Il Metaverso ci riguarderà da vicino nella nostra vita quotidiana, nelle esperienze di acquisto, nel tempo libero, nella formazione e nel lavoro. Avremo a disposizione dei visori 3D che, da un lato, ci immergeranno in un mondo virtuale interconnesso a tre dimensioni dove ci muoveremo con il nostro avatar-gemello virtuale e che, dall’altro lato, arricchiranno il mondo fisico di realtà aumentata con immagini e scritte sovraimpresse agli oggetti e all’ambiente circostante.
Il termine è stato coniato da Neal Stephenson nel 1992 nel libro di fantascienza cyberpunk “Snow Crash”, che già trent’anni fa prefigurava una realtà virtuale condivisa tramite internet, dove muoversi in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Ma è sulla bocca di tutti dall’annuncio di Facebook di chiamare “Meta” la holding del Gruppo che controlla le piattaforme Facebook, Whatsapp e Instagram e di avviare un nuovo progetto con questo nome. Subito dopo Microsoft ha annunciato che integrerà già quest’anno il Metaverso nella piattaforma Teams, con una funzionalità che permetterà di partecipare alle riunioni di lavoro con un avatar.
Il protocollo del Metaverso e il suo molteplice impatto
«Il Metaverso», ha spiegato Tony Parisi, pioniere della realtà virtuale, in occasione del primo Summit italiano sui nuovi sviluppi tecnologici e il loro impatto sulle nostre vite, «è una evoluzione tridimensionale di Internet, un nuovo protocollo tecnologico che avrà un suo codice e una completa interoperabilità con i diversi sistemi, sia hardware che software».
Poiché il suo sviluppo è in corso, l’esperto americano propone 7 regole perché si segua una logica di democraticità e inclusività. Nei prossimi anni vivremo una massiva diffusione di mondi virtuali tridimensionali in rete che, potenzialmente, potranno rappresentare qualsiasi dimensione fisica con molteplici utilizzi: informativi, relazionali, formativi e lavorativi, in modalità sempre più immersive, oltre il gaming che è l’ambito in cui è già più diffusa la realtà virtuale.
Le tecnologie immersive XR (extended reality) di virtual reality (VR) e augmented reality (AR), che sono interfacce ideali verso il nuovo paradigma tecnologico, sono protagoniste di questo cambiamento in atto, perché sono le prime a poter simulare la realtà tridimensionalmente, con l’obiettivo è quello di far provare emozioni sempre più simili a quelle vissute tramite esperienze fisiche.
«Le tecnologie del Metaverso consentiranno di unire il mondo fisico al mondo virtuale, trasformando le narrazioni in esperienze e simulando o potenziando sempre di più la realtà fisica in tanti ambiti. Siamo coscienti che questo salto di paradigma cambierà per sempre il nostro modo di vivere, ma siamo fiduciosi che il Summit di oggi sia solo il primo passo di un dialogo serio e costruttivo che accompagnerà il cambiamento, ipotizzando fin d’ora le opportunità e i rischi che porterà», spiega Lorenzo Cappannari, Ceo e co-founder di AnotheReality. La società, specializzata nello sviluppo di soluzioni immersive XR (extended Reality) per le aziende, ha organizzato On|Metaverse Summit a Milano, in forma ibrida, in collaborazione con Velvet Media, BTO Research, BID - Break In Data e Skilla e-Learning solutions.
Secondo gli esperti, dunque, con il Metaverso si aprono due strade: quella di una narrazione che si trasforma in esperienza e quella della dematerializzazione che, finora legata soprattutto al cartaceo e al multimediale, sarà estendibile a qualsiasi ambito, con luoghi fisici, persone e oggetti che avranno un corrispettivo virtuale, dando vita a nuove versioni di realtà e a nuove economie.
Le 7 regole del Metaverso
Tony Parisi, head of VR/AR Brand Solutions in Unity, co-creatore del linguaggio che ha permesso lo sviluppo della VR e del Metaverso; con lo sviluppo di standard e protocolli internazionali, propone le 7 regole del Metaverso.
- Il Metaverso è uno, una rete interconnessa di contenuti tridimensionali.
- Il Metaverso è per tutti: deve migliorare la vita alle persone, quindi va progettato per differenti casi d’uso e non solo per il gioco.
- Il Metaverso non è controllato centralmente.
- Il Metaverso è una tecnologia open, non può essere chiusa né privata, va progettato con uno standard condiviso per una interoperabilità completa.
- Il Metaverso è indipendente da hardware specifici, tutti i dispositivi devono poterlo supportare per essere davvero accessibile a tutti.
- Il Metaverso è un network, collega e fa interagire chiunque lo desideri.
