Nella recente ricerca Sustainability Waves/ESG Italian Startups di Cariplo Factory è emerso che oltre la metà delle giovani imprese ha scelto di adottare i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) proprio per contribuire a rendere il mondo un posto migliore. Non solo. Fra i progetti seguiti da Cariplo Factory cresce il numero di startup che si pongono la missione di generare un impatto positivo e ne fanno un elemento fondante del business model. Come Exolab Italia, che fa ricerca e sviluppo di prodotti a base di esosomi vegetali da agricoltura biologica italiana. Oppure Tomapaint, che produce una resina naturale dagli scarti agroindustriali delle bucce di pomodoro per la formulazione di vernici per l’imballaggio metallico o la carta per alimenti. E ancora Relicta, che ha sviluppato una bioplastica idrosolubile ottenuta dagli scarti di lavorazione industriale delle aziende ittiche.
Un altro fenomeno in crescita è quello delle certificazioni. Su un centinaio di aziende interpellate, il 34% è già società benefit e il 23% si sta organizzando. E se solo il 6% ha già una certificazione BCorp, il 32% ha avviato il processo per ottenerla.
Le ragioni della sostenibilità
«Se le startup sono oggi sensibili al tema della sostenibilità non è solo per vocazione. Negli ultimi anni, sono state varate normative finanziarie orientate a incentivare la sostenibilità. Si sono affermati metodi di misurazione della performance aziendale che includono criteri di sostenibilità, come l’indice di misurazione ESG. Non da ultimo, gli investimenti e i consumi sono sempre più indirizzati verso chi già nasce con la missione della sostenibilità ambientale», spiega Marco Noseda, Chief Impact & Strategy Officer di Cariplo Factory.
Infatti, oltre una su tre le startup intervistate (36%) dichiarano di accedere a fondi per i quali i criteri ESG sono un prerequisito per ottenere il finanziamento. Inoltre, per realizzare il Green Deal europeo almeno il 30% della spesa del fondo Next Generation EU sarà dedicato alla sostenibilità.
In Italia invece abbiamo Terra Next, l’acceleratore promosso da CDP Venture Capital e Intesa Sanpaolo Innovation Center e gestito da Cariplo Factory, che prevede lo sviluppo di 30 startup e pmi innovative nella bioeconomia in tre anni. E anche la Carta degli investimenti sostenibili, appena adottata da Banca d’Italia, che impone che i criteri ESG vengano applicati, in maniera graduale, ai 190 miliardi del portafoglio finanziario e delle riserve valutarie.
Quanto al cambiamento negli acquisti dei consumatori, secondo una ricerca GFK il 59% degli italiani pretende dai brand un comportamento sempre più responsabile dal punto di vista dell’impatto ambientale. Il 34% è disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per mitigare le conseguenze sul clima e sull’ambiente.
Cultura ESG anche tra aziende consolidate
Si è concentrato sui temi della sostenibilità anche l’incontro organizzato dalla Community Made in Italy “Imprese, cultura e sostenibilità. Storie di successo che si intrecciano”, che si è tenuto presso il Museo d’Impresa dei Fratelli Branca Distillerie, azienda milanese giunta alla quinta generazione.
La community è nata un anno fa per diffondere storie di eccellenza italiana che fossero d’ispirazione per le nuove generazioni e altri imprenditori. È partita con la pubblicazione sui social, con un centinaio di casi su Linkedin e sul sito, seguendo le tappe del Giro d’Italia.
Ora il roadshow riparte dal vivo, con Roma e Milano come prime tappe e poi si riprenderà dopo l’estate lungo l’Italia. Incontri in presenza per fare networking tra imprenditori, scambiarsi esperienze e best practice sui temi caldi dell’impresa, dalla crisi energetica, alla sostenibilità, al digitale.
«Girando l’Italia come formatore venivo a contatto con tante realtà eccellenti. Alcune più storiche, che hanno saputo innovare negli anni, pur mantenendo la propria identità; altre più recenti, con connotazione più tecnologica. In ogni caso, tutte caratterizzate da altissima qualità di prodotti, soluzioni e processi che possono essere fonte d’ispirazione per le nuove generazioni di imprenditori», racconta Roberto Santori, ideatore della community Made in Italy e founder e Ceo della società di formazione Challenge Network.
ESG in pratica
Puntare tutto sulle fonti rinnovabili è il Piano 2023-2030 presentato al governo da Enel Foundation, Althesys ed Elettricità futura. Quest’ultima è l’associazione di Confindustria che rappresenta 500 aziende tra produttori e distributori di energia elettrica, nata dall’integrazione di Assoelettrica e Assorinnovabili. Ne ha parlato all’incontro di Made in Italy Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura e presidente e azionista di Asja Ambiente Italia, società che opera dal 1995 nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
«Il nostro obiettivo è rendere l’Italia indipendente e sicura sotto il profilo energetico, oltre a voler accelerare il processo di decarbonizzazione. Abbiamo vento e sole a sufficienza per puntare su una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, assecondando la transizione ecologica e producendo l’energia in Italia in modo più sicuro e a costi più contenuti che all’estero. Ma per realizzare questo progetto servono interventi strutturali, a partire da un riordino e da una semplificazione dei processi autorizzativi e l’adozione di un Testo unico», spiega Agostino Re Rebaudengo.
