Formazione 4.0: il Credito d’imposta, i Fondi professionali e gli Incentivi regionali
Cos’è e quando viene introdotto il Credito d’imposta per la Formazione 4.0
Le spese sostenute per la formazione del personale dipendente, in ambito 4.0, sono state oggetto di un’importante agevolazione nel corso degli anni. Alle imprese è stato infatti concesso un credito d’imposta per le attività formative, in specifiche aree di acquisizione o consolidamento delle competenze. Introdotta nel 2018, con la Legge di Bilancio (art. 1, c. da 46 a 56, Legge n. 205/2017), l’agevolazione è stata riconfermata nel corso dei vari esercizi, perché ritenuta uno strumento utilissimo. Tuttavia, con la Legge di Bilancio 2021 (art. 1, c. 1.064, lettere i) la fruibilità del credito è stata limitata, prevedendone la scadenza al 31 dicembre 2022, e provocando il malcontento dell’intera platea imprenditoriale. Nella Legge di Bilancio 2022, infatti, non è stata introdotta alcuna proroga, confermandone quindi l’operatività fino alla fine dell’anno de quo – come già anticipato nella Finanziaria 2021. Le discipline normative sono rimaste fedeli alla primordiale statuizione, se non con modifiche variabili delle aliquote. Esse definivano le spese di formazione, per il personale dipendente, come quelle “finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese”. Tutto questo nell’ambito del Piano Transizione 4.0 (da ultimo) e inizialmente nel Piano Nazionale Impresa 4.0.
Gli ambiti operativi 4.0
In particolare, venivano considerate ammissibili le attività di formazione che riguardavano vendite e marketing, informatica, tecniche e tecnologia di produzione, in specifici ambiti operativi 4.0. Qui li citiamo tutti.
- Big Data e analisi dei dati
- Cloud e Fog Computing
- Cybersecurity.
- Simulazione e sistemi cyberfisici.
- Prototipazione rapida.
- Sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR).
- Robotica avanzata e collaborativa.
- Interfaccia uomo-macchina.
- Manifattura additiva (o stampa tridimensionale).
- Internet delle cose e delle macchine.
- Integrazione digitale dei processi aziendali.
Le aliquote variavano in base alla dimensione aziendale, e potevano subire variazioni in addendum, per specifiche condizioni di svantaggio. Le attività formative potevano essere realizzate con personale docente interno all’azienda. Ma anche tramite soggetti esterni accreditati, attraverso università pubbliche o private, o chiedendo il supporto di Istituti Tecnici Superiori. Questo, però, fino al maggio del 2022.
L’attuale disciplina per il Credito d’imposta Formazione 4.0
Con la Legge di Bilancio 2022, il Credito d’imposta per la formazione 4.0 è stato definitivamente stralciato dalle previsioni normative, non essendoci alcuna menzione a riguardo. L’agevolazione ha continuato ad esistere in virtù delle disposizioni riportate nella Legge di Bilancio 2021. Queste disposizioni estendevano a tutto il 2022 la possibilità di utilizzare il credito, seppur con aliquote già ribassate rispetto agli anni precedenti. La Legge stabiliva che, per le spese ammissibili in formazione 4.0, nel 2022 sarebbero stati riconosciuti i seguenti crediti.
- 50% (non oltre i 300mila euro), alle piccole imprese.
- 40% (non oltre i 250mila euro) alle medie imprese.
- 30% (non oltre i 250mila euro), alle grandi imprese.
Nel mese di maggio 2022, il Decreto Energia e Investimenti (anche noto come Decreto Aiuti, approvato il 2 maggio 2022 dal CdM,) ha modificato nuovamente la materia relativa al credito d’imposta, con riferimento al piano Transizione 4.0. L’intervento è stato sulle aliquote relative all’agevolazione per investimenti in beni immateriali 4.0 e per formazione 4.0. Sono stati lasciati tutti gli altri crediti immutati, secondo quanto disposto dalla Finanziaria per il 2022. Tutto ciò avveniva tra lo stupore della platea imprenditoriale. Dopo poco più di sei mesi, la misura sarebbe comunque sparita! Dunque, l’articolo 21 del “nuovo” Decreto stabiliva questi nuovi crediti.
- 70% (non oltre i 300mila euro) per le piccole imprese (dal precedente 50%).
- 50% (non oltre i 250mila euro) per le medie imprese (dal precedente 40%).
- 30% (non oltre i 250mila euro), per le grandi imprese (immutato).
Dopo l’iniziale entusiasmo, è stato chiaro che la modifica non avrebbe portato a grossi cambiamenti. L’aumento delle aliquote sarebbe stato applicabile solo qualora l’erogazione delle attività formative fosse provenuta da specifici soggetti. E così, con l’articolo 2 del Decreto Direttoriale del MIMIT (allora MiSE) del luglio 2022 venivano chiarite le condizioni per l’applicazione della maggiorazione.
I soggetti accreditati per la Formazione 4.0
Per quanto riguarda i soggetti, sono stati confermati quelli già individuati in precedenza. Quelli cioè accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso Regioni e Province, Università, i soggetti incaricati presso i fondi interprofessionali, gli ITS e i soggetti in possesso della certificazione di qualità Uni En ISO 9001:2000 settore EA 37. Si sono poi aggiunte due nuove tipologie di formatori 4.0. Si tratta degli otto Competence Center 4.0 e dei trenta EDIH, gli European Digital Innovation Hub, poli innovativi che supportano le imprese nelle sfide digitali. Pertanto, al momento, restano in vigore le suddette regole, in quanto sono le ultime stabilite. Anche se, di fatto, non è più possibile fruire dell’agevolazione. La Legge di Bilancio per il 2024 non ha riservato sorprese e ora tutto è concentrato sulla formazione nel Piano Transizione 5.0.
