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Finalmente, dei microprocessori di legno

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La Redazione

Era ora. E’ dalla fine degli anni ’70, quando sono arrivati sul mercato i primi microprocessori, che si ipotizzava l’avvento di una wood-generation, ecosostenibile, rispettosa dell’ambiente, ecologica e soprattutto elegante. Il merito è dei ricercatori dell’università del Wisconsin (Madison, USA), stimolati nel loro progetto dalla constatazione che solo nel 2014 erano stati prodotti circa 75 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con tutte le conseguenze del caso per l’ambiente. Obiettivo del progetto: dimostrare che è perfettamente possibile sostituire il silicio che serve come supporto ai microcircuiti logici, con delle nanofibre di cellulosa estratte dalle piante. Questi filamenti, infatti, riescono a formare, una volta opportunamente intrecciate, un film compatto, flessibile e trasparente che si degrada naturalmente senza inquinare. Da qui a definire “di legno” un microprocessore con questo supporto organico ovviamente ce ne passa, ma non si dimentichi che questo stesso supporto è la parte di maggior dimensione di un chip. Il passo successivo è stato quello di riuscire a stampare sul substrato di cellulosa i transistor e i circuiti in materiale semiconduttore che costituiscono il “core” del chip stesso, garantendo assenza di difetti e capacità di sopportare calore senza degrado di prestazioni. E pare che siano riusciti in questa impresa per certi versi folle, stampando 1500 microtransistor su un supporto di 5x6mm. Ma resta un’obiezione di fondo: se il supporto in cellulosa è biodegradabile, lo stesso non si può dire dei microcircuiti in arseniuro di gallio, materiale tossico. Al riguardo, i ricercatori avrebbero affermato che il processo produttivo da loro ideato permette un uso nettamente inferiore di materiali tossici. Purtroppo però gli attuali processi produttivi della microelettronica in silicio hanno raggiunto, come costi, livelli di estrema ottimizzazione con cui il microprocessore di legno non può competere. Non è comunque da escludere che un qualche nerd ecologista decida di spendere di più per salvare il pianeta.

Finalmente, dei microprocessori di legno - Ultima modifica: 2017-03-19T08:00:48+01:00 da La Redazione