Segnali positivi per la produzione industriale italiana che, nel secondo trimestre del 2018, è tornata a crescere, anche se ad un ritmo che l'ufficio studi di Confindustria definisce “fiacco”. La variazione congiunturale prevista nella media dei mesi primaverili è infatti del +0,2%, dopo il calo dello 0,3% nel primo trimestre. Tale dinamica è spiegata dal rimbalzo dell’attività rilevato in maggio (+1,1%, dopo -1,2% in aprile) e da una sostanziale stabilizzazione in giugno (+0,2%). La fiducia degli imprenditori manifatturieri, in graduale peggioramento da marzo, è coerente con un andamento debole della produzione industriale nei prossimi mesi, specie per il rallentamento della domanda estera.
In giugno il CSC rileva un aumento della produzione industriale dello 0,2% su maggio, quando è stato stimato un recupero dell’1,1% su aprile.
Nel secondo trimestre del 2018 si registra una variazione congiunturale di +0,2%, dopo -0,3% nel primo; il terzo trimestre eredita una variazione acquisita di +0,2%.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, avanza in giugno del 2,1% rispetto allo stesso mese del 2017; in maggio è cresciuta del 3,1% sui dodici mesi. Seppure in rallentamento, l’incremento annuo della produzione media giornaliera resta robusto nell’ultimo bimestre e consolida il trend positivo iniziato 2 anni fa.
Gli ordini in volume aumentano in giugno dello 0,3% sul mese precedente (+2,4% su giugno 2017) e in maggio dello 0,6% su aprile (+3,2% annuo).
Gli indicatori qualitativi relativi al manifatturiero hanno continuato a diminuire in maggio e giugno e segnalano il persistere di una sostanziale debolezza dell’attività anche nei prossimi mesi, soprattutto a causa del peggioramento della domanda estera. I giudizi e le attese degli imprenditori sono, infatti, risultati meno positivi per i timori legati alle prospettive di crescita dell’export italiano, compromesse dalle aggressive politiche commerciali americane e dal contestuale (e prospettico) rallentamento della domanda dei principali partner europei.
L’indebolimento della domanda estera è confermato anche dall’indagine trimestrale condotta presso le imprese esportatrici, tra le quali sono peggiorati i giudizi sul fatturato esportato nel secondo trimestre e sono divenute più negative le attese sulla dinamica della domanda estera nei mesi estivi; è, inoltre, aumentata la quota di imprese che lamenta la presenza di significativi ostacoli all’attività di esportazione. Anche il PMI manifatturiero (indagine IHS-Markit) conferma l’indebolimento della dinamica della produzione industriale per il più basso ritmo dell’export, dovuto soprattutto al calo delle commesse da parte di USA e Cina.