Non si tratta di un nuovo tipo di impianto eolico, come il titolo potrebbe lasciar intendere, ma di un sistema capace di immagazzinare energia dai campi elettromagnetici presenti nell’ambiente, quindi nell’aria, per caricare batterie e piccoli dispositivi elettronici. L’inventore è uno studente tedesco, in particolare del corso di Digital Media dell’Università di Brema. Il ragionamento alla base della sua invenzione è molto semplice: la omnipresenza di campi elettromagnetici è implicita nel fatto che ovunque vi sono flussi di corrente, e molti di questi campi sono forti abbastanza (soprattutto nelle vicinanze di tralicci e linee elettriche) da permettere il recupero dell’energia di cui sono portatori, tramite bobine e diodi ad alta frequenza. Quindi, un nuovo modo per attuare quello che viene chiamato “Energy Harvesting”, così come il dispositivo che permette l’operazione viene denominato “Harvester”. L’obiettivo si potrebbe dire che sia quello di un’esasperata sostenibilità, con fine ultimo quello di non sprecare nulla o meglio fare tesoro di quello che normalmente non viene preso in considerazione in quanto troppo limitato come quantità per essere sottoposto a commercializzazione o troppo “costoso” come tempo da dedicare per recuperarlo, in questo caso la raccolta dell’energia nell’aria, tempo che magari una persona potrebbe anche avere. Dennis Siegel, questo il nome dello studente, spiega nel suo sito come sia possibile realizzare due tipi diversi di harvester, un primo modello per basse frequenze, al di sotto dei 100Hz e uno più performante per la raccolta di energia da radio broadcast (~100MHz), GSM (900/1800MHz), o Bluetooth e WLAN (2,4GHz). Da notare che l’energy harvesting è un campo di indagine in cui anche grandi multinazionali si stanno impegnando e potrebbe rappresentare una nuova frontiera anche nel campo dei dispositivi personali per raccogliere l’energia che è nell’aria, a disposizione di tutti, senza costo.