Quali sono gli altri strumenti per la Formazione 4.0
I Fondi
In attesa di una reintroduzione del credito d’imposta per la formazione 4.0, le imprese possono indipendentemente utilizzare altre forme di supporto economico. Con il medesimo intento di offrire, ai dipendenti, un accrescimento delle proprie competenze, restando nell’ambito tecnico prescelto. Attraverso speciali Fondi, sarà quindi possibile restare competitivi e aggiornati.
Con l’articolo 118 della Legge n. 388 del 2000 (Legge finanziaria per il 2001) sono stati introdotti i Fondi Paritetici Interprofessionali Nazionali per la Formazione Continua. Probabilmente è questo l’unico strumento ad oggi costantemente utilizzato dalle aziende. I Fondi sono fondamentalmente associazioni promosse da organizzazioni datoriali e sindacali, e gestiti da organismi autorizzati. Questi fondi sono finanziati con una quota pari allo 0,30% dei contributi destinati all’INPS “dal monte salario di ogni singolo dipendente”. Le somme si accantonano e le aziende aderenti possono attingere dal Fondo per finanziare la formazione e offrire ai propri dipendenti un aggiornamento continuo.
La vigilanza dei Fondi è stata, in passato, affidata all’ANPAL (l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro). L’Ente, però, è stato soppresso. Dal 1° marzo 2024 le sue funzioni sono state attribuite al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Anche l’elenco dei Fondi interprofessionali operativi è traslato sul sito del dicastero.
Esistono, poi, anche i Fondi bilaterali, istituiti per finanziare gli interventi formativi destinati ai lavoratori in somministrazione. Ogni Fondo, in modo diverso, promuove la sua offerta formativa inerente a diverse tematiche, tra cui anche quelle che rientrano nel Piano Transizione 4.0. Ci sono Fondi, ad esempio, che pubblicano Avvisi e Bandi. Altri che operano tramite “Conti aziendali”. Altri ancora con “Conti aggregati”, tramite l’accantonamento del capitale versato dall’azienda, in un conto specifico al quale si può poi far riferimento, quando necessario. In considerazione del forte interesse in tema Transizione 4.0, nell’ultimo biennio sono partiti diversi progetti formativi in materia. Così, a chi non lo avesse ancora fatto, si consiglia di aderire a uno dei Fondi. Pensiamo a Fondimpresa, uno tra i più noti. Dal 14 novembre 2023 al 9 aprile 2024 ha accolto i Piani delle imprese, per finanziare la formazione in ambito Green Transition e Circular Economy. Recentemente, poi, ha riaperto i termini per i piani formativi sul Conto Formazione delle PMI aderenti di minori dimensioni. Nel mentre, sono state incrementate anche le risorse per la formazione a sostegno dell’innovazione digitale e/o tecnologica di prodotto e/o di processo nelle imprese aderenti.
C’è poi il Fondo Nuove Competenze, uno strumento di politica attiva, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo e gestito (in passato) da ANPAL. Nato per supportare la formazione nelle competenze digitali di base e specifiche, al momento è in attesa di rifinanziamento.
Gli Incentivi regionali
Esistono poi numerosi incentivi regionali. Tra le varie, la Lombardia è probabilmente la Regione che promuove in modo più incisivo i percorsi formativi. Lo fa per favorire lo sviluppo del capitale umano in diversi ambiti, tra cui anche quello afferente a Transizione 4.0. Attraverso “Formazione Continua”, ad esempio, sono concessi voucher aziendali, con riferimento ai corsi in catalogo. Tra questi ci sono anche quelli in ambito Industria 4.0. Salvo esaurimento delle risorse, c’è tempo fino al 28 novembre del 2024 per presentare on-line la domanda di voucher. Sempre in Lombardia, il 5 settembre 2023 è partita la misura “Linea Competenze 21-27 per l’innovazione green e digitale delle imprese lombarde”, per sostenere la formazione nell’ambito delle transizioni gemelle. La dotazione finanziaria, pari a 5 milioni di euro, è spalmata su sei annualità. Ci sono 500mila euro nel 2023, 1,5 milioni nel 2024, un milione rispettivamente nel 2025 e nel 2026, e 500mila euro per ognuno degli anni 2027 e 2028.
Anche la Regione Piemonte, con il contributo del Fondo Sociale Europeo, investe sulla formazione dei dipendenti delle imprese locali. Favorisce l’aggiornamento, la qualificazione e riqualificazione delle loro competenze professionali. Con D.G.R. n. 22-7320/2023 è stato approvato l’Atto di Indirizzo per la formazione individuale continua e permanente. Le risorse sono pari a 15 milioni di euro, da destinare ai vari bandi di prossima apertura. Sul portale ufficiale della Regione sono indicati i diversi bandi in arrivo nel 2024 e quelli già attivi.
Diretta all’obiettivo, poi, la Regione Emilia-Romagna, con un vasto catalogo di percorsi formativi. Sono tutti finalizzati a rafforzare le conoscenze e le competenze dei cittadini e dei lavoratori, per renderle adeguate a sostenere le transizioni ecologica e digitale. I bandi, finanziati con risorse del Pr Fse Plus 2021-2027, sono pubblicati sull’apposita pagina della Regione e sono aggiornati di continuo.