Un’azienda biofarmaceutica virtuosa, AbbVie, e un ente di ricerca pubblico che opera nel settore dell’efficienza energetica, Rse-Ricerca, hanno unito le forze per promuovere l’innovazione e la cultura della sostenibilità verso la transizione energetica 4.0.
Gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Europa e la necessità di adottare importanti misure per una solida ripresa dalla grave crisi economica indotta dalla pandemia Covid-19 stanno imponendo alle aziende di avviare un profondo processo di rinnovamento tecnologico e digitale, che passa inevitabilmente per la transizione energetica 4.0.
Che significa adottare un approccio in campo energetico di efficienza di sistema, compiendo quel salto culturale indispensabile per poter avviare una ripresa all’insegna della sostenibilità. Accanto al tema del costo dell’energia sta crescendo di importanza anche quello della carbon reputation, che sta diventando per le aziende un asset non trascurabile, secondo logiche di una finanza più sostenibile dove la capacità di attrarre capitali è imperniata sempre di più sulla reputazione dal punto di vista del carbon footprint.
Le imprese italiane e le politiche energetiche
Ma come sono messe le imprese italiane sul fronte delle politiche energetiche? Ebbene, se una buona parte delle realtà di una certa dimensione ha già sviluppato al proprio interno consapevolezza vero i temi energetici e competenze specifiche, la grande massa delle pmi italiane è ancora lontana dal raggiungimento di questi obiettivi. È in questo contesto che si colloca l’accordo, firmato tra l’azienda biofarmaceutica AbbVie e Rse-Ricerca del Sistema Energetico, ente di ricerca pubblico del gruppo Gse, che punta alla sinergia tra ricerca e impresa.
L’obiettivo del progetto è creare un’importante occasione per promuovere una nuova cultura dell’efficienza di sistema nel settore dell’industria che, prendendo spunto dall’esperienza e dai risultati di un approccio di eccellenza nella gestione dell’energia realizzato dalla biofarmaceutica AbbVie nel polo produttivo italiano, consenta la diffusione di best practice, in grado di coniugare efficienza, sostenibilità e produttività dell’impresa.
I programmi di ricerca di Rse supportano le istituzioni nella pianificazione energetica, a partire dalla costruzione degli scenari alla base del Pniec, il Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima e l’efficienza energetica, mirata alla competitività industriale.
Il Pniec e il ruolo di Rse
Gli impegni nazionali del Pniec per rispettare il prossimo traguardo fissato al 2030 prevedono misure di efficienza energetica aggiuntive, in grado di determinare una riduzione dei consumi pari a circa 9,3 Mtep (milioni di tonnellate equivalente di petrolio) all’anno, di cui 1 Mtep in capo al settore industriale.
In particolare, tra gli strumenti dedicati alla promozione dell’efficienza energetica messi a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico figura il Piano Impresa 4.0, ora Transizione 4.0, che indica come prioritari per la ripresa proprio gli investimenti volti all’efficienza energetica, per promuovere la competitività delle imprese nell’ottica di un sistema produttivo che rinsalda il legame tra innovazione dell’industria e sostenibilità.
Maurizio Del Fanti, amministratore delegato di Rse, ci spiega il ruolo attivo dell’ente di ricerca. «Lo sforzo europeo per la decarbonizzazione, il Green New Deal, recentemente potenziato anche dalle misure del Recovery Fund per la crisi economica causata dalla pandemia, impone scelte decisive sul futuro energetico dell’Italia. Il sistema delle imprese è particolarmente attento a valutare le direttrici di investimento più promettenti e si aspetta segnali di attenzione e misure di sostegno dalle amministrazioni», dice Del Fanti.
In questo contesto la ricerca scientifica e tecnologica in materia energetica sta giocando un ruolo importante. Un esempio è proprio costituito da Rse-Ricerca sul Sistema Energetico, una SpA a capitale totalmente pubblico, con sede a Milano, che sviluppa progetti di interesse nazionale e comunitario.
