Un gruppo di ricercatori dell’Università di Calgary, in collaborazione con l’Università di Paderborn, ha i dimostrato che un particolare sistema composto da cristalli di niobato di litio drogati riesce a immagazzinare e salvare le informazioni codificate in una coppia di fotoni in relazione quantica, dando vita di fatto alla prima memoria quantistica. Questa scoperta è un passo importante verso la costruzione dei computer quantistici, accreditati di poter svolgere molte operazioni simultaneamente in quanto a livello quantistico valgono leggi diverse; in particolare è possibile che più situazioni si verifichino contemporaneamente e quindi, mentre un elaboratore classico deve scegliere tra le due opzioni sì/no del sistema binario, quello quantistico può effettuare nello stesso momento tutti i percorsi, velocizzando notevolmente le operazioni. Finora gli studi sui computer quantistici si sono scontrati con una precisa legge delle fisica: misurando o osservando un sistema, questo non può più trovarsi in stati differenti contemporaneamente, ma si pone necessariamente in uno stato definito, e questo riporta alla situazione di un computer classico. Da tempo i ricercatori avevano sviluppato una tecnica denominata “relazione quantica”, vincolando l’una all’altra le particelle quantistiche che costituiscono i bit del computer (qubit, da quantum bit), per ricavare direttamente informazioni da una misurando solo le proprietà dell’altra con speciali dispositivi microelettronici. Il grande passo avanti è stato propriol’aver individuato un sistema in grado di funzionare come memoria quantistica, dimostrando per la prima volta che un cristallo può immagazzinare i dati contenuti in una relazione quantica di fotoni.