Il ruolo e l'impatto delle multinazionali sull'economica italiana continuano ad essere controversi. Per questa ragione è interessante analizzare l'ultima rilevazione diffusa da Istat, che offre una lettura integrata sul ruolo delle multinazionali italiane ed estere nel sistema produttivo italiano.
In particolare sono 13.569 le imprese a controllo estero in Italia, poco più della metà delle controllate italiane all’estero (22.388). Il peso delle prime sul complesso delle imprese residenti in Italia è del 7,6% in termini di addetti (1,2 milioni) e del 17,8% in termini di fatturato (524 miliardi). Le controllate italiane all'estero hanno invece un’incidenza del 10,4% per gli addetti (1,6 milioni) e del 15,2% per il fatturato (448 miliardi).
Al netto dei servizi finanziari, il loro fatturato è intorno ai 524 miliardi (+6,2%), mentre il valore aggiunto è di quasi 97 miliardi (+5,1%). Il contributo di queste imprese alla spesa privata in ricerca e sviluppo in Italia è del 23,9%, con un tasso di crescita del 10,6% superiore a quello medio registrato per il complesso delle imprese (+7,5%).
Interessante anche il confronto tra grandi imprese (oltre 250 addetti), in quanto le imprese a controllo estero sono, in media, più produttive (69,3 mila euro per addetto rispetto a 57,9 mila euro) e più profittevoli di quelle a controllo nazionale (34,2% contro 30,6% la quota di margine operativo lordo sul valore aggiunto), anche se emergono differenze a livello settoriale.
Le multinazionali estere contribuiscono per oltre un quarto all’export nazionale di merci (27,4%) e per quasi la metà agli acquisti di merci sui mercati internazionali
Nel biennio 2015-2016, sottolinea lo studio di Istat, il 62,4% delle principali multinazionali industriali ha realizzato o programmato nuovi investimenti di controllo estero. Nell’industria la principale motivazione per realizzare nuovi investimenti è l’accesso a nuovi mercati.
Notevole, infine, la quota di fatturato esportato verso l’Italia dalle controllate italiane all’estero attive nei settori tradizionali del Made in Italy: 46,2% per le industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento e 41,7% per la fabbricazione di articoli in pelle.