I ricercatori della Linköping University e della Aalto University, guidati da Henrikki Mertaniemi, hanno pubblicato uno studio secondo cui sarebbe possibile sviluppare sistemi computazionali che usano l'acqua al posto degli elettroni per immagazzinare i dati. Gli scienziati sono arrivati alla scoperta tramite una considerazione banale: due gocce che si scontrano su una superficie altamente idrorepellente rimbalzano come palle da biliardo, ossia non cambiano forma durante il contatto. È questa proprietà che permette di memorizzare bit di informazioni. Le gocce sono guidate da binari idrorepellenti (costituiti da rame, ricoperti d'argento e modificati chimicamente con un composto a base di fluoro) e si muovono per effetto delle mutue collisioni. Lungo il percorso, le gocce si comportano proprio come un bit di informazione all'interno di una memoria digitale, codificando cioè uno dei due stati possibili.