Prende forma a Torino la figura dell’Inclusive designer, un progettista che svilupperà servizi, digitali e non, per una User Experience (UX) sempre più accessibile e inclusiva. Si formerà con un master multidisciplinare, in partenza a settembre presso il Cottino Social Impact Campus, crocevia di esperienze, formazione e imprese attente all’impatto sociale della strategia aziendale.
Il Master in “User Experience per l’Inclusive Design” è progettato ed erogato dal Politecnico di Torino, con le sue competenze metodologiche di design e di ingegneria gestionale e da Istud Business School per la parte manageriale e di placement. Il Master è svolto in partnership con Triplesense Reply, la società del Gruppo Reply che si occupa di creatività e design e con Cottino Social Impact Campus per i contenuti di sostenibilità e social impact.
In pratica, l’approccio riunisce competenze di design, tecnologia, management, impatto sociale ed è espressione di un ecosistema, che dà voce sia all’accademia sia ai bisogni dell’impresa.
Il master si rivolge a neolaureati o laureandi con provenienze di studio diversificate: tecniche e ingegneristiche, umanistiche, economico-sociali. In generale, è rivolto a chi è interessato alla progettazione di esperienze digitali con attenzione all’accessibilità, alla inclusività e alla sostenibilità.
«Vogliamo contribuire a portare i giovani ad avere le migliori competenze in ambito lavorativo, in particolare pensando alle “professioni del futuro”, capaci di coniugare opportunità, innovazione e sostenibilità in continuità e coerenza con i progetti che già sviluppiamo nel nostro piano di formazione, con percorsi ad hoc per studenti e imprese», commenta Cristina Di Bari, Ceo di Cottino Social Impact Campus.
Obiettivo: aumentare l’accessibilità dei servizi digitali
Il master affronterà a tutto tondo il tema di una progettazione che renda inclusivi e accessibili sia soluzioni digitali sia dispositivi fisici, destinati a utenti/cittadini che passano sempre più dal canale digitale per i servizi quotidiani. Salute, denaro, lavoro, informazione, formazione, trasporti, rapporto con la pubblica amministrazione, intrattenimento e interazioni sociali, volenti o nolenti, sono sempre più mediati da interfacce digitali.
«Proprio per la pervasività del canale, si alza l’asticella e aumenta la sensibilità e l’indicazione normativa affinché questi strumenti garantiscano pari opportunità di accesso. La disponibilità o meno della rete Internet e della banda larga, la disponibilità economica di strumenti digitali, il livello di alfabetizzazione digitale, l’invecchiamento, la presenza di disabilità permanenti o temporanee possono creare effetti iniqui nell’utilizzo reale del servizio stesso», spiega Andrea Di Salvo, direttore del master e ricercatore del Politecnico di Torino.
L’obiettivo di dare servizi che assicurino la massima inclusività è raccomandato anche dall’Agenzia per l’Italia Digitale ed è previsto dalla Legge Stanca del 2004 che prevede la semplificazione e accessibilità degli strumenti informatici della Pubblica Amministrazione (PA) ai disabili. In particolare, per adeguamenti successivi, entro il 2025 siti web e app della PA dovranno adeguarsi a criteri di accessibilità nei contenuti e fruibilità nelle informazioni verso tutti gli utenti.
Nuove competenze per imprese e PA
Imprese, telecomunicazioni, PA, società di design industriale e agenzie digitali, che sviluppano app e servizi, iniziano a cercare figure multidisciplinari, con capacità progettuali che tengano conto dell’impatto sociale e della scalabilità delle soluzioni a fini inclusivi. In pratica, progettisti con un approccio “Human-Centred”.
«Il Master prepara a professioni nuove, per le quali vi è una forte carenza sul mercato del lavoro e per le quali si registra un forte bisogno di affiancare alle competenze tecniche quelle necessarie per effettuare valutazioni sulla sostenibilità economica e sociale di prodotti, servizi, modelli di business», afferma Paolo Neirotti, direttore della Scuola Master e Formazione Permanente del Politecnico di Torino.
Oltre 20 organizzazioni di tutti i settori, dalla consulenza alla finanza, dalla comunicazione alla produzione; del mondo profit e del terzo settore, hanno già aderito al progetto e si sono rese disponibili a inserire gli studenti nelle proprie strutture con project work dedicati. Il master si articolerà infatti in 4 mesi d’aula presso il Cottino Campus e 6 mesi in azienda, ma già in aula il taglio sarà pratico, interattivo, laboratoriale ed esperienziale, sulla base degli stimoli che verranno dal territorio.
«Progettare seguendo processi inclusivi è una competenza strategica oggi. Sarà dunque sempre più importante formare designer capaci di garantire accessibilità, sostenibilità e piacevolezza dell’esperienza digitale, valorizzando esigenze e singolarità specifiche», spiega Francesco Milanesio, direttore creativo esecutivo di Triplesense Reply e docente del Master.
Dall’ergonomia alle Human Interface
Il master non si concentra solo su soluzioni per la disabilità, ma punterà a far immaginare e progettare soluzioni ampie e scalabili che possano soddisfare esigenze diverse per differenti possibilità/capacità di accesso e fruizione. Affronterà infatti i temi dell’inclusione e dell’accesso da più punti di vista, proprio per formare un manager a tutto tondo che padroneggi la complessità della materia e possa seguire l’intero progetto, a partire dall’analisi di fattibilità.
«Pensiamo che a questo scopo siano necessarie figure multidisciplinari consapevoli e capaci di combinare ideazione, progettazione e tecnologia in modo coerente con le esigenze di tutte le componenti della società, anche di quelle meno rappresentate», aggiunge Marella Caramazza, direttore generale di Istud Business School e board member di Cottino Social Impact Campus.
Così, nel corso del master, verranno affrontati gli aspetti dell’ergonomia fisica e cognitiva. I due aspetti sono correlati con l’accessibilità e l’inclusività in fabbrica, in ufficio e nei luoghi pubblici. E, trasversalmente, saranno affrontate le “Human Interface”, le interfacce utenti dei dispositivi digitali, perché l’esperienza sia sempre più piacevole e coinvolgente e possa favorire la nascita di comunità su interessi comuni.
«È importante stare centrati sull’esperienza dell’utente e sull’interfaccia per creare scambio e inclusione orizzontale. Oltre che facili e accessibili, infatti, le interfacce dovrebbero essere giocose, divertenti e coinvolgenti. Un passaggio successivo sarà quello di dare suggerimenti, raccomandazioni e qualche spunto progettuale legato alle logiche comportamentali (Behavioural Design) rispetto, per esempio, a corretti stili di vita, guida prudente o comportamenti sostenibili secondo i principi ESG», conclude Di Salvo.
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