«Il nostro supporto con le istituzioni è stato costante nell’ultimo quadriennio, e in particolare abbiamo collaborato alla stesura del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. Il rapporto è non solo con le istituzioni, quindi il governo, i ministeri e l’autorità di regolazione, ma anche con le industrie. Infatti, la ricaduta in campo delle nostre ricerche è per noi essenziale, per impattare sulla realtà e confrontarci con gli aspetti pratici che non sempre vengono considerati nelle varie fasi della ricerca, dall’impostazione, allo svolgimento e all’analisi dei risultati», continua Del Fanti. «Il tema dell’efficienza energetica nelle produzioni industriali si è rivelato sempre più legato al miglioramento complessivo della competitività e della performance delle imprese.
È questo il motivo per cui Rse, nello sviluppo del proprio progetto sull’efficienza nell’industria, ha voluto sottoscrivere accordi di collaborazione con aziende di diversi settori che, avendo intrapreso il cammino di innovazione promosso inizialmente da Industria 4.0, con un’attenzione specifica all’uso dell’energia, possano costituire esempi di best practice».
Del Fanti prosegue nel racconto: «Un caso tipico? Lo stabilimento di AbbVie a Campoverde (LT), presso il quale verranno rilevati dati e informazioni utili a descrivere con appositi indicatori di performance risultati e benefici ottenuti. Così, il potenziale di miglioramento, già sfruttato da grandi imprese multinazionali, va ora aggredito a favore delle piccole e medie imprese».
Già nel 2016 la Strategia dell’Unione Europea su Heating and Cooling aveva sottolineato questo aspetto e ovviamente in Italia l’innovazione digitale ed energetica è fondamentale per la competitività delle nostre pmi. «Il programma in corso da parte Rse, quindi, si allargherà a diversi settori (in collaborazione con le associazioni industriali), per identificare tra l’altro le filiere industriali attive in Italia che possano trarre beneficio dall’impatto dei progetti infrastrutturali e delle misure in tema di energia che il Governo ha previsto e che saranno messi in campo nei prossimi anni per il rilancio dell’economia nel segno della sostenibilità», conclude Del Fanti.
Le best practice di AbbVie
Un’autoproduzione dell’energia elettrica che tocca il 90% del fabbisogno e il 100% dell’energia acquistata certificata green. Questi sono solo alcuni dei risultati ottenuti dal sito industriale di AbbVie di Campoverde di Aprilia, nel suo percorso verso un’efficienza energetica di sistema, illustrato in occasione dell’incontro “Energia per innovare il futuro. Imprese sostenibili e smart: le nuove strategie di efficienza energetica per la ripresa all’insegna del Piano Transizione 4.0”, durante il quale è stata annunciata la collaborazione con l’ente di ricerca Rse. AbbVie è un’azienda biofarmaceutica globale fortemente orientata all’innovazione e specializzata nello sviluppo e produzione di trattamenti avanzati in diverse importanti aree terapeutiche quali l’immunologia, l’oncologia, le neuroscienze, l’oftalmologia, la virologia, la salute della donna e la gastroenterologia, oltre a prodotti e servizi del portfolio di Allergan Aesthetics.
«Il risparmio energetico, la sperimentazione di nuove tecnologie e la continua ricerca di opportunità di miglioramento hanno permesso una riduzione del 10% del consumo di energia dal 2012 con un conseguente abbattimento di oltre il 15% delle emissioni dell’anidride carbonica nell’ultimo quinquennio», spiega Daniela Toia, direttore del Polo Produttivo di AbbVie Italia. L’analisi dei risultati e dei dati di AbbVie riflette una strategia aziendale che non punta soltanto a un fattore di efficientamento, ma all’efficienza complessiva del sistema.
«L’applicazione della ISO 50001, quale prima azienda del nostro settore e la gestione ottimizzata dell’energia e delle risorse con un approccio mirato all’efficienza di sistema fondano le premesse dell’accordo con Rse, la quale potrà far riferimento al caso AbbVie come esempio virtuoso e replicabile», prosegue Toia. «Si tratta, infatti, di una collaborazione che oltre a fornire spunti di miglioramento per il nostro stesso sito, offre la possibilità di creare un cluster di imprese improntato alla condivisione delle esperienze, per la realizzazione e la facilitazione di interventi coerenti con le strategie di transizione energetica».
