Quando si parla di intelligenza artificiale, super e quantum computing, non c’è più bisogno di pensare solo alla California. A Bologna, infatti, ha appena visto la luce l’Osservatorio sul Supercalcolo, eccellenza italiana ma anche europea. Un’iniziativa ambiziosa promossa dal Centro Nazionale Hpc e realizzata da Fondazione Ifab.
Negli ultimi mesi siamo stati sommersi dalle informazioni sull’intelligenza artificiale, interrogandoci su come regolamentarla. Poi abbiamo cominciato a parlare di calcolo quantistico, un’altra tecnologia emergente che potrebbe rivoluzionare il nostro mondo. Fortunatamente, l’Italia ha fatto per tempo investimenti importanti sul supercalcolo.
“La buona notizia – ha commentato Antonio Zoccoli, Presidente della Fondazione Icsc - è che il nostro Paese ha saputo guardare avanti e anticipare gli eventi, per giocare da protagonista dotandosi degli strumenti idonei. Presso il Tecnopolo di Bologna, infatti, è presente il supercalcolatore Leonardo, fondamentale per realizzare algoritmi di intelligenza artificiale. In più il Centro Nazionale di Supercalcolo ha coagulato tutto la comunità italiana che si occupa di calcolo nelle diverse discipline.
“In più – ha aggiunto Zoccoli - il sistema Italia ha anche competenze sul computer quantistico: una delle attività del centro nazionale è di sviluppare tale tecnologia e di comprare una macchina quantistica che sarà installata tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 all’interno del Tecnopolo”.
Perché nasce l’Osservatorio sul Supercalcolo
L’Italia ora ha il compito di continuare ad essere protagonista nel supercalcolo, sviluppando le applicazioni e coltivando le tecnologie emergenti; ma deve fare un’altra cosa ancora: il nostro Paese deve capire qual è l’investimento da fare oggi per essere competitività tra cinque o dieci anni. Da qui l’idea che ha portato alla nascita dell’Osservatorio sul Supercalcolo.
“L’Osservatorio – ha continuato Zoccoli – è un luogo dove si considerano e si studiano le tendenze del supercalcolo, gli sviluppo delle tecnologie e il loro impatto sulla società. Soprattutto, è un luogo che può dare informazioni alla comunità scientifica, al mondo produttivo e alla politica su quali strategie implementare nei prossimi anni, per essere sempre più competitivi”.
Avere chiara la direzione degli investimenti da effettuare nei prossimi anni è fondamentale. In gioco c’è la partita del futuro. “Basti pensare che la nostra società, prima agricola poi industriale, nei prossimi anni sarà guidata dai dati. Il dato sarà la nuova materia prima, come lo era il petrolio. Chi è in grado di estrarre il valore del dato avrà un vantaggio competitivo nel mondo futuro nella scienza, nell’industria e nell’economia”.
Calcoli e algoritmi per il mondo produttivo
L’impegno dell’Italia nel supercalcolo rappresenta un contributo alla competitività dell’Unione europea. L’economia della conoscenza è fondamentale per l’intero continente. Basti pensare che la quantità di dati generata nel mondo produttivo e della ricerca salirà dai 33 zettabytes del 2018 ai 175 previsti nel 2025.
L’impatto di questi dati sull’economia è impressionante, passerà dai 300 miliardi circa sul Pil europeo registrati nel 2018 ai 829 miliardi previsti sempre nel 2025. Anche i professionisti dei dati cresceranno in modo vertiginoso, da 5,7 milioni del 2018 ai quasi 11 milioni del 2025.
Da qui le iniziative europee sul supercalcolo, su sui l’Italia si è prontamente allineata arrivando alla creazione del Centro dedicato (si tratta di uno dei cinque centri nazionali Pnrr). Come membri fondatori, oltre a istituti di ricerca e università, vi sono anche aziende private. “L’idea, perciò, è sviluppare algoritmi e mettere a disposizione risorse di calcolo non solo per la ricerca, ma anche per il mondo produttivo”, rimarca Zoccoli.
Porte aperte a pmi, startup e PA
In questo scenario, ora si inserisce l’Osservatorio sul Supercalcolo. La sua missione sarà sanare il disallineamento tra il mondo della ricerca da un lato e pmi e PA dall’altro. “Le organizzazioni faticano a metabolizzare il cambiamento e la sua velocità”, ha ricordato Eleonora Barelli, project manager dell'Osservatorio. “In più, sfida nella sfida, l’intelligenza artificiale, anche grazie all’impiego del supercalcolo, sta determinando cambiamento strutturali nelle nostre società”.
