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A chi non piace la riforma Valditara “4+2” per gli istituti tecnici

C'è chi definisce la riforma Valditara “4+2” pasticciata, chi puro addestramento lavorativo, chi apprendimento di serie B per categorie svantaggiate. Gli sforzi del Ministero per avvicinare la formazione tecnica e professionale alle esigenze delle imprese vengono contestati da Cgil e opposizione governativa.

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Gaia Fiertler

La riforma Valditara dei “4+2” prevede la riduzione dei 5 anni di un istituto tecnico a 4 anni. Introduce un potenziamento delle attività laboratoriali e dei Ptco (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). Quindi, a conclusione del percorso scolastico, si può proseguire con due anni di specializzazione post diploma negli ITS Academy.

In alternativa, si può andare a lavorare con un diploma tecnico in tasca o proseguire all’università. La riforma prevede anche l’accesso diretto agli ITS Academy o all’università dai quadrienni professionali, senza più l’anno integrativo.

Le obiezioni alla riforma Valditara

L’obiezione generale che viene mossa al Decreto è quella di rendere la didattica “addestrativa”. E di ridurre le ore di cultura generale a favore di una formazione orientata troppo presto ai bisogni delle imprese.

Questa obiezione arriva, in particolare, dal Movimento 5 Stelle e dalla Flc Cgil. Secondo la segretaria generale Gianna Fracassi «si costruiscono percorsi formativi di serie B, anzi “percorsi addestrativi” indirizzati verso le classi sociali più svantaggiate. Un modello segregante e selettivo agli antipodi con la necessità di innalzare i livelli di istruzione nel nostro Paese. Con l’inserimento dei privati anche nella programmazione dell’offerta formativa e con l’attivazione di percorsi quadriennali si crea una formazione di ridotta qualità. Ci sono meno ore di didattica generale e più ore di Pcto e apprendistato anticipati a quindici anni».

La definisce una riforma “pasticciata” la deputata di Azione e vicepresidente della commissione Cultura alla Camera Valentina Grippo. «La sperimentazione ha anche qualcosa di buono. Oggettivamente, però, è “pasticciata”. Viene chiamata riforma strutturale, ma riforma strutturale non è. Sarebbe opportuno razionalizzare e migliorare un impianto così confuso e frammentato, così come intervenire sul fenomeno della dispersione scolastica, potenziando l’orientamento».

Le risposte dei fautori della riforma

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha tutt’altra visione circa le finalità della propria riforma.

«Con la nuova filiera tecnico-professionale costruiamo un canale di istruzione di serie A, in grado di dare una solida formazione ai nostri ragazzi. Un canale con programmi fortemente innovativi che assicureranno competenze teoriche e pratiche di qualità, anche grazie al contributo delle imprese. Il nostro obiettivo è infatti un nuovo sistema di istruzione. Un sistema che, alla luce delle migliori esperienze europee, dia a ogni giovane gli strumenti per costruirsi, in base alle proprie inclinazioni, un solido futuro. E che, al tempo stesso, consenta al sistema produttivo di avere le professionalità necessarie per essere competitivo.»

Anche per Forza Italia «finalmente la formazione professionalizzante diventa un pilastro fondamentale nell’ordinamento scolastico. Anche se in una forma sperimentale. Alla formazione professionalizzante è riconosciuto il giusto valore, troppo spesso negato, anche per la scarsa attenzione e mancanza di adeguate risorse».

Il plauso da Confindustria

Soddisfatta anche Confindustria. Così commenta Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori e delegato all’Education e all’Open Innovation. «Un quadro normativo che renderà la collaborazione scuola-impresa sempre più ampia e stabile, a beneficio di tutta la scuola italiana. Nelle imprese può trovare un partner affidabile per integrare la didattica con il know-how di chi ogni giorno affronta la competizione globale».

A chi non piace la riforma Valditara “4+2” per gli istituti tecnici - Ultima modifica: 2024-10-03T11:49:41+02:00 da Gaia Fiertler