Le aziende che hanno approcciato lo smart working in quest’ultimo periodo desideravano, in primis, di avere chiarimenti in merito a questa nuova modalità di lavoro.
È quanto emerge dalle parole di Sabrina Bruschi, Business Unit Manager della divisione Business Assurance di TÜV Italia, che a questo proposito afferma: “Negli scorsi mesi ci sono pervenute diverse richieste da parte di differenti interlocutori che chiedevano di comprendere meglio in cosa consistesse realmente lo smart working, le modalità per verificare lo stato di avanzamento delle attività, come attuare il controllo dei processi e come verificare il raggiungimento degli obiettivi dell’anno in corso, seppure con gli evidenti ritardi dovuti alla situazione contingente e con le risorse a casa”.
Se da un lato vanno tenuti in considerazione i dubbi delle aziende, che si sono ritrovate a dover riprogettare le attività con una differente modalità organizzativa, dall’altro sono un punto fondamentale anche le considerazioni dei dipendenti, che si sono dovuti confrontare con nuove regole, spesso completamente sconosciute o non comunicate.
A questo proposito Sabrina Bruschi aggiunge: ”Anche da parte dei dipendenti sono emersi dubbi più che legittimi, connessi principalmente alle modalità del lavoro da casa, su come conciliare tempi lavorativi ed esigenze familiari e sulle possibilità future di utilizzo dello smart working”.
Visto che l’esigenza principale, sia da parte del management che del personale delle aziende era la necessità di chiarimenti, TÜV Italia ha intervistato dipendenti, manager, direttori delle risorse umane e imprenditori, da cui è emerso come lo smart working avviato in questa situazione emergenziale non rappresenti quello che andrebbe attuato in condizioni di normalità.
Per fornire alle aziende interessate una visione chiara e precisa dell’attività di smart working presso la loro realtà, TÜV Italia ha messo a punto un servizio di assessment che ha l’obiettivo di valutare lo stato attuale dell’applicazione dello smart working rispetto alla legge (AS IS), che definisce quello che dovrebbe essere attuato (TO BE), attraverso l’individuazione di punti di forza, punti di debolezza ed eventuali aree di miglioramento future (Remediation Plan).
Il servizio parte con interviste ai manager che gestiscono le risorse con l’obiettivo di analizzare il modello di leadership presente in azienda. Successivamente viene strutturato un questionario da somministrare a due/tre diversi livelli del personale: manager, eventuali dipendenti che già utilizzavano lo smart working (se presenti) e dipendenti che hanno iniziato a utilizzare lo smart working a seguito dell’emergenza sanitaria COVID-19.
“Attraverso l’analisi dei questionari – prosegue Sabrina Bruschi – è possibile definire le strategie da proporre alle aziende da mettere in atto nel breve, medio e lungo periodo, consentendo loro di scegliere le modalità di gestione della compliance da implementare e di procedere con una riorganizzazione del lavoro, non più basato sugli orari e sulla presenza costante in ufficio ma su obiettivi misurabili. Dai risultati emersi dall’assessment le aziende possono avviare un percorso di cambiamento, per rispondere a quelle esigenze organizzative, di governance e tecnologiche che sono i principi su cui si basa il lavoro agile.”
Il progetto, per rispettare il distanziamento sociale, può essere svolto da remoto e il coinvolgimento delle persone è molto limitato.
Le competenze che TÜV Italia mette a disposizione in questa attività non riguardano solo aspetti di compliance e governance (Regolamenti, accordi individuali e policy aziendali), ma anche quelli operativi. La formazione ed il coordinamento delle risorse è fondamentale per questo cambiamento organizzativo e culturale per consentire alle aziende di essere consapevoli e pronte per l’attività lavorativa di domani, valorizzando il proprio capitale umano.