In attesa del Technology Forum di maggio, The European House - Ambrosetti organizza in Made Competence Center “Quali competenze per la leadership industriale italiana?”. Presenta ricerche sulla carenza di professionisti in Italia, esperienze associative (STEAMiamoci-Assolombarda) e casi (Abb, Philip Morris International e Smartengineering) per aiutare il sistema ad accrescere competenze e cultura digitale.
AAA cercasi competenze 4.0 per scarsa formazione tecnico-digitale
Le ricerche concordano sulla carenza di competenze digitali, come freno primario all’introduzione e accelerazione della digitalizzazione delle imprese italiane. Per stare al passo con la Germania, avremmo bisogno di 90mila studenti di ingegneria in più, pari agli iscritti ai Politecnici di Milano, Torino e Bari. Infatti in Italia solo il 15% degli universitari studia ingegneria, contro il 19,6% in Germania (elaborazione Ambrosetti su dati Eurostat 2022). Anche sulla formazione tecnica duale professionalizzante post diploma avremmo bisogno di un sistema ITS 40 volte più esteso e capillare per allinearci a quello tedesco.
La carenza di professionisti e di formazione adeguata si registra non solo nei giovani che entrano nel mondo del lavoro, ma anche nella formazione continua. Solo 4 lavoratori su 10 in Italia hanno frequentato un corso di aggiornamento/formazione nell’ultimo anno, contro gli oltre 5 tedeschi e francesi e 6 olandesi. In particolare, raggiungono quasi il 50% nell’età compresa tra 25-34 anni, ma scendono al 42% tra i 35-54 e al 33% tra i 55-64. In particolare, solo 4 adulti su 10 hanno competenze informatiche di base contro i 7 tedeschi e una media europea di oltre 5.
«Entro il 2026 l’Italia avrà bisogno di 2 milioni di persone con competenze digitali di base per dialogare con gli specialisti dell’ Industria 4.0. Questi entreranno sempre più in azienda, data analyst, esperti di AI e stampa 3D, ma devono trovare un ambiente pronto per implementare efficacemente l’Industria 4.0», spiega allarmato Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia.
Industria 4.0 frenata dalla mancanza di competenze digitali
Infatti, è proprio la mancanza di competenze sia specialistiche sia diffuse in azienda a frenare l’adozione delle nuove tecnologie. Queste accelererebbero lo sviluppo e la competitività dell’Italia con una maggiore efficienza, velocità e flessibilità nel rispondere alle richieste dei mercati. Secondo una ricerca Ambrosetti con Philip Morris International, è la carenza di competenze a ostacolare lo Smart Manufacturing (57%). Seguono l’incertezza sul Roi - Return on investment (28%) e la difficoltà nell’individuare i giusti fornitori (26%).
Questo terzo fattore riporta alla carenza di skill trasversali in azienda, come le figure dei Digital Manufacturing Specialist e degli Innovation manager necessari alla digitalizzazione. Potrebbero infatti fare da interfaccia tra esigenze produttive/modelli di business manifatturieri e l’adozione delle nuove tecnologie con selezione e gestione efficace dei fornitori.
In un’altra ricerca con Microsoft, il primo ostacolo all’introduzione delle tecnologie digitali sarebbe invece la cultura aziendale (52%), seguita da carenza di competenze (48%) e incertezza sul Roi (32%). Infine, nell’indagine con Atos questa stessa carenza di digital skill frenerebbe l’adozione dei Digital Twin (62%). E sarebbe seguita da costi e Roi incerto (53%) e dalla mancanza di business case di riferimento (34%).
Ponti scuola-impresa per una cultura digitale e soft skill
Abb entra nelle scuole superiori per affrontare la difficoltà di trovare profili con un mix di hard e soft skill necessarie per l’Industria 4.0. Con un set di strumenti didattici evoluti mette a disposizione il software di programmazione “RobotStudio”, libri di testo, tutorial e corsi di alternanza (Pcto).
Inoltre, porta negli istituti tecnici un percorso di formazione dal finale gamificato, il “Robocup Abb”, con cui gli studenti si sfidano sull’apprendimento svolto. Nelle quattro edizioni passate sono stati coinvolti 800 studenti di un terzo di tutti gli istituti tecnici italiani.
L’edizione in corso, la quinta, si arricchisce di percorso “on the road” con un pulmino che percorre 6.500 km con 44 tappe in tutto. La finale si terrà il 20 maggio presso l’Abb Technology Center di Vittuone. Per essere così capillari la metodologia adottata è quella di formare i docenti sulle tecnologie robotiche di Abb, in modo da trasferirle ai ragazzi.
«Per noi l’area educational è strategica nell’upskilling dei nostri collaboratori che, in azienda da anni, potrebbero avere competenze non allineate alle sfide odierne. Ed è strategica nel coltivare le competenze dei giovani che entreranno in azienda nei prossimi anni, attraverso le collaborazioni con le scuole. Nasce da qui il nostro grande impegno con istituti tecnici e ITS», racconta Francesca Spreafico, Global HR Business Partner di General Industry, Robotics Abb.