Il sito di Campoverde rappresenta un esempio concreto di come un’azienda possa essere efficiente per essere competitiva e anche fortemente sostenibile. Dal 2005 ad oggi, AbbVie ha ridotto del 50% i consumi di acqua e portato a zero i conferimenti in discarica, contribuendo all’abbattimento dell’impatto ambientale quale mission aziendale.
La gestione ottimale dell’energia necessita di una efficiente ed estesa rete di monitoraggio. «Possiamo contare su un sistema di analisi e verifica che consente capillarmente, attraverso più di 250 strumenti di misurazione energetica disseminati all’interno del sito e oltre 500 variabili di processo (temperatura, pressione, portate ecc.) la redazione di monitoraggi costanti nel tempo e bilanci energetici circostanziati. Quanto al futuro stiamo valutando in collaborazione concentri di ricerca e università nuove applicazioni che prevedono l’utilizzo di fuell cell, intelligenza artificiale e geotermia per investimenti mirati e che rispondono ad un approccio della gestione dell’energia improntato all’efficienza di sistema. Siamo un’azienda fortemente green, siamo onorati di esserlo e ne sentiamo la responsabilità».
Come lo hanno fatto? «Investendo in nuove tecnologie e nel potenziamento di un sistema di gestione di energia che fa dell’efficienza il suo cavallo di battaglia», conclude Toia, sottolineando l’importanza dell’innovazione, della collaborazione con i centri di ricerca e di continuare a studiare e sognare.
Verso un’efficienza di sistema, oltre i confini dello stabilimento
A Carlo D’Esposito, Energy Manager di AbbVie, abbiamo chiesto quale è stato il percorso che ha portato AbbVie verso l’efficienza energetica e verso il più ampio concetto di efficienza di sistema e quali sono stati gli investimenti e le innovazioni principali messi in campo per raggiungere tale obiettivo.
«Il primo impianto di cogenerazione, costituito da due turbine da 2 MW, è stato installato nel 1995. Dopo dieci anni, nel 2005, abbiamo sostituito i cogeneratori da 2 MW con una turbogas da 4,6 MW, avviando il sistema di rigenerazione. Il 2008 ci ha visti impegnati nell’installazione di 1.200 pannelli fotovoltaici per un installato di 220 kWp, che hanno reso una produzione annua di circa 300.000 kWh. Il nostro percorso è proseguito su altri fronti con l’adozione di una serie di strumenti per il monitoraggio dei consumi energetici, prime analisi di bilanci energetici e implementazione di una struttura dedicata al controllo energetico. Il 2013 segna un importante traguardo: AbbVie è la prima azienda chimico-farmaceutica a ottenere la certificazione ISO 50001:2011. Da qui parte lo sviluppo di un concetto di efficienza di sistema legata non solo all’efficienza ottenibile da nuovi impianti, ma anche alla consapevolezza dei consumi e all’azzeramento degli sprechi. L’analisi mensile dei bilanci energetici ha permesso di indirizzare in maniera puntuale le risorse su progetti di efficienza energetica, non guardando solo l’obsolescenza degli impianti. L’anno successivo, nel 2014, grazie alle analisi puntuali energetiche nasce un’opportunità: trovare un sistema che riesca a creare una perdita di carico concentrata su una linea di ritorno di acqua di torre. L’idea è stata quella di installare una turbina idroelettrica, che non solo ha consentito di creare la perdita di carico desiderata, ma contestualmente ci ha permesso di avere una produzione di circa 200.000 kWh annui di energia. La strada verso l’efficienza di sistema era a questo punto segnata: una metodologia strutturata dell’efficienza energetica ha consentito la nascita di molteplici progetti nel campo procedurale, comportamentale, nell’acquisto di beni e l’avvio di diversi interventi innovativi, insieme a un maggior coinvolgimento del personale, una sorta di Energy team allargato. E veniamo al 2020, anno in cui è avvenuto il passaggio alla nuova norma ISO 50001:2018, e che segna anche lo sviluppo del concetto di analisi del contesto, allargando l’efficienza di sistema anche oltre i confini dello stabilimento coinvolgendo ditte appaltatrici e fornitori di servizi».