- Il Metaverso è Internet, la sua evoluzione in 3D.
«Il Metaverso offrirà contenuti 3D accessibili a tutti da qualsiasi hardware, quindi dobbiamo costruirlo per tutti. Lo abbiamo già? In 2D sì, ma c’è ancora molto da fare per renderlo interoperabile come tecnologia e con dispositivi accessibili a tutti per viverlo in 3D. È un work in progress, come direzione ma in fase di evoluzione si trova già nei digital twin, nelle smart city e nelle smart factory, nello shopping virtuale, nei giochi multipiattaforma e negli eventi live cui si collegano in milioni, nelle simulazioni e nel training», racconta Parisi.
Il futuro della formazione con realtà virtuale e aumentata
Sarà più efficace la formazione, sfruttando la realtà aumentata e virtuale? Grandi aziende, business school e centri di formazione stanno sperimentando e sviluppando forme di gamification e simulazioni in 3D, con l’apporto di realtà virtuale e aumentata, per misurarne l’impatto sullo sviluppo di nuove competenze.
Più concentrazione visiva, più memorizzazione e coinvolgimento nei contenuti e più attenzione anche rispetto ai video, con l’utilizzo della realtà aumentata, sono i risultati di una ricerca presentata (Zappar Mindshare-Layered Report 2018) e confermati dai relatori della sessione “Virtual Training, Real Training and Advantages” all’On|Metaverse Summit a Milano.
«Ricerche sul campo dimostrano una maggiore attenzione visiva, addirittura doppia, con i training supportati dalle nuove tecnologie, sia per allenare le competenze tecniche, come quelle sulla sicurezza, sia le soft skill, che stimolano nuovi comportamenti. La pandemia ha accelerato la formazione digitale, ora non rinunciamo ai vantaggi neuro-cognitivi che potranno offrire soluzioni tecnologiche sempre più immersive», commenta Stefano Merante, Skills development & TVET Programme Officer di ITCILO/Un, l’agenzia di formazione del Centro Internazionale del Lavoro con sede a Torino.
Un altro dato interessante e abbastanza intuitivo è che la formazione con le nuove tecnologie (VR/AR) tende a costare sempre meno al crescere del numero di partecipanti, raggiungendo il costo della formazione in aula con 375 partecipanti e i costi dell’e-learning con quasi 2000 persone (fonte ibidem).
Ma oltre al risparmio economico a certe condizioni, per esempio rispetto allo spostamento di più persone per giornate d’aula o per visite guidate in fabbrica, le nuove tecnologie avrebbero soprattutto un impatto positivo sull’apprendimento. «In SDA Bocconi stiamo valutando lo sviluppo di un campus virtuale per la formazione, perché poter ripetere tutte le volte che si vuole determinate azioni e comportamenti favorisce certamente l’apprendimento. Stiamo studiando anche soluzioni immersive in un negozio virtuale per le strategie di marketing», racconta Michael McDonald, Project Manager Custom Programs SDA Bocconi Learning Lab.
Terna, il più grande operatore di reti per la trasmissione energia elettrica in Europa, impegnato nella sfida della transizione energetica e nel Tyrrhenian Link, il doppio collegamento sottomarino tra Sicilia, Sardegna e la penisola, sta realizzando un piano di digitalizzazione da oltre un miliardo di euro. Utilizza già tool digitali per l’assistenza da remoto e il monitoraggio dei cantieri e, sul piano del training tecnico, di recente ha realizzato con AnotheReality un ambiente virtuale per la scalata al traliccio, in modo da preparare opportunamente gli operatori a salire a 40 metri di altezza.
«Prima di rischiare ci assicuriamo che abbiamo tutte le informazioni per essere pronti a muoversi correttamente. Provano, riprovano e ripassano tutti i passaggi e tutti i dispositivi di protezione individuali (dpi). C’è anche un aspetto di risparmio nella formazione virtuale, ma sulla sicurezza si prescinde dai costi: per noi è prioritaria e siamo in costante miglioramento su tutti i parametri. Sviluppiamo questi simulatori per il trasferimento di competenze tecniche solo perché sono efficaci ai fini dell’apprendimento», racconta Marco Pietrucci, Head of Innovation Terna. Un altro simulatore virtuale adottato dalla grande azienda riguarda lo spostamento degli operatori sui conduttori. «Non ci siamo concentrati solo sui dpi di sicurezza, ma anche sulle percezioni, perché poi si troverann a 40 metri di altezza esposti agli agenti atmosferici. Abbiamo cercato quindi di ricreare anche una esperienza sensoriale ed emotiva, anche se non è la stessa dimensione perché manca la parte tattile», conclude il capo dell’innovazione di Terna.