Con Decreto del MiSE, pubblicato lo scorso 12 febbraio, sono specificate le direttive per la ricezione e la valutazione delle domande relative ai contratti di sviluppo per le filiere produttive italiane.
Il MiSE ha elaborato un insieme di programmi, d’investimento e di riforme, collegati alle aree di intervento definite prioritarie dalla Commissione europea. Le progettualità afferiscono a quattro missioni del PNRR (M1C2, M2C2, M4C2, M5C1).
In particolare, il Decreto in questione dà attuazione dell’Investimento 5.2 “Competitività e resilienza delle filiere produttive” della Missione 1, Componente 2 (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo) del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Allo stesso tempo, si dà sostanza all’agevolazione statale dei contratti di sviluppo, interessante strumento per il sostegno di programmi di investimento produttivi strategici ed innovativi di grandi dimensioni.
Gli obiettivi e le filiere produttive prioritarie
Le agevolazioni sono finalizzate al sostegno diretto delle imprenditorie italiane, frenate dagli effetti negativi della crisi pandemica, in modo che le stesse realtà economiche nazionali riescano a colmare il ritardo degli investimenti, anche in un’ottica comparativa, europea e globale. In particolare, il Decreto individua le filiere produttive, anche emergenti, oggetto di sostegno attraverso l’Investimento 5.2., strategiche per la crescita del Sistema Italia.
Sono considerate prioritarie specifiche filiere, ovvero design, moda e arredo; automotive; microelettronica e semiconduttori; metallo ed elettromeccanica; il comparto chimico/farmaceutico e agroindustria. In particolare, alle prime quattro filiere è riservata una quota non inferiore al 60% delle risorse – anche se, qualora necessario, potrebbero esserci delle revisioni funzionali, in corso d’opera.
La dotazione finanziaria
Oltre ai 400 milioni di euro, come disposto nella Legge di Bilancio 2022 – che diventano 250 milioni nel 2023 e 100 milioni per ogni anno dal 2024 al 2036 – la dotazione finanziaria dei contratti di sviluppo prevede ulteriori 750 milioni, dalle risorse PNRR, per progetti d’investimento legati alla digitalizzazione, innovazione e competitività delle filiere del Made in Italy.
Una quota minima del 40% sarà destinata al finanziamento di progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
I beneficiari
I programmi possono essere realizzati da un gruppo di imprese, operanti nella stessa filiera, che presentino dei singoli progetti di investimento strettamente connessi tra loro, a condizione che risultino “funzionali alla nascita, allo sviluppo o al rafforzamento della filiera medesima”.
È comunque possibile accedere al beneficio come singola impresa, sempre che il programma di sviluppo presenti importanti elementi di integrazione con la filiera di appartenenza, riuscendo comunque a produrre effetti positivi (sviluppo e rafforzamento) anche sugli altri attori della filiera, seppur non partecipanti.
Questa interconnessione diventa importante ai fini della domanda, considerando che dovranno essere indicati i rapporti di natura produttiva e/o commerciale tra l’impresa richiedente e gli altri attori della filiera. Bisognerà dimostrare (o, quantomeno, illustrare) come il programma di sviluppo potrà apportare benefici, economici e produttivi, all’intero gruppo operativo.
Le attività inammissibili
Le agevolazioni previste dal Decreto non sono ammesse per una serie di attività specifiche che, pur ricomprese nella macrocategoria delle filiere, non vengono considerate attività strategiche. In particolare, risultano inammissibili le attività connesse ai combustibili fossili, compreso l’uso a valle.
Sono poi ammissibili quelle che generano emissioni di gas a effetto serra (con determinati parametri) o connesse alle discariche di rifiuti, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico biologico. Sono altresì vietate tutte le attività il cui smaltimento potrebbe causare un danno all’ambiente.
Il principio DNSH (Do no significant harm) del PNRR
Le agevolazioni, infatti, sono riconosciute solamente ai progetti di investimento ecosostenibile. Come stabilito dalla Commissione europea, sono esclusi i settori “harmful”, ovvero quelli che potrebbero potenzialmente violare il principio del DNSH (Do No Significant Harm).
Il rispetto di tale clausola deriva dall’articolo 17 del regolamento (UE) n. 2020/852, secondo il quale i programmi di sviluppo, come tutte le misure del PNRR, devono soddisfare il principio DNSH, ovvero non arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali.
A livello europeo, qualora non si rispetti questa disposizione, non sarà possibile accedere ai finanziamenti del Recovery and Resilience Facility.
Gli obblighi delle imprese
Nel momento in cui viene presentata la domanda di accesso al beneficio, l’impresa (o il gruppo) si assumerà una serie di impegni. Oltre al rispetto del principio DNSH, bisognerà tener conto anche dell’aspetto occupazionale.
Per la realizzazione del programma di sviluppo, se richiesto, l’impresa dovrà infatti impiegare percettori di reddito, disoccupati di seguito a procedure di licenziamento collettivo, o lavoratori di aziende coinvolte da tavoli di crisi attivi presso il MiSE.
La tempistica
Lo sportello sarà aperto sia per le nuove domande che per quelle già presentate in passato – su iter agevolativi poi sospesi, per mancanza di risorse finanziarie. In tutti i casi, i progetti dovranno afferire a programmi di sviluppo relativamente recenti, cioè non avviati prima del 01/02/2020.
Sarà necessario che la domanda presenti una serie di elementi utili al gestore, per poter accertare il possesso dei requisiti necessari. La procedura sarà a sportello, ovvero la verifica avverrà in ordine cronologico di presentazione delle domande. Non oltre il 31 marzo 2022, sul sito del MiSE sarà resa disponibile la modulistica utile alla presentazione delle domande di contratto di sviluppo e, nei prossimi mesi, con un decreto direttoriale ministeriale, sarà fissata la data di apertura dello sportello agevolativo.
La peculiarità
Nel decreto non è previsto il divieto di doppio finanziamento, in relazione alle risorse del bilancio statale. Tuttavia, vi è incompatibilità con alcune, tra quelle europee.