L’evento “Pmi e Cyber Risk, che cosa fare”, organizzato da Api, associazione che raggruppa piccole e medie imprese sul territorio lombardo, è stato l’opportunità per un confronto sul tema della sicurezza nell’Industria 4.0 e sulla gestione del patrimonio di dati e know-how delle piccole e medie imprese.
I risultati di un sondaggio realizzato da Api su un campione di 260 imprese (il bacino degli iscritti è di circa 2500) hanno evidenziato alcuni dati importanti relativi alla sicurezza. Alla domanda “La sua azienda ha subito un attacco informatico che ha generato dei danni?” Il 54% delle pmi intervistate ha risposto di aver già subito un attacco informatico, nel 50% dei casi attraverso una banale mail, il 36% da un sito web, il 14% con un file infetto. Ovviamente con danni importanti, come il fermo produzione, in alcuni casi di qualche giornata, con conseguente perdita economica.
In Italia il problema è spesso sottovalutato. Dal sondaggio è, infatti, emerso che il 67% del campione ha stanziato un budget per la sicurezza informatica solo dopo l’attacco, il 33% ritiene di non aver subito attacchi perché l’impresa è protetta, altri (il 25%) considerano l’azienda non appetibile. Solo il 38% è consapevole che, in azienda, ci sono dati e informazioni critici che hanno necessità di maggiore protezione.
Paolo Galassi, presidente Api ha così commentato: “I dati del sondaggio mostrano uno scenario interessante per le pmi, ma anche l’importanza di essere sempre informati e consapevoli dei cambiamenti e dei rischi che la digitalizzazione e l’informatizzazione comportano. Si tratta di un cambiamento del paradigma del fare impresa.”