"L’industria chimica in Italia è vivace, solida, offre lavoro di qualità e investe in innovazione e welfare ben più di altri comparti manifatturieri". Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, ha sintetizzato così la propria associazioni nel corso dell'Assemblea annuale del 4 giugno.
Nel 2017 la chimica in Italia ha fatturato 55 miliardi di euro, di cui 30 provenienti dalle esportazioni, dove l’Europa pesa più del 61%. Il settore conferma il buon andamento (+2% circa), anche dell’export (+4,2%).
Sono però soprattutto i fattori qualitativi a fare della chimica in Italia, terzo produttore europeo e nono nel ranking mondiale, un settore vitale e attrattivo: "siamo oggi una delle punte avanzate del Made in Italy", ha sostenuto Lamberti. "Lo dimostrano i dati: l’Istat ci pone tra i primi tre settori del suo Indice di Competitività, che calcola la capacità di crescita nel medio periodo nel mercato globale, ovvero, la possibilità di offrire occupazione di qualità".
Chimica, uno sguardo all'estero...
Un quadro positivo viene anche dai dati relativi alle imprese chimiche estere operanti in Italia: producono un valore che sfiora i 20 miliardi di euro (pari a settori rilevanti quale il mobile o le bevande), di cui circa il 60% viene esportato, anche grazie a un consistente investimento in ricerca (oltre 170 milioni).
"Sono imprese che vengono in Italia per produrre, fare ricerca, offrire posti di lavoro e, in molti casi, insediare veri e propri centri di eccellenza", ha commentato Lamberti.
... e uno al futuro
Nella propria relazione, Lamberti ha guardato anche al futuro, ricordando la necessità di superare i fattori atavicamente nemici dell’industria e dell’industria chimica. Tra questi, Lamberti ha citato tempi lunghissimi per le autorizzazioni: "in altri Paesi richiedono pochi mesi, da noi anche più di 5 anni".
A questo si aggiungono anche un quadro giuridico complesso, che genera incertezza, specie quando le decisioni vengono assunte più sulla scorta dell’emozione che dei riscontri scientifici, e un quadro normativo ancora da semplificare, per rendere più snelli gli iter amministrativi e le procedure autorizzative.
Tutto, ovviamente, nel più assoluto rispetto della salute. "L'Unione Europea si è dotata, negli anni, della normativa chimica più restrittiva al mondo: i cittadini europei devono esserne consapevoli e sentirsi tutelati qui, più che altrove".
I rigorosi processi stabiliti dalle norme europee, però, devono tutelare non solo la salute e l’ambiente, ma anche le imprese che hanno investito ingenti risorse per rispettarli e per dimostrare la sicurezza e la validità dei loro prodotti.