Il sistema dei Competence Center viene confermato e rifinanziato con il recente Decreto firmato dal Ministro Adolfo Urso, che assegna ai centri di trasferimento tecnologico i fondi previsti dalla Missione 4 del PNRR “Dalla Ricerca all’Impresa”. In particolare, 113,4 milioni di euro sono destinati al rifinanziamento degli otto centri di competenza ad alta specializzazione. Altri 33,6 milioni di euro co-cofinanziano i 13 Poli europei di innovazione digitale (EDIH), selezionati a valle della gara europea Digital Europe. Infine, 114,5 milioni di euro sono destinati a finanziare interamente i 24 Poli europei di innovazione digitale che hanno ricevuto il “Seal of Excellence” dalla Commissione Europea.
La misura serve infatti al potenziamento e all’estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria, così da incoraggiare l’erogazione alle imprese, nonché alle pubbliche amministrazioni, di servizi tecnologici avanzati e innovativi focalizzati su tecnologie e specializzazioni produttive di eccellenza. Abbiamo raccolto la testimonianza di Marco Taisch di Made sugli scenari che si aprono ora.
È una conferma annunciata il rifinanziamento, visto che era previsto nella Missione 4 del PNRR?
Sì, ma temevamo si allungassero i tempi, mentre il decreto ministeriale è arrivato rapidamente. Con la velocità galoppante dell’evoluzione tecnologica e la concorrenza internazionale, si deve giocare sul tempo e noi abbiamo una gran fretta di ripartire con la produttività del sistema industriale, produttività ferma da vent’anni nel nostro Paese. Le nuove tecnologie, applicate in modo opportuno alle imprese, possono davvero sbloccare la situazione.
I prossimi passi?
Ora, sempre velocemente, dobbiamo studiare con il Ministero le modalità operative per l’erogazione dei fondi, che per questo triennio saranno nella forma di rimborsi a servizi tecnologici.
Come saranno suddivisi i 113,40 milioni di euro tra gli otto Competence center?
Ogni Competence Center presenta la propria proposta e il Ministero decide come suddividere le risorse, come già avvenuto nel primo triennio di attività.
Quali sono le prossime sfide?
Oltre alla velocità, come Competence Center abbiamo due grandi sfide fin da subito: essere più capillari sul territorio per arrivare alle migliaia di Pmi che ancora non ci conoscono e convincerle, insieme alle molte che già ci conoscono, a investire in formazione. La formazione è infatti la nostra seconda sfida: le pmi devono capire che le persone sono un fattore produttivo tanto quanto gli investimenti in macchinari e tecnologie. Ma quando c’è da investire in competenze il meccanismo si inceppa. Le attività dei Competence Center finanziate dal Mimit sono quelle per la diffusione della cultura digitale e della trasformazione digitale del Paese: webinar, dimostrazioni sul campo delle tecnologie abilitanti l’Industria 4.0 e i progetti di ricerca e sviluppo con trasferimento tecnologico alle Pmi, mentre i progetti di formazione specifici per le aziende fanno parte dell’attività consulenziale dei Competence Center, ma oggi la formazione continua è molto accessibile.
Come potenziare la capillarità sul territorio?
Di sicuro noi dobbiamo uscire di più dalle nostre aree dimostrative e andare a visitare le aziende una a una, senza aspettare che arrivino loro da noi, ma serve più massa critica per coprire capillarmente il territorio. Non possiamo pensare di farlo su tutta la Lombardia con un solo Competence Center e un solo Digital Innovation Hub. Tuttavia, nei 350 milioni destinati ai poli di trasferimento tecnologico c’è in progetto la costituzione di una quarantina di poli in più. Siamo fiduciosi in merito ma, ripeto, ci vuole anche più buona volontà e disponibilità da parte delle imprese. Chi ha iniziato a digitalizzare l’impresa ne ha tratto benefici concreti in termini di efficienza e ottimizzazione e continua a investire in competenze e nella propria Roadmap digitale. È un circolo virtuoso che va innescato più estesamente nelle Pmi italiane.
Com’è la sinergia di Made con il DIH Lombardia?
Ottima, siamo un ecosistema, il DIH come emanazione dell’associazione confindustriale territoriale ha il contatto diretto con le aziende e sviluppa la parte di assessment e stabilire la prontezza tecnologica delle aziende e far prendere coscienza dei gap, quindi interveniamo noi a far toccare con mano i vantaggi delle applicazioni digitali ai sistemi produttivi con le demo experience e con i servizi tecnologici e formativi che possiamo offrire.