate) le vostre prospettive relativamente al modello di business della startup dopo l’esperienza vissuta con Forward Factory?
Grazie ai POC siamo riusciti non solo a validare diversi aspetti del nostro business model, ma anche a migliorarlo, grazie ai preziosi feedback delle corporate e del programma in generale, integrando una versione embedded per determinati scopi di rivendita e canali commerciali.
Dietro le quinte del progetto
“Forward Factory Backstage” racconta “dall’”interno” l’esperienza degli attori rilevanti del programma dell’acceleratore digital manufacturing della Rete Nazionale Acceleratori CDP, dando voce alle corporate e alle startup che hanno intrapreso il percorso del primo batch nel 2022.
Siete curiosi di saperne di più? Seguite l’editoriale Forward Factory Backstage!