Oggi il Gruppo cerca e sviluppa competenze hard di programmazione, elettronica, meccanica e robotica. Ma anche soft skill di problem solving, comunicazione e team working, flessibilità di pensiero e adattamento, orientamento al servizio e creatività.
«Non vendiamo più solo robot, ma sistemi robotici. Per questo le nostre persone devono saper lavorare in sinergia con i vari dipartimenti aziendali, interfacciarsi con i clienti con un linguaggio comprensibile e usare la creatività», precisa la manager.
L’Academy di Philip Morris per la filiera e le aziende del territorio
Anche Philip Morris International mette a disposizione della filiera, del sistema accademico e delle imprese del territorio le proprie competenze lean, digitali e di sostenibilità. A giugno ha aperto nella sede produttiva di Crespellano (BO) il Philip Morris Institute for Manufacturing Competences (Imc, in foto).
È un nuovo centro per l’alta formazione e lo sviluppo delle competenze legate all’Industria 4.0, con attività di formazione continua, trasferimento tecnologico e Open Innovation.
Sono in corso attività di upskilling per gli operatori della filiera di Philip Morris, che in Italia conta oltre 38.000 persone. È previsto il finanziamento di borse di studio per neolaureati per corsi di alta formazione e assegni di ricerca per ricercatori e dottorandi sul digital manufacturing. Sono in corso anche percorsi di aggiornamento per i docenti degli istituti ITS; in particolare i meccatronici Maker di Bologna e Cuccovillo di Bari.
«Quando si parla di nuove competenze è importante chiedersi quali servano a quella specifica azienda e da che livello di organizzazione e di processi aziendali parta. Si rischia infatti di erogare formazione digitale non efficace se, per esempio, l’azienda deve ancora affrontare la semplificazione dei processi in chiave lean. In tal caso, solo dopo i dovuti interventi si può iniziare a introdurre soluzioni e competenze digitali. Per esempio, è inutile parlare di manutenzione predittiva se l’azienda è priva di una pianificazione solida di manutenzione», raccomanda Elvio Rocco, Director Operation Excellence di Philip Morris International.
L’Academy iSkill prepara profili ad hoc per i clienti
Smartengineering è una società emiliana di ingegneria meccanica e meccatronica con 170 dipendenti e 5 sedi: Ozzano Emilia, Mestre, Rovereto, Cernusco sul Naviglio e Palermo. Ha sviluppato un modello di academy che mette a sistema la propria collaborazione con 17 università italiane e anni di formazione on the job.
L’Academy iSkill è infatti una evoluzione dell’attività di formazione “on the job” che la società ha svolto nel tempo per portare a bordo i neoassunti. Così oggi fa anche scouting delle risorse richieste dai clienti, che poi assume per 10-12 mesi. In quel periodo fa formazione “on the job” a questi neolaureati, inserendoli nei team di progetto per i clienti stessi.
«Alla fine di questo percorso innovativo, il nostro cliente ha un doppio vantaggio: un progetto di ingegneria realizzato e una risorsa pronta per entrare in azienda, già allineata alle sue logiche», commenta Lia Grandi, presidente di SmartEngineering. Le competenze che vengono sviluppate nei percorsi di iSkill sono di ingegneria meccatronica, elettrica, IoT, automazione e digitale, cybersecurity, tecnologia dei materiali e digital cost.
E c’è chi parte dalle elementari per una cultura Steam
Il progetto “STEAMiamoci” di Assolombarda parte dalle elementari per diffondere con testimonianze e iniziative una cultura Stem (Science, Technology, Enginnering e Maths) nelle nuove generazioni. Vi aggiunge la A di Art perché serve anche la creatività nelle professioni del futuro., come spiega Anna Carmassi, project leader di STEAMiamoci.
Il progetto prevede borse di studio per per formazione Stem, campi estivi, incontri di orientamento, cineforum e gruppi di lavoro tematici. Stringe collaborazioni pubblico-private e utilizza la dimensione della rete, delle “role model” femminili e dei follower sui social per arrivare a bambini e ragazzi in modo capillare.
Anche l‘agenzia per il lavoro OpenJobMetis ha un proprio programma di sensibilizzazione sulle figure più richieste dal mercato. Con “Futurando” organizza incontri in tutta Italia per far conoscere agli studenti dalla terza superiore in su, fino a neolaureati, le opportunità professionali.
«Le nostre piccole e medie aziende sono alla disperata ricerca di profili tecnici sempre più difficili da trovare, come tornitori, saldatori e altre figure molto specialistiche. Tutte davvero ben retribuite. Bisogna anche far capire alle famiglie le opportunità del mercato e come oggi le fabbriche siano cambiate», conclude Rosario Rasizza, amministratore delegato OpenjobMetis.