Con questo editoriale apriamo il nuovo anno, e nel momento in cui scriviamo, per il normale anticipo sui tempi di pubblicazione, non sappiamo esattamente cosa si stia preparando, solo ipotizzare le conseguenze, positive o negative, di quanto già in atto, quindi inutile alimentare aspettative o cupi pessimismi. Per iniziare l’anno abbiamo scelto di esporre una tendenza che potrebbe essere rivoluzionaria, apportatrice di miglioramenti. Sul numero di luglio 2013 abbamo proposto l’editoriale “I limiti del sapere”, sulla necessità di ampliare la propria conoscenza e su come ampliarla, e dove abbiamo espresso dei dubbi su internet, lo strumento più diffuso, e su veridicità, rigore e valenza dei contenuti disponibili, abbinando un richiamo sull’inadeguatezza della scuola in quanto tale. Ma non ci si può fermare alle critiche, occorre andare oltre nei ragionamenti, per affrontare la vastità del sapere che ci serve per gestire la complessità che ci circonda. Nella nostra ricerca abbiamo incontrato qualcosa di nuovo, una tecnologia, quella dell’adaptative learning, che vogliamo condividere con i lettori. Nella sostanza si tratta di un “educational software” che sembra sia in grado di personalizzare di volta in volta la presentazione del materiale sulla base dell’input dell’utente, anche se detto così sembra banale. A mettere parzialmente in crisi quanto avevamo affermato nel citato editoriale di luglio, l’affermazione (certo un po’ forte e opinabile) dei ricercatori della Knewton, l’azienda che ha creato il software, secondo cui entro 5 o 10 anni i testi cartacei spariranno e il materiale scolastico migrerà interamente su tablet, con il learning adattativo che aiuterà l’utente a trovare l’esatta porzione di contenuto che gli serve, nell’estatto formato, sia testo, video o audio, tenendo conto del precedente pattern d’uso dello strumento. In pratica, un’intelligenza artificiale per un software-powered learning, che bypasserebbe, personalizzando l’apprendimento, la gargantuesca burocratizzazione della scuola tradizionale con tutte le sue carenze, abbattendo noia e frustrazioni di allievi e insegnanti, permettendo l’emergere di menti brillanti e avvicinando l’obiettivo del 100% di una scolarizzazione di livello (contro l’attuale 22% a livello mondiale). La logica alla base di questo software-powered learning è parecchio intrigante: mentre lo studente legge o più in generale fruisce dei contenuti, anche il sistema della Knewton “legge” lo studente (esitante, rapido, lento, carente, etc) adeguandosi nell’interazione in quanto costruisce un profilo del suo “learning style” e inoltre restituisce un feedback immediato, velocizzando l’apprendimento. Il sistema è stato testato presso alcuni istituti USA, evidenziando un consistente incremento percentuale nel successo degli studenti. Ora, alcune considerazioni. Prima di tutto una realtà di questo genere non riabilita internet in veridicità, rigore e valenza, ma ne fa una corretta riallocazione come strumento, non come fonte di sapere. Poi qui ci troviamo di fronte a una sorta di virtualizzazione del docente (anche se i docenti “umani” non sono estromessi, ma piuttosto coadiuvati), è questa è una novità indubbia. Ancora, significativo il focus del sistema, verso la sfera dell’educazione, ambito che finora non era stato particolarmente oggetto di ricerca e investimenti massicci. Alla fine, una rivoluzione, e con questo termine ultimativo non ci riferiamo tanto al software di apprendimento adattativo in quanto tale, ma all’apertura di un nuovo filone di intelligenza artificiale che ha come obiettivo la cultura dei singoli e non, per esempio, l’ottimizzazione di procedure, processi o attività produttive e finanziarie. La proposta Knewton dice che “si può fare”. Inevitabili dubbi e perplessità, perché il “contesto” in cui è maturata l’idea è culturalmente lontano da noi nel senso che USA ed Europa non sono la stessa cosa, ma c’è comunque del buono. Una nota finale a margine: si parla di tablet come strumento di fruizione, ma questo solo perché la sua diffusione è conclamata, quello che importa è che la cultura diventa digitalizzata e fruibile con qualsiasi adeguato strumento attuale e futuro.
Aldo Cavalcoli