Il Piano prevede investimenti nel settore energetico per 330 miliardi di euro, ma benefici economici come valore aggiunto per filiera e indotto di 360 miliardi di euro, con oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro. «Puntare a installare 85 GW entro il 2030 significherebbe arrivare all’84% di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, contro l’attuale 35%, con 55% di gas e 10% da carbone e fonti petrolifere», spiega il presidente. L’Italia è già il secondo Paese in Europa per componentistica meccanica, quadri elettrici, inverter (per il mercato delle rinnovabili). Enel Green Power sta investendo a Catania nella più grande e innovativa fabbrica europea di pannelli fotovoltaici.
Verso un modello integrato di impresa, società e ambiente
Il Gruppo Branca, che nel sito milanese produce 15 milioni di bottiglie di Fernet Branca e ben 55 milioni in Argentina, primo consumatore al mondo, sta portando avanti un modello economico che metta davvero al centro persone e ambiente.
«L’economia è alla ricerca di un nuovo modello che si adatti al nuovo Millennio e trovi nuovi equilibri tra persone, ambiente e profitti. Nella mia visione, l’azienda è un organismo vivente, dove le persone sono interdipendenti tra loro e interconnesse con l’ambiente e con la società. Si tratta di trovare una giusta relazione tra noi stessi, gli altri e il pianeta. Come imprenditore, significa trovare un giusto equilibrio tra egoismo e altruismo, passando da una logica di potere a una logica di responsabilità. Essere responsabili significa essere “abili nel rispondere”. Al contempo, dobbiamo aiutare le persone a trovare un senso in quello che fanno, che sia allineato ai valori aziendali che trasmettiamo. Intelligenza, cuore e coraggio sono ingredienti fondamentali per dare senso e vanno combinati tra loro», spiega Niccolò Branca, presidente e amministratore delegato del Gruppo Branca, quinta generazione in azienda, umanista, scrittore e autore de “Economia della consapevolezza. Coscienza, interdipendenza, sostenibilità”.
L’azienda ha introdotto il codice etico già negli anni Novanta e via via ha ottenuto certificazioni ambientali e sulla sicurezza. Da tre anni il suo bilancio sociale è di “sostenibilità e consapevolezza”. E il concetto di meritocrazia è declinato in forma collaborativa. «Stiamo cercando metodi e procedure per fare economia con le persone e l’ambiente al centro con consapevolezza, a partire da bonus che incoraggino forme di collaborazione tra reparti e divisioni aziendali», racconta Niccolò Branca.
Misurare l’impatto per un percorso sostenibile
A sua volta Irinox, produttore trevigiano di quadri elettrici e abbattitori di temperatura, dal 2021 aderisce al Global Impact delle Nazioni Unite (UN Global Impact). Questo programma volontario consente di allineare strategie e processi aziendali a 10 principi su diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione per una crescita sostenibile e inclusiva. L’azienda si è posta l’obiettivo a medio termine (2025) di rendersi autonoma nella produzione di energia con impianti fotovoltaici. Si è invece posta obiettivi di neutralità fossile entro il 2040 e di impatto positivo entro il 2050.
«È un percorso la sostenibilità. All’inizio lo fai inconsapevolmente, come rispondenza ai tuoi valori. Quando poi ti rendi conto dell’impatto che generi e della differenza che puoi fare, inizi a misurare emissioni, processi, comportamenti per introdurre cambiamenti. A quel punto, infatti, disegni una strategia e una roadmap per ridurre sempre più quell’impatto fino a pensare a un contributo positivo. È un processo di sensibilizzazione che stiamo diffondendo in azienda, a partire dai comportamenti quotidiani che possono fare la differenza. Come accettare un po’ meno caldo d’inverno e un po’ meno freddo d’estate», racconta Katia Da Ros, Ceo di Irinox, seconda generazione in azienda, vicepresidente Confindustria con delega a Sostenibilità, Ambiente, Cultura.
Con il medesimo approccio, ovvero misurare per cambiare e migliorare, l’azienda trevigiana è impegnata nell’inclusione multietnica e di genere. Prevede iniziative concrete e in collaborazione con associazioni, come Fondazione Libellula sulla violenza di genere. Inoltre, l’asilo interaziendale nella propria area industriale è un servizio che esiste da vent’anni. Lo smart working è stato esteso a due giorni alla settimana post-pandemia e vi aderisce il 70% della popolazione aziendale. Irinox è impegnata anche nel portare l’arte contemporanea in fabbrica e sponsorizza manifestazioni artistiche.
Il digitale per un design a misura delle singole persone
Ha portato testimonianza di imprenditorialità e mentalità innovativa anche Giuliano Mosconi, dal 2009 presidente e Ceo di Tecno, società specializzata nell’arredo per uffici, con una lunga esperienza nel mondo del lusso (Gruppo Poltrona Frau). Nella sua visione, «la vera sostenibilità è realizzare prodotti di qualità, funzionali all’uso, partendo dalla cultura del progetto». Questa, certamente, include sempre più lo studio, l’analisi e la scelta di materiali riutilizzabili e/o riciclabili in chiave ecosostenibile. La priorità resta in ogni caso la qualità del prodotto.
Con la rilevazione del Gruppo Tecno, nel 2011 l’imprenditore affronta la sfida di progettare uffici in un mondo in cui si iniziava a fare “desk sharing”, con la trasformazione degli uffici tradizionali. «A quel punto ci siamo interrogati su come sarebbe stato il futuro del lavoro e su quali esigenze avrebbero avuto lavoratori senza più postazione fissa», racconta Mosconi. Così, grazie all’utilizzo di tecnologie digitali (IoT e sensoristica), Tecno ha progettato oggetti in grado di riconoscere di volta in volta le persone, ossia le loro caratteristiche fisiche, in modo da adattare le postazioni nel rispetto dei criteri ergonomici.