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Competenze digitali: aziende a caccia di esperti di AI e GenAI

Si stabilizza verso l’alto la richiesta di professionisti digitali, considerato un mercato maturo, con una crescita esponenziale di esperti di Intelligenza artificiale e GenAI, mentre un’azienda su tre si organizza con l’Academy interna per l’upskilling delle risorse.

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Gaia Fiertler

Dopo anni di crescita, il numero di annunci pubblicati su LinkedIn per professionisti con competenze ICT si è stabilizzato su livelli costanti e strutturalmente elevati.

Sono state 184mila le richieste tra gennaio 2023 e agosto 2024, con in testa Web Developer, Sviluppatori Software, Data Analyst e Specialisti IT. La domanda non arriva più solo da provider di soluzioni IT, ma anche da settori di per sé non digitali, come consulenza, energia, ingegneria, costruzioni.

È ciò che emerge dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024, realizzato dalle quattro principali associazioni nazionali del settore ICT: AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, in collaborazione con Talents Venture.

Hunters Group, società di recruiting, conferma che le figure più richieste nel 2025 saranno proprio Artificial intelligence engineer, Cybersecurity engineer e Data Specialist/Analyst (+10%).   

Cresce la richiesta di competenze AI

All’interno di questo bacino, infatti, si assiste a una crescita esponenziale di richiesta di esperti di Intelligenza artificiale. Skill specifiche sono menzionate in 21mila annunci, con un incremento del 73% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo il boom di richieste di profili che sappiano usare strumenti di AI generativa, come “ChatGPT”, “Claude” o “Pytorch”, quasi quadruplicate.

È un segnale di come l’AI sia sempre più al centro delle scelte strategiche delle imprese, confermato anche dalla ricerca di Dell Technologies, Innovation Catalyst. Con un panel di 6.600 responsabili IT e decisori di business è stato analizzato l’approccio all’innovazione in 40 Paesi al mondo, compresa l’Italia. Qui l’innovazione sta procedendo a ritmi così rapidi che il 40% delle aziende italiane non sa come evolverà il proprio settore nei prossimi 3-5 anni.

Nel frattempo, il 78% del panel ha già messo in campo piani di formazione e di aggiornamento sull’impiego delle nuove tecnologie come la GenAI. Inoltre, il 70% delle aziende mette già a disposizione tecnologie intelligenti (“AI optimization software”) per migliorare l’esperienza lavorativa delle proprie risorse.  

A che punto è l’offerta di competenze e profili digitali?

Nonostante l’innovazione corra, la risposta del Paese è ancora lenta. Solo il 46% della popolazione in età lavorativa possiede competenze digitali di base e solo il 22% raggiunge un livello avanzato, sotto la media europea. Questo gap non riguarda solo i lavoratori. L’Italia è sotto la media anche nella digitalizzazione dei servizi pubblici (rielaborazione Talents Venture su dati European Commission, Digital Decade DESI -2024).

Dai 14.700 test (assessment) somministrati a oltre 7.000 persone di differenti profili a cura di AICA, per esempio, emergono livelli insufficienti sulle competenze indagate. Per esempio, sul pacchetto Office è carente il 79% degli intervistati, in campo cybersecurity l’82% e in ambito AI di base il 79%.

"È fondamentale fare sinergia tra tutti gli attori del sistema formativo, scuole, università, ITS e realtà interne alle imprese, per creare percorsi educativi e professionali che rispondano alle reali esigenze del mercato", afferma Antonio Piva, presidente AICA.

Si raccomanda anche "la valorizzazione delle certificazioni digitali come standard riconosciuti a livello internazionale e il rafforzamento di un’offerta formativa specifica e di qualità, tramite la rete di centri ICDL (International Certification of Digital Literacy) presenti sul territorio".

La risposta delle imprese con Academy interne

Nel frattempo, le aziende più grandi si organizzano da sole. Una su tre (33%) ha istituito Academy interne, ritenute efficaci dal 78% degli intervistati, soprattutto per sviluppare competenze tecniche come Analisi Dati, Cybersecurity e AI. Si lavora anche su soft skill fondamentali come leadership e lavoro in team.

Il 71% delle aziende auspica una maggiore collaborazione tra università, ITS e imprese e il 62% richiede una riforma dei programmi educativi per allinearli alle necessità del mercato. Infatti, per oltre una su due (52%) le università italiane fornirebbero una formazione troppo teorica e distante dalle reali esigenze del mercato. ITS e bootcamp vengono invece considerati più efficaci grazie al loro approccio pratico.

Tuttavia, la risposta degli ITS è ancora insufficiente per le imprese. Su 349 percorsi monitorati nel 2022, solo 50 sono dedicati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Nonostante le domande di iscrizione siano aumentate del 36%, il numero complessivo di partecipanti resta insufficiente rispetto alla domanda del mercato.

Competenze digitali: aziende a caccia di esperti di AI e GenAI - Ultima modifica: 2025-01-30T08:04:03+01:00 da Gaia Fiertler