In programma diversi percorsi per giovani ed executive, che avranno il centro della didattica nella fabbrica simulata i-FAB dell’Università Cattaneo - Liuc. Per collegare sempre più la produzione Lean con il paradigma dell’Industria 4.0 e sviluppare una mentalità innovativa e digitale.
Imparare facendo. Alla Liuc Business School di Castellanza si può. Grazie alle attività esperienziali dell’i-FAB, la fabbrica didattica intelligente che assembla calciobalilla secondo una logica Lean, sviluppata dai ricercatori e dai docenti dell’ateneo, in collaborazione con realtà avanzate dell’automazione, come Bosch Rexroth, Bossard, Comau, Harting, Grassi, Omron - Adept, Rivetta Sistemi e Tema.
Nel laboratorio si acquisiscono i principi della Lean manufacturing - la produzione snella che punta a ridurre il più possibile sprechi e ridondanze - e si toccano con mano i vantaggi delle tecnologie digitali applicate ai processi industriali, entrando nel vivo del paradigma Industry 4.0: Internet of Things (IoT), robot mobili e collaborativi, data analytics, simulazione, realtà virtuale e Additive manufacturing.
Allenarsi in una fabbrica digitale
Tutto questo sarà sperimentabile durante l’Executive Program in partenza il 26 ottobre a Castellanza, dal titolo evocativo “L’eandustry 4.0”, che si articolerà in 15 giornate da ottobre a maggio, suddivise nei quattro moduli Lean manufacturing, Industry 4.0, Gestione del cambiamento, Project work (iscrizioni fino a metà ottobre).
«La didattica esperienziale in i-FAB è senz’altro un valore aggiunto. Qui le “cose si fanno”: i principi Lean e gli strumenti Industry 4.0 vengono implementati e usati all’interno di una fabbrica simulata dove è possibile provare e, soprattutto, sbagliare», spiega Tommaso Rossi, direttore dell’Executive Program.
La prima edizione ha visto la partecipazione di manager e professional sia di grandi imprese come Brembo, Kone e Zeiss, sia di pmi come Eurojersey, Repossi e Sistemi Quemme.
Open innovation per il futuro delle imprese
L’i-FAB sarà anche il cuore delle attività didattiche degli studenti della nuova laurea magistrale Digital Factory dell’Università Cattaneo di Castellanza e del master universitario “NextInnovation”, in partenza con l’anno nuovo, che formerà gli innovation manager, figure trasversali funzionali alla trasformazione digitale delle pmi e delle grandi imprese.
NextInnovation nasce dalla collaborazione della Liuc con ComoNExT, il Digital Innovation Hub realizzato nell’ex cotonificio Somaini di Lomazzo (CO), che ospita oltre 130 aziende e start-up con business innovativi. Sempre nella logica esperienziale dell’ateneo lombardo, i partecipanti al master saranno immersi in questo ecosistema di innovatori, iniziando ad assimilare, con metodo all’università e con il coinvolgimento e la testimonianza di chi è già attivo sul campo al ComoNext, la mentalità digitale e innovativa che serve alle imprese per competere e prosperare.
Il master comprenderà 500 ore d’aula e 400 di stage, con la possibilità di specializzarsi nei temi caldi dell’Industry 4.0: Big data, Internet of Things, Intelligenza artificiale e Machine learning, Social&digital Communication e Neuromarketing, Virtual reality, Robotica, Cybersecurity, Nanotecnologie, Blockchain e Manifattura additiva.
«I temi dell’Open innovation e della Sharing economy sono al centro delle politiche di sviluppo imprenditoriale ed è quindi necessario che anche le istituzioni accettino sfide di Sharing Entrepreneurship. Proprio con questo spirito di condivisione di progetti imprenditoriali innovativi abbiamo deciso insieme a ComoNExT di costruire un master specialistico sull’innovazione», commenta il rettore della Liuc Federico Visconti.
«Il contatto diretto con il mercato, il know-how diffuso tra le aziende insediate a ComoNExT e la disponibilità di strumenti d’apprendimento all’avanguardia, oltre alla possibilità di prendere parte alle iniziative di formazione che promuoviamo, offriranno agli studenti del master il miglior background per offrirsi al mercato, crescere in azienda e, soprattutto, far crescere le aziende in cui troveranno lavoro», conclude Stefano Soliano, diirettore generale dell’Innovation Hub.
Portare innovazione nelle pmi, Liuc vince un progetto di ricerca
L’impegno della Liuc nel portare innovazione nelle aziende italiane è stato riconosciuto lo scorso agosto anche con l’approvazione di quattro progetti di ricerca dall’Autorità di Gestione del Programma di Cooperazione Interreg V-A Italia-Svizzera 2014-2020 con 900mila euro di finanziamento, in parte dall’Unione Europea con il Fondo europeo di sviluppo regionale e in parte da fondi nazionali.
Uno dei progetti, Risico (Rete integrata di servizi per l’innovazione e la competitività), ha proprio l’obiettivo di sostenere le imprese attraverso la sperimentazione di interventi a supporto dei processi d’innovazione e alla conseguente definizione di servizi territoriali di accompagnamento, trasferimento di know-how e formazione.
Destinatari diretti sono le pmi di settori indicati nelle strategie di “specializzazione intelligente” da Regione Lombardia e Canton Ticino (200 in Italia e 50 in Svizzera), con un servizio personalizzato di analisi delle modalità con cui affrontano le problematiche di innovazione; ricostruzione di processi, ruoli critici e competenze chiave per l’innovazione; sperimentazioni di servizi, metodologie e dispositivi di intervento per lo sviluppo dell’innovazione; definizione di linee d’intervento per lo sviluppo e il consolidamento di servizi territoriali in grado di collegare le pmi stesse ai centri di produzione e diffusione di nuove competenze avanzate. Sono previsti interventi di supporto nell’avvio di progetti concreti d’innovazione.
Partner del progetto sono Ecole, Enti confindustriali lombardi per l’education - Società consortile Arl - Como (capofila); Liuc - Università Cattaneo; Servizi e Promozioni industriali srl, Gallarate; Unindustria Servizi srl, Como; Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana, Canobbio (Ticino); Associazione Ated – Ict Ticino, Bellinzona (Ticino) e Aiti, Associazione Industrie Ticinesi, Lugano. Quando si dice “il valore di fare rete”.