In secondo luogo, perciò, l’Osservatorio vuole ampliare l’ecosistema di soggetti che possono entrare in contatto con il supercalcolo e l’innovazione tecnologica (pmi, startup, PA e comunità di interesse). “L’Osservatorio mapperà i casi di contaminazione di successo tra ricerca e impresa, per sviluppare scenari e possibilità per il futuro. Oltre ai report, però, l’Osservatorio agirà incontrando stakeholder ed esperti, aprendo tavoli di confronto e costruendo connessioni anche on-line. Infine, saranno sviluppate interazioni con i policy makers, per avanzare proposte innovative concrete”.
La manifattura rappresenterà una delle quattro aree tematiche dell’Osservatorio. Le altre sono salute, società digitali e agricoltura. “I fili conduttori saranno in ogni caso il supercalcolo e le tecnologie quantistiche, unendo sempre osservazione e azione. Nei prossimi mesi, inoltre, l’Osservatorio elaborerà una piattaforma di IA generativa, dove reperire informazioni sui progetti e generare nuova conoscenza. Una possibilità sviluppata con il partner Bi-Rex”.
Per quanto riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale generativa, abbiamo a disposizione una recente ricerca O’Reilly. Secondo l’indagine il 67% delle imprese nel mondo sta iniziando ad utilizzarla, per lo più a scopo di aumento della produttività, in parte con applicazioni offerte da Open AI (23%), in parte sviluppate internamente (21%) o con modelli open source (16%).
A sua volta, la diffusione dei computer quantistici permetterà capacità di calcolo esponenzialmente superiori, da utilizzare in applicazioni che vanno dalla ricerca medica e chimica alle applicazioni ingegneristiche più utile per innovazione d’impresa.
Bologna, la capitale del supercalcolo
In tutto ciò, Bologna vuole essere il cuore della nuova economia della conoscenza in Italia e in Europa. La città rappresenta un caso unico a livello continentale. Infatti ospita la prima piattaforma a livello nazionale col Centro Nazionale di Supercalcolo, nato dalla collaborazione fra Cineca e Infn e che opera secondo uno schema hub & spoke.
“La nostra città mira a diventare una piattaforma urbana di opportunità e innovazione, connettendo e abilitando il potenziale degli attori che si muovono sul territorio: istituzioni, imprese e cittadini. Al tempo stesso l’obiettivo è attrarre nuove imprese e talenti”, ha affermato l’assessore Raffaele Laudani.
A Bologna scienza, ricerca e conoscenza danno forma alla stessa urbanistica. Lo dimostra la cosiddetta “via della Conoscenza” lungo l’asse nord-ovest della città (dall’area del Lazzaretto fino al Tecnolopolo), dove si concentrano i principali poli avanzati della ricerca e formazione avanzata della città (Tecnopolo, Polo scientifico del Navile, Cnr, Polo del Lazzaretto). “La rivoluzione tecnologica deve essere orientata tuttavia ai cittadini. Scienza, ricerca e conoscenza devono diventare un’opportunità diffusa”, sottolinea Laudani.
Innovazione inclusiva e democratica
A sua volta l’Alma Mater darà il suo contributo con le sue attività di ricerca. L’università partecipa al Centro Nazionale HPC e vanta numerosi progetti sulle medesime tematiche. Oltre la tecnologia, l’obiettivo è coltivare talenti. L’Alma Mater è in prima linea con i suoi corsi di laurea e di dottorato (vedi il corso di dottorato in Data Science and Computetion).
Un’ulteriore iniziativa, molto recente, è il progetto di dottorato regionale “FutureData4EU”, finanziato dall’Unione europea con 5 milioni di euro e cofinanziato dalla regione Emilia Romagna con la partecipazione di tutte le università regionali. Il progetto formerà, nei prossimi tre anni, più di 50 dottorandi.
Tanta innovazione, tuttavia, dovrà essere sempre inclusiva e democratica. “L’obiettivo è abbattere i confini della tecnologia disruptive, che per sua natura può creare barriere. Non ci possiamo permettere di avere macchine superlative che non siano fruibili da istituzioni, imprese e cittadini. La tecnologia deve essere sempre a misura di uomo, accompagnata da progressi sociali e normativi” ha sottolineato Alberto Credi, prorettore per la ricerca presso l’Università di Bologna.