La pandemia ha travolto anche i modelli di sicurezza tradizionali, segnala Idc. Cloud, lavoro remoto e ibrido caratterizzano la "nuova normalità".
I ciso e i team di sicurezza devono quindi adottare nuovi approcci per consentire l'accesso sicuro e garantire la piena protezione delle attività all'interno e al di fuori del perimetro aziendale.
Al di fuori di una Lan, le aziende tendono oggi a privilegiare le soluzioni SaaS (software as a service) perché da una parte offrono una maggiore sicurezza rispetto alle applicazioni locali, dall’altra risultano nativamente digitali e quindi “future proof”.
Ecco, quindi, che il software come servizio diventa il modello di distribuzione principale anche per la sicurezza, dando vita alla security as a service (SECaaS).
È necessario fare una distinzione tra “sicurezza come servizio cloud” e “sicurezza cloud”. L'aspetto chiave di una soluzione SECaaS è di avere una componente essenziale erogata tramite il cloud. Le soluzioni di sicurezza cloud sono invece incentrate sulla protezione delle risorse cloud, indipendentemente dal fatto che la soluzione di sicurezza risieda on-premise o direttamente nel cloud.
Fuori i numeri
Il mercato SECaaS si è evoluto parecchio dall'inizio della pandemia, con un aumento dei nuovi operatori, dei partner dell'ecosistema e soprattutto l'espansione dell'offerta da parte sia dei fornitori di sicurezza IT che dei cloud service provider.
Dalla sicurezza di rete a quella degli endpoint, dall'identità e fiducia digitale allo stack Airo (analisi, intelligence, risposta e orchestrazione), il mercato SECaaS è previsto in crescita da Idc con un tasso annuo composto (Cagr) del 13,1% dal 2020 al 2025, passando da poco più di 30 miliardi di dollari di valore a quasi 56 miliardi, con tutte le categorie funzionali che compongono questo mercato caratterizzate da un Cagr compreso tra l'8 e il 21,1%.
Di tutto questo Idc parlerà il prossimo 23 febbraio nel corso dell’evento digitale Idc Security as a